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NON SI UCCIDONO COSI' ANCHE LE LIBRERIE?

Spese di solidarietà: l'assessore bionda paga i due libri che ha comperato da
Genesi. Intanto Gabo aspetta il suo turno sfogliando il suo nuovo amichetto
Si vede proprio che siamo in campagna elettorale. Succedono robe mai viste. Una libreria delle Vallette - anzi, la libreria delle Vallette, c'è solo quella... - annuncia che chiuderà perché non riesce più a tirare avanti; e dall'oggi al domani si scatena il delirio. L'assessore regionale alla Cultura esprime solidarietà e va a comperare un paio di libri e la libreria si riempie di fotografi che vogliono fotografare l'assessore che compera i libri; e il Circolo dei Lettori promette collaborazione; e arriva il tg regionale che intervista chiunque passi tiro; e il presidente dell'Atc s'impegna a cercare una nuova sede più conveniente per la povera libreria al verde. E a quel punto vuoi che gli altri, quelli del centrodestra, non ci bagnino pure loro il biscottino? Ma figurarsi: salta su una giovinotta, guarda caso candidata nel quartiere, e dice che vabbé, è cosa buona e giusta mettere un locale dell'Atc a disposizione della libreria in difficoltà; epperò ci vuol ben altro, e lo spiegherà lei, la giovinotta candidata, che cosa ci vuole per davvero; e convoca apposita conferenza stampa per sciorinare al colto e all'inclita il progetto del centrodestra per la cultura e per le periferie. 
Ci siamo capiti: il solito caravanserraglio. Esaltato dalla tempesta elettorale, che è come quella ormonale: stravolge. 
Ammetterete che è insolita, una tale mobilitazione per una libreria. Ma come? A Torino nell'ultimo quinquennio ne ho viste morire un fottìo, senza che nessuno banfasse. Per dire: fino a tre anni fa proprio davanti al Circolo dei Lettori c'era la Librairie Française - cazzo, la Librairie Française! - e adesso al suo posto c'è l'ennesimo posto dove si mangia. Molte tra le più belle e gloriose sono state rimpiazzate da negozi d'abbigliamento o accessori per la casa; una, che amavo molto, è uscita di scena con dignità cedendo il passo a una rivendita di vinili da collezione. Almeno sempre cultura è.
Ma poi, scusate: apprezzo il gesto, ma ha senso concedere a un'impresa privata, seppur altamente meritoria come una libreria, un locale Atc? E tutti gli altri librai coraggiosi che tirano la cinghia e si sbattono come dannati ogni giorno per sopravvivere, cosa diranno? E dopo i librai, non vanteranno legittime aspettative anche i pizzicagnoli e i verdurieri messi in ginocchio dalla colata di supermercati che ha coperto la città? E le drogherie? Le belle drogherie di una volta odorose di coloniali?
No, non equivocate. Io non ce l'ho con la libreria Genesi TrepuntoZero, di corso Molise 84, che rischia la chiusura. Ci mancherebbe. Una libreria che muore ci diminuisce tutti. Tanto più se è l'unica di un quartiere che ha bisogno di parecchie cose, compresa una libreria. Sicché ieri mattina anch'io sono andato da Genesi TrepuntoZero a comperare un libro in segno di solidarietà con il libraio in difficoltà; e mi sono studiato il libraio, che è giovane ed evidentemente appassionato; e mi sono studiato anche la libreria. E vorrei dire un paio di cosette.
Premessa: non mi spaccio per esperto di librerie. Però ne ho bazzicate moltissime, per moltissimi anni; e ho conosciuto librai che erano e sono dei maestri, dei vessilli della cultura, e degli imprenditori veri che amano e conoscono il loro mestiere e solo perché lo amano e lo conoscono resistono impavidi, nonostante la crisi e Amazon e la grande distribuzione e gli e-book; e fanno tanta fatica, ma sono ancora lì. Ogni giorno è una sfida. Perché gestire una libreria è passione e mestiere. La passione devi averla, e se non ce l'hai non puoi dartela. E il mestiere devi consocerlo, perché un mestiere non si improvvisa. Fare il libraio è pure un mestiere difficile, e per stare a galla è indispensabile conoscere quelli che, giustappunto, si chiamano "trucchi del mestiere".
E bon, ieri mattina arrivo in corso Molise 84, che è un corso con molte automobili ma pochi passanti, e già non mi pare il posto ideale per aprirci un negozio, quale che sia. Al civico 84 di corso Molise, oltretutto, faccio fatica a trovare la libreria. Non la vedo subito per il semplice motivo che sta al pianoterra di un palazzo circondato da una cancellata; e un negozio, se non s'affaccia sulla strada, stenta: è matematico.
Ad ogni modo, finalmente capisco dov'è la libreria ed entro, intenzionato a comperare un libro. Il locale è ampio e luminoso, ma gli scaffali non offrono molto: diversamente da quel che vedo nelle librerie che frequento d'abitudine, i piani non sono stipati di volumi, ci sono molti vuoti. C'è una discreta sezione bambini; un affollato bancone di libri religiosi, prodotto, come dire?, un po' di nicchia; e poi i soliti best-sellers, parecchi romanzi rosa, rari classici. L'offerta non è sconfinata. Ma più che altro è dispersiva. Manca l'assortimento, e non riesco a trovarci un senso, un filo logico. 
Comunque in libreria fai sempre splendidi incontri
Fermamente deciso a comperare almeno un libro, dopo un'accurata ispezione scovo, su un ripiano in basso, un'edizione nuovissima dell'opera omnia di Saffo, e ci piombo sopra come un falco. Però con ogni probabilità sarei uscito da quella libreria a mani vuote se non  fossi stato spinto da una motivazione ideale
Ora capite cosa voglio dire? Abbiamo qualche problema d'impostazione. E' giusto sbattersi per salvare l'unica libreria del quartiere Vallette. Ma una libreria non è soltanto un "presidio culturale", come dicono i politici per farsi belli. E' prima di tutto un'impresa commerciale. E per gestirla non bastano i fervidi entusiasmi. Io rispetto molto il lavoro del giovane libraio di Genesi; sono sicuro che ci mette l'anima, Ma per fare un lavoro - checché vaneggino i coglioni che discettano su tutto senza sapere un benamato cazzo - l'anima non basta: è necessario studiare, accumulare esperienze, conoscere i meccanismi e le tecniche. E avere un progetto realistico. Un business plan, come si dice oggi. 
Insomma: se davvero volete aiutare un giovane imprenditore che prende la decisione coraggiosa di aprire una libreria, per di più in periferia, risparmiategli le promesse elettorali, i bandi di finanziamento e le provvidenze Atc. Risparmiategli anche la sincera solidarietà. Per aiutarlo davvero, dategli le dritte giuste. Insegnategli come si fa. 
Non dico che ci deve pensare la politica, dio ce ne scampi. Ma i librai bravi ed esperti, quelli che conoscono il mestiere e non vogliono che muoia con loro, dovrebbero farci su qualche riflessione.

Commenti

  1. Credo che l'unica strada efficace sia quella di imitare i francesi. Da anni hanno una legge nazionale che prevede un sostanzioso stanziamento economico per aiuti alle librerie indipendenti di qualità (oltre che a editori e biblioteche). È amministrato dal Centre national du livre http://www.centrenationaldulivre.fr/ che seleziona le domande e distribuisce i fondi in base a determinati parametri (come il fatto che deve trattarsi di una libreria indipendente che svolge attività culturali ed è un punto di riferimento per la sua comunità). In Italia il nostro Centro per il libro e la lettura (del MIBAC) ha fondi assolutamente esigui. Così non si stabilisce neppure una competizione e selezione tra librerie indipendenti che introduca parametri di qualità. Si può fare a livello regionale una legge che ricalca almeno in parte lo spirito della legge francese? Sicuramente sì, dato che anche i francesi hanno anche creato dei centri regionali con gli stessi obiettivi (CRL). Ma oltre ai fondi occorrono commissioni di esperti che si riuniscano a selezionano le richieste sulla base di appositi parametri. Si potrebbe iniziare esamninando quello che fanno i nostri vicini: il Centre régional du livre Auvergne-Rhone-Alpes: https://auvergnerhonealpes-livre-lecture.org/

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  2. Grazie per l'articolo interessante e sincero. Dubito che interessi la mia opinione,comunque... Mi sono permessa di citare nella mia pagina Facebook La piola libreria di Catia . Aspetto la sua opinione che mi interessa.Grazie da una minuscola libraia di periferia

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