Passa ai contenuti principali

POLO DEL 900 E MUSEO DELLA RESISTENZA: A CHE PUNTO E' LA NOTTE?

Buoni e cattivi pagatori. Il presidente del Polo del 900, Sergio Soave, con le rappresentanti dei tra soci fondatori, la Regione (Antonella Parigi), il Comune (Francesca Leon) e la Compagnia di San Paolo (Anna Maria Poggi). Il Comune e la Regione tardano a saldare i finanziamenti del 2018
Il Polo del 900 esiste da tre anni - è stato inaugurato il 22 aprile del 2016 - e dopo circa 1000 giorni di vita l'altro ieri ha presentato i suoi bilanci e i suoi progetti. Il direttore Alessandro Bollo dichiara che in questi mille giorni il Polo ha realizzato oltre mille iniziative, richiamando in totale 152 mila persone. I dati del 2018 ribaditi l'altro ieri parlano di "648 eventi, 67.400 presenze (+17% rispetto al 2017) di cui 12.500 per le attività educative, 22 per altre iniziative, e 22.900 nelle sale di lettura". Sono gli stessi dati già diffusi a gennaio: in quell'occasione li avevo analizzato a fondo, precisando alcuni aspetti statistici non trascurabili
Per il 2019 sono in cantiere mostre (sulla "Gazzetta del Popolo", sulle mutazioni nel quartiere Mirafiori, sui diritti dei bambini) e una serie di significativi progetti in collaborazione con gli enti partner su temi quali il "dopo Muro" (con l'Istituto Salvemini), i diritti (con l'Unione Culturale), il lavoro e la partecipazione (con l'Ismel), Primo Levi (con il Centro Studio dedicato allo scrittore), e altri ancora.
Vabbé, potrei continuare, ma in realtà trovate tutto sul sito https://www.polodel900.it/.

A che punto stanno i finanziamenti

Io, invece, ho prestato particolare attenzione alle frecciatine del presidente del Polo, Sergio Soave. Il soave Sergio ha molto ringraziato la Regione, il Comune e la Compagnia di San Paolo, che del Polo sono i tre soci fondatori e finanziatori: ma ha precisato, con un soave sorriso, che quelli della Compagnia pagano puntuali (come banchieri, è il caso di dire...) mentre Comune e Regione i soldi li danno sì, ma li fanno un po' sospirare.
Sapete come sono fatto, no? Ben conosco i disastri causati a tante fondazioni culturali dall'endemico ritardo con cui Regione e Comune versano i contributi dovuti e già deliberati; quindi sono filato dal direttore Bollo e mi sono informato su come funziona San Paganini al Polo. 
Bollo mi ha confermato la Regione deve ancora pagare la sua quota per il 2018, mentre il Comune l'ha già versata ma non ha ancora onorato l'impegno a saldare anche il conguaglio (100 mila euro) per il 2017, quando nel suo primo bilancio la giunta Appendino aveva autoridotto l'impegno municipale da 300 mila e 190 mila euro. Salvo poi impegnarsi l'anno scorso a integrare quella cifra.
Ad ogni modo: secondo Bollo le casse del Polo stanno "abbastanza bene" perché adesso i tre soci fondatori versano le cifre per le quali s'erano impegnati al momento della costituzione: paga regolarmente i suoi 600 mila euro la Compagnia di San Paolo, e pagano (con molta calma, appena possibile...) i loro 300 mila cadauno sia il Comune - dopo aver recalcitrato assai... -  sia la Regione. I conti, salvo sorprese, tornano.

Il Museo della Resistenza? Arriverà: si spera non a mani vuote

Ne ho approfittato per domandare a Bollo anche news sulla faticosa operazione di "integrazione" del povero Museo Diffuso della Resistenza nel Polo. Bollo mi ha risposto, come al solito, che è a buon punto. Su mia richiesta, ha precisato di dare per scontato che il Museo della Resistenza si "integrerà" con il Polo portandosi appresso la propria dotazione finanziaria. Il bilancio preventivo 2019 del Museo indica per quest'anno un disavanzo di 8.299 euro comprese le imposte e gli interessi passivi verso le banche. I costi totali assommano a 271 mila euro, mentre le attività arrivano a 274 mila euro. In quanto enti fondatori, la Regione e il Comune versano rispettivamente 60 e 70 mila euro. 
Bollo mi conferma che il Polo del 900 non avrebbe la possibilità economica di farsi carico del Museo qualora questo perdesse le risorse finanziarie di cui gode attualmente.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la