Dandy-president: Maurizio Cibrario e il suo clamoroso panama |
Io purtroppo appartengo a quest'ultima categoria, quelli del "bello, ma non vorrei averlo in casa". Ad ogni modo, già che sono lì (mi sono concesso il brivido di una visita non virtuale, la prima dopo il lockdown), ne approfitto per domandare al presidente Cibrario quali progetti bollano in pentola per il rilancio dei musei della Fondazione.
Artissima si fa, i restauri pure
Il dandyssimo Cibrario (ieri sfoggiava un panama autentico che gli ho invidiato più dei suoi argenti) mi dà la prima buona notizia: è deciso che Artissima si farà come sempre, a inizio novembre, sperando che il covid non ritorni. E questo è bello e coraggioso, se si considera che le altre grandi fiere d'arte internazionali hanno già rinviato tutto al 2021.
Poi, venendo ai musei, Cibrario mi dice che innanzi tutto bisogna pensare ai lavori dei restauro delle strutture: la Gam, ma anche Palazzo Madama e il Mao, hanno un gran bisogno di interventi urgenti, e i lavori cominceranno al più presto, con il sostegno economico - ovviamente - delle benedette fondazioni bancarie.
Inoltre Cibrario mi confida di riporre grande fiducia nella ristorazione, con un rilancio della caffetteria di Palazzo Madama e l'apertura di un dehors su piazza Castello. Idea ricorrente: Asproni il bar voleva metterlo sul tetto, Cibrario su strada, ma insomma, il futuro è nel food. Almeno a parole e speranze.
Una caffettiera fine 700 esposta a Palazzo Madama (allusione al dehors-caffetteria sognato da Cibrario?) |
Madame a tutto spiano
Io prendo buona nota delle dichiarazioni cibrariesche, convengo sulla priorità che i musei stiano materialmente in piedi, e apprezzo pure la prospettiva di prendermi un cappuccino in mezzo a piazza Castello. Ma insisto per sapere di più sui progetti espositivi: insomma, per riportare i visitatori servirà pure quanche mostra, faccio al presidente. Certo, mi rassicura Cibrario: e mi snocciola un elenco di regine sabaude e affini - che francamente non sarei in grado di ricostruire - a ciascuna delle quali Palazzo Madama dedicherà una mostra, proseguendo così una serie di mostre sulle regine sabaude alle quali Cibrario e sabaudamente affezionato.
Caratteristica comune (delle mostre, non delle regine) sarà di essere costruite utilizzando opere delle collezioni di Palazzo Madama e degli altri musei torinesi. Opere conservate nei depositi, normalmente non esposte, per mostre fatte in casa, a costi più che contenuti. Insomma, quel modello di "valorizzazione delle collezioni" vagheggiato fin dal 2016 dall'assessore (allora alle Fontane, oggi ai Tavoli) che ha portato alla rarefazione degli eventi blockbuster, e in certi sfortunati casi anche dei visitatori. Va però anche sottolineato che Palazzo Madama da tempo fa di necessità virtù e si barcamena con la strategia delle piccole mostre low cost, mantenendo un livello quasi sempre dignitoso. E in effetti, riconosco a Cibrario, di questi tempi, con la scarsità di turisti in giro per la città, forse non serve investire grosse cifre per megamostre (come il generoso tentativo di Mantegna, funestato dal covid 19). Alla fin fine le vedrebbero necessariamente in pochi: tanto vale mostrare ai torinesi ciò che teniamo in cantina.
E il direttore non si vede ancora
Ma prima o poi i turisti torneranno, e avranno aspettative superiori. Senza dire che anche ai torinesi di quando in quando una grande mostra vera potrebbe non dispiacere. Purtroppo le grandi mostre non si improvvisano in un paio di settimane, semmai un paio di anni. Il problema è che a Palazzo Madama continua a mancare un direttore che, per l'appunto, progetti il futuro con una visione sua, possibilmente non provinciale. Cibrario mi garantisce che il bando per dare un successore a Guido Curto partirà prestissimo, "con i lavori di restauro" (connessione che continuo a non capire) ma, dato che l'ultima volta mi aveva parlato di marzo, mi permetto di essere un po' scettico.
Intanto però - domando - chi progetta le mostre? Cibrario mi rassicura: le progetta, mi dice, "il management del museo". Ovvero lui, laureato in Giurisprudenza, e il segretario generale Elisabetta Rattalino, laureata in Economia aziendale.
Posso confessare una cosa? Cibrario e Rattalino sono due degne persone, e credo anche buoni amministratori. Tuttavia mi sentirei più tranquillo se a progettare le mostre di Palazzo Madama ci fosse un tizio con in tasca una laurea in Storia dell'arte, e magari qualche esperienza in quel settore. Non so, forse non è essenziale - a me, laureato in Giurisprudenza, è capitato una volta di organizzare una mostra-concorso di fotografia in un liceo, ed è andato tutto bene - però sono convinto che una certa ammanicatura nella materia possa essere d'aiuto. E poi metti che non tutti condividano la passione di Cibrario per le regine sabaude, o madame reali che dir si voglia. Può anche capitare, no?
Seriamente. Il problema non una mostra piuttosto che un'altra. Il problema vero è che pure l'assurda mancanza di un direttore a Palazzo Madama - così come le ricorrenti voci su un Cibrario a fine corsa - è un ennesimo un sintomo dei rivolgimenti e delle manovre che affliggono troppe istituzioni culturali della città. E' il crepuscolo del potere, caotico e pericoloso. Va sempre così, dai tempi dell'Impero romano.
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