Il presidente Sergio Toffetti |
Cinquantamila euro risparmiati
Lasciare l'attuale sede di via Montebello, con prestigiosa vista Mole ma in affitto a prezzi di mercato, significherà per il Museo non soltanto "fare sistema con Film Commission e creare in via Cagliari un polo del cinema" e blah blah blah; significherà anche, e soprattutto, risparmiare all'incirca 50 mila euro all'anno di pigione. Soldi che consentiranno al Museo di tornare sul mercato e acquisire nuovi pezzi per arricchire la collezione. Qualche cosa, anzi, è già stata comprata. Era ora.
In generale le condizioni economiche
sono molto migliorate rispetto agli allarmi di un
paio d'anni fa (e mi riferisco agli allarmi seri, non agli starnazzamenti strumentali): i conti adesso sono a posto (l'assertiva past president Laura Milani i suoi meriti ce li ha) e Toffetti può pure
contare sui due tradizionali vantaggi strategici del Museo. Il primo
è il cash flow: tra la Mole, il cinema Massimo e i festival, il
Museo nel suo insieme genera un movimento di circa 900 mila
persone all'anno con i relativi incassi, soldi veri che arrivano
subito. Il secondo vantaggio è la flessibilità: sul bilancio
del Museo il costo del personale incide appena per il 24 per cento, e
questo consente di affrontare eventuali crisi (tipo un nuovo taglio
dei contributi pubblici, che non si può mai escludere ) praticando
risparmi sulle attività e non sulle risorse umane A dirla semplice:
se le cose si mettessero di nuovo male, il Museo potrebbe
sopravvivere rinunciando a una o più retrospettive o mostre,
senza lasciare la gente in mezzo a una strada.
La prossima mostra: il cinema tra calcio e fumetti
Ma adesso la tempesta è alle spalle e
pur in assenza di un direttore titolare alla Mole le mostre non se le
fanno mancare. La reggente Donata Pesenti ne ha progettate due
piuttosto ghiotte. La prima sarà dedicata a cinema e fumetti, con
un'appendice su cinema e calcio che coinvolgerà anche il Museo della
Juve. La seconda, piuttosto stravagante, prenderà spunto dal fondo
di testi di fisiognomica che fanno parte delle collezioni di Maria
Adriana Prolo per ripercorrere la strada che dalla fisiognomica, per
l'appunto, conduce fino agli e-moji.
Un direttore che sappia di cinema
La riconquistata tranquillità
economica fa sì che dalle parti di via Montebello si avverta assai
meno il disperato bisogno di un "direttore manager", che un paio d'anni fa sembrava indispensabile. Tutto sommato a Toffetti non
dispiace il profilo di un direttore che sappia sì far di conto, ma
capisca anche di cinema. Idea non nuova e soprattutto non stravagante: alla Mole, se a qualcuno fosse sfuggito,
non si producono tondini metallici.
Di sicuro Toffetti sulla questione del direttore non intende proseguire la buffonata che da due anni mortifica e ridicolizza il Museo. Farà il bando, se la legge proprio lo impone.
Ma non ricorrerà alla consulenza delle famose "agenzie
specializzate". Le consulenze finora sono costate al Museo oltre
ottantamila euro per due bandi che il destino cinico e baro e ancor
più la prepotenza occhiuta e proterva della politica hanno fatto
miseramente fallire. A questo punto tanto vale far da soli.
Quindi, se bando dev'essere, il Museo
se lo gestirà in proprio, con una commissione nominata direttamente che selezioni fra le candidature tre, o al massimo cinque profili da sottoporre alla
scelta del Consiglio d'indirizzo. Bon. Veloce e si spera indolore,
per eludere il peperone dei politicanti ed affrontare il 2019 con la
squadra al completo.
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