Cristian Valsecchi s'è dimesso dalla Ftm |
Uno è scontato: trattasi di Daniele Tinti, l'attuale coordinatore generale del Museo. Un anno fa l'allora inaffondabile Trio Giordano s'ingegnò per piazzarlo alla direzione perché, a loro dire, il vincitore del bando, Alessandro Bianchi, era troppo "vicino al pd". All'epoca il colpaccio riuscì solo a metà: Bianchi fu killerato, ma la candidatura di Tinti non trovò una maggioranza nel CdA. In quest'anno di interregno Tinti ha conquistato una posizione sempre più centrale al Museo, e sono in tanti a scommettere che tornerà a candidarsi, e che stavolta la spunterà.
A meno che. Colgo al volo un'altra voce, che riferisco perchè la fonte è attendibile e seria: sarebbe ben piazzata la candidatura (se ci sarà) di Cristian Valsecchi. Massì, l'attuale (ma dimissionario) direttore generale della Fondazione Torino Musei.
Beh, ci sta: Valsecchi piace alla Parigi ma non è inviso a Chiarabella, che ha più volte spedito Maiunagioia in Consiglio comunale a difenderlo dagli attacchi del persecutore Ricca orchestrati dall'ormai noto spin doctor. Ma anche prescindere dai gradimenti di lorsignori, Valsecchi ha relazioni significative con l'ambiente culturale italiano e non solo, e un curriculum di prim'ordine, pieno di tutta l'esperienza amministrativa che l'Assertiva presidente del Museo possa desiderare.
L'ipotesi è dunque ragionevole. Però Valsecchi s'è appena chiamato fuori da uno dei peggiori marasmi torinesi del momento, la Fondazione Musei, e lo credo intenzionato a "fare un'esperienza" in qualche altra città. Perseverare con Torino, passando dalla padella della Ftm alla brace della Mole, sarebbe un esercizio di sprezzo del pericolo ben oltre i confini dell'autolesionismo.
L'ipotesi è dunque ragionevole. Però Valsecchi s'è appena chiamato fuori da uno dei peggiori marasmi torinesi del momento, la Fondazione Musei, e lo credo intenzionato a "fare un'esperienza" in qualche altra città. Perseverare con Torino, passando dalla padella della Ftm alla brace della Mole, sarebbe un esercizio di sprezzo del pericolo ben oltre i confini dell'autolesionismo.
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