"Ophelia" di John Everett Millais. Metafora della disperazione d'un funzionario comunale per uno scazzo di Fassino |
Come torinese, sono felicissimo e orgoglioso. La mia città dal 19 aprile ospita, a Palazzo Chiablese, una mostra straordinaria: settanta opere dei Preraffaelliti prestate dalla Tate Gallery. Adoro i Preraffaelliti. E penso che abbia ragione Mario Turetta, responsabile della Direzione dei Beni culturali del Piemonte, a prevedere almeno 130 mila visitatori. Un colpaccio per Torino. La mostra la organizza il Gruppo Il Sole 24 Ore, che finora aveva riservato le sue iniziative culturali - sempre di valore - a Milano e, più di recente, a Venezia. Un segnale splendido per Torino. Davvero inaspettato. Tant'è che l'unica domanda logica, alla conferenza stampa organizzata a tempo record per annunciare la mostra, è proprio questa: come mai?
Beh, alla conferenza stampa ci sono Fassino, l'assessore Braccialarghe, Mario Turetta, e c'è l'ad del Sole 24 Ore Donatella Treu. Prima parlano loro, e giustamente si compiacciono per la bella occasione, e la Treu loda molto gli amministratori della città perché sono stati disponibili, collaborativi e rapidi nell'accogliere la proposta. Figuratevi che, pur di non farsela sfuggire, hanno anticipato di un mese, dal 30 aprile al 30 marzo, la chiusura della mostra Doppio Sogno in corso a Palazzo Chiablese: che tra l'altro sta andando bene, dal 31 gennaio ha già avuto 13 mila visitatori.
Insomma, la conferenza stampa va da conferenza stampa. Loro si lodano - e stavolta hanno i loro buoni motivi - e la platea applaude. E lì stento a vedere dei buoni motivi. Ho sempre pensato che ci sono due posti dove si dovrebbero evitare gli applausi: i funerali e le conferenze stampa. I funerali per dignità; e le conferenze stampa pure, perché non sono spettacoli di varietà, né feste da ballo, bensì incontri formali dove ciascuno fa il proprio mestiere: i politici spiegano il loro operato, e i giornalisti fanno le domande.
Donatella Treu (Il Sole 24 Ore): "Puntiamo su Torino" |
Apriti cielo. A Fassino viene una faccia ancor più sofferente di quella, già sofferentissima, che inalbera di default alle conferenze stampa. La Treu, invece, che evidentemente è abituata alle conferenze stampa vere, risponde con cortese assertività che no, Torino è la prima scelta, perché il gruppo vuole estendere le proprie attività espositive a una città che considera molto attrattiva e vocata alla cultura. E' vero, Treu parte male dicendomi "la sua domanda sembra insinuare che...", ma io la rassicuro subito, spiegandole che non faccio mai domande insinuanti, semmai dirette. Insomma, alla fine della conferenza stampa ci salutiamo in gran letizia. Mi auguro che a Torino la lascino lavorare in pace, così da invogliarla a continuare.
Mentre conversiamo, attorno al rabbuiato Fassino s'attiva il pronto soccorso consolatorio dei cortigiani. Vedo una funzionaria sussurrare al sindaco una frase che, dal labiale, potrebbe essere "di già la pasta è fresca", oppure "ci ha rovinato la festa", o ancora "ormai è fuori di testa". Nella seconda e nella terza ipotesi, sarei indotto a sospettare che il soggetto della frase misteriosa sia il sottoscritto. Però potrei sbagliarmi. Non mi sbaglio invece quando un'altra assistente al sacro soglio fassiniano, dalla chioma fiammeggiante, mi affronta sulle scale di Palazzo Chiablese, sguardo e voce grondanti riprovazione: "Tu hai fatto una domanda provocatoria", mi rimbrotta.
Capite? L'unica domanda possibile in quella conferenza stampa (cosa si aspettavano che gli domandassi? Chi era Dante Gabriel Rossetti?), viene giudicata "provocatoria".
Sapete? Ci sono rimasto male.
Per loro.
Assuefatti agli applausi, non capiscono che il momento in cui i pubblici amministratori si confrontano con i rappresentanti dell'informazione non è un pranzo di gala; e il giornalista che fa una domanda logica (magari pure stronza, però plausibile e a suo avviso necessaria) non si deve trattenere per il timore di "rovinare la festa" a qualcuno. Non è invitato a una festa. E' un professionista che fa il suo dovere. Non è compito suo rendersi simpatico al pallone gonfiato o al cortigiano di turno. E neppure fare la claque. Il suo compito è fare le domande.
Un'altra domanda che si sarebbe dovuta fare è: perché proprio a Palazzo Chiablese? 1. Non è del Comune, ma un bene Statale; 2. è già sede di una mostra che è chiaramente un successo, come giustamente viene sottolineato da giorni; 3. ci sono mille altre sedi che avrebbero potuto ospitare una mostra tanto prestigiosa, senza far sloggiare una in corso: la Palazzina della Promotrice, tanto per fare un esempio, le OGR, per farne un altro (ma non sono le uniche!). Trovo scandaloso vantarsi di Torino come "città della cultura" per poi però chiudere in anticipo (cosa inaudita!!) una mostra che piace... Se è questo l'amore per la cultura...
RispondiEliminaMi pare proprio un brutto precedente, invece...
E se dovesse arrivare un'altra proposta ancora più incredibile? Si sfrattano anche i Preraffaelliti?!?!
Per la Promotrice (privata) si sarebbe pagato un affitto - a parte il fatto che personalmente la considero uno dei posti più tristi dell'emisfero occidentale. Le Ogr sono chiuse per ristrutturazione. Pubblico comunque la sua osservazione, ma la prego di non utilizzare più sul mio blog le parole "scandaloso" e "inaudito": le trovo enfatiche e ridicole, in situazioni così banali. Infine, per cortesia, mi si risparmino i punti escalamtivi e interrogativi a muzzo, indice di fanatismo e di un cattivo rapporto con l'ortografia. Se volesse ancora scrivere, in futuro, la invito in ultimo di non utilizzare uno psudonimo o le semplici iniziali. Detesto gli anonimi, quindi di norma non pubblico i commenti non firmati, e li classifico come spam. La ringrazio per la collaborazione.
RispondiEliminaIl classico esempio della tipica autoreferenzialità tutta torinese nelle conferenze stampa. Dove, accanto agli applausi (da aborrire in quelle occasioni) molti ci vanno con turibolo e incensi... invece di usare inchiostro con parole dirette (come fai tu) e non annacquate.
RispondiEliminaNon mi ritengo fanatica e il mio rapporto con l'ortografia è ottimo; tuttavia sono convinta che la cultura non sia per nulla una questione "banale".
RispondiEliminaCredo che la chiusura anticipata di ben un mese di una mostra in corso sia da ritenere un fatto piuttosto grave, benché giustificato dall'arrivo di una mostra prestigiosa (e, per inciso, anch'io amo molto i Preraffaelliti).
Se si chiudono prima le mostre che vanno bene, cosa impedirà di chiudere quelle che falliscono?
La mia è una domanda provocatoria, è ovvio, ma vorrebbe anche essere uno spunto di riflessione.
Da un amante della cultura come Lei, così sempre attento a quanto avviene in città (sto seguendo con interesse e attenzione la questione dell'affidamento del Borgo Medievale) e non solo, mi aspettavo uno sguardo più ampio e più lungimirante. Cordialità.
Gentile Piovano, certamente la cultura non è questione "banale". Così come non è "banale" il valore delle parole. Ogni termine ha un suo preciso valore, un suo peso. Purtroppo oggi si abusa di alcuni termini, usurandoli e svuotandoli di significato. Per esempio, si utilizzano aggettivi come "scandaloso" e "inaudito" a ogni piè sospinto. E dunque, quando accade qualcosa di davvero "scandaloso" e "inaudito", come potremo definirlo? Ne deriva una sorta di assuefazione al male che ci porta da mettere sullo stesso piano avvenimenti di diversa gravità, di diversa portata. Tutto diventa uguale, tutto si banalizza. Con il rischio, in ultima analisi, di affievolire la nostra capacità di indignarci nella giusta misura quando è necessario. Quanto al rapporto con l'ortografia, non dubito che il suo sia ottimo: per questo, mi permetto di ricordarle sommessamente che, scrivendo nella nostra bella lingua (ma anche in altre), l'accumulo di punti esclamativi e interrogativi è errato e inelegante. Ciò detto, vengo alla sostanza delle sue obiezioni, tutt'altro che peregrine. Lei invoca, giustamente, uno sguardo ampio e lungimirante sulla vicenda. Mi sforzerò, pur con le mie deboli capacità. Mi permetta intanto di ripeterle che le due alternative da lei indicate non sono tali. Come le ho detto, le Ogr (che peraltro non sono proprietà del Comune) sono al momento inagibili, a causa dei lavori di ristrutturazione. La Promotrice è invece una struttura a gestione privata (a meno che io sia male informato, il che è sempre possibile), utilizzarla avrebbe comportato un esborso economico, e presumo che il Comune abbia preferito una soluzione meno costosa. Altre sedi? Se lei me le cita, la ringrazio: tenga però conto che i signori della Tate Gallery sono piuttosto pignoli, e prima di approvare una sede espositiva per i loro capolavori verificano personalmente e con la massima severità che sia adeguata sotto tutti i punti di vista, secondo standard qualitativi e di sicurezza assai alti. La scelta di Palazzo Chiablese credo che derivi anche dal desiderio di "lanciare" il nuovo spazio espositivo, di recente riaperto e inserito nel progetto del Polo Reale. La decisione di chiudere la mostra in corso con un mese di anticipo è singolare, ne convengo: ma mi sembra che sia dettata da circostanze talmente eccezionali da escludere che possa diventare una prassi normale. Mi verrebbe da scrivere "purtroppo", nel senso che sarebbe troppo bello che Torino venisse tempestata da tante e tali offerte di mostre sempre più prestigiose, al punto da doverne chiudere di straordinarie per ospitarne altre ancor più straordinarie. Per assurdo, se fossi un assessore alla Cultura non sarei così addolorato di dover chiudere la mostra dei Preraffaelliti per ospitare, che so, quella di tutte le opere di Leonardo esistenti al mondo. Semmai mi porrei il problema di creare nel più breve tempo possibile nuove sedi espositive nella mia città. Ma questo, le ripeto, è un piccolo scherzo, un periodo ipotetico dell'irrealtà. La realtà è che ben di rado arrivano dei signori che ci offrono su un piatto d'argento una mostra di livello internazionale. Quelli si chiamano "mecenati", e in giro ne vedo pochissimi. Quindi direi che il problema di creare un "brutto precedente" non si pone. Infine, mi risulta che i curatori di Doppio Sogno sono stati interpellati prima di decidere la chiusura anticipata. Uno di essi era presente alla conferenza stampa, abbiamo parlato lungamente e non mi è sembrato sconvolto: mi pareva anch'egli consapevole della straordinarietà della situazione, e convinto che il sacrificio fosse quantomeno giustificabile.
RispondiEliminaMi perdoni la prolissità. Non ho avuto il tempo di essere breve. E grazie per l'attenzione e la stima, che ricambio.
Sono circa 20 giorni che cerco di acquistare i biglietti in prevendita senza riuscirci (dovevano essere online su ticketone).
RispondiEliminaIl sito ufficiale è divenuto il solo manifesto della mostra non navigabile e ci si arriva solo da altri siti.
Sarà anche un investimento del Sole 24 ore sulla città, ma non sembra un investimento anche della città. E' davvero difficile programmare una visita senza un servizio efficiente.
PS. D'accordo sugli applausi a funerali e a conferenze stampa