"Aristide Bruant nel suo cabaret" (1893) |
Però ne sono uscito un po' rimminchionito, con in testa quella canzone di Guccini, “portavo allora un eskimo innocente, dettato solo dalla povertà...”.
Oh già. Balza agli occhi la differenza rispetto al passato recente di Palazzo Chiablese.
Le virtù della grafica
E non soltanto perché qui si tratta di grafica. D'alta scuola, d'alto nome, d'alto pregio, certo. Ma pur sempre grafica. E' come se vi recensissi le vetrine di quella lussureggiante libreria antiquaria di via Po che squaderna ogni dì litografie e acqueforti di Mirò, Chagall e pure Picasso. Avercene, in casa. Però le mostre di grafica, sarò sbagliato io, mi fanno tanto vorrei ma non posso. Tipo la galleria d'arte/corniciaio del mio quartiere.Sono sicuro che Enrica Pagella, la direttrice dei Musei Reali e quindi anche di Palazzo Chiablese, non è d'accordo. Lei ci crede, nella grafica, tant'è che alla Sabauda fa una mostra di acqueforti olandesi, Rembrandt e conterranei. E insomma, questa può essere una mia fisima.
Un clima diverso
Stavolta la mostra è dei Musei Reali - quindi del MiBACT - mentre il Comune ha concesso il
patrocinio (presumo gratuito) ma alla conferenza stampa non c'era
nessuno, né il sindaco né l'assessore Leon, che ha
mandato a dire di avere un altro impegno ma andrà di sicuro
stasera al vernissage.
Se penso che l'avventura con 24 Ore Cultura a Palazzo Chiablese era cominciata nella primavera del 2014 con i Preraffaelliti della Tate Gallery, beh, mi sento tanto Inter.
Comunque Toulouse-Lautrec costa 800 mila euro, e con 120 mila visitatori pareggia. Si può fare, perché Toulouse-Lautrec tira
sempre, e i manifesti esposti sono quelli famosi. E non è
una brutta mostra, tutt'altro. Semmai un po' fanée; fin nell'allestimento, che vuole rendere il clima
della Parigi della Bella Époque, con qualche scivolata sanfasonnista (ahi ahi,
quella foto “Parigi, Esposizione Universale 1989”...)
e qualche lodevole sforzo (ma non sfarzo) scenografico. Alcune sale
sono arredate per rievocare gli ambienti in cui si muoveva Toulouse-Lautrec. Bella idea, ma attenta al risparmio. Guardo sotto un tavolinetto portafiori e sotto una
poltroncina in rattan: come immaginavo, ci sono ancora le etichette
dell'Ikea.
Hopper troppo caro
Tutto è cambiato, attorno a Palazzo Chiablese e alle sue mostre: 24 Ore Cultura ha dato forfait, travolto da un dissesto abissale; Fassino pure; e Enrica Pagella fa il fuoco con la legna che ha, e che è poca. Quest'estate ha rinunciato alla mostra di Edward Hopper: 24 Ore Cultura, che voleva portarla a Torino, nel momento del naufragio l'ha ceduta a un'altra società del settore, Arthemisia. Athemisia l'ha offerta alla Pagella, ma a costo di mercato; senza la partnership di 24 Ore Cultura, facevano due milioni e duecentomila tondi tondi. Pagella ha barcollato e ha chiesto se c'era qualcosa di più economico. Arthemisia ha piazzato Hopper al Vittoriano di Roma e ha offerto a Pagella questo Toulouse-Lautrec. Badate, non è la mostra curata da Teresa Benedetti e vista a Pisa, già annunciata per giugno a Palazzo Chiablese e quindi annullata, dicono per far posto a Hopper, che poi non s'è fatto: è un'altra, imbastita ad hoc e basata sulla collezione del museo Herakleidon di Atene.Se penso che l'avventura con 24 Ore Cultura a Palazzo Chiablese era cominciata nella primavera del 2014 con i Preraffaelliti della Tate Gallery, beh, mi sento tanto Inter.
Un allestimento Ikea
Una sala della mostra |
Un allestimento austero per una mostra austera |
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