Il lancio Ansa è di questa mattina alle 9,30
(ANSA) - TORINO, 28 MAG - Perquisizioni della guardia di finanza nell'ambito di una inchiesta sul Teatro Regio di Torino.
Le accuse per i 4 indagati sono di corruzione, turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Coinvolte due società, una elvetica. Le perquisizioni sono in corso a Torino, Milano, Asti, Fermo e Ancona.
Secondo l'operazione Spartito, coordinata dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta e il pm Elisa Buffa, esisteva un legame tra l'ex sovrintendente William Graziosi, indagato, e un'agenzia teatrale svizzera, che avrebbe visto crescere il fatturato in seguito alla scritturazione dei suoi artisti. Sono emerse anche presunte irregolarità per la conferma di Graziosi, poi non avvenuta, e nell'affidamento di incarichi a persone a lui vicine per il marketing del Teatro.
Altri particolari li trovo su Repubblica on line:
Le indagini hanno permesso di accertare il legame professionale tra l’ex sovrintendente del Teatro Regio, nominato dalla sindaca Chiara Appendino, che lo aveva voluto al posto dello storico sovrintendente, Valter Vergnano, e un’agenzia teatrale svizzera che ha visto poi crescere il proprio fatturato, grazie alla scritturazione, da parte della Fondazione lirica, degli artisti che rappresentava. Irregolarità, secondo gli investigatori, sono emerse anche nella predisposizione del bando per la riconferma dell’ex Sovrintendente nonché nell’affidamento di incarichi a persone a lui vicine per la gestione del marketing del Teatro... Durante le indagini è stata anche scoperta la vicenda di un dipendente della Fondazione e sindacalista, Roberto Guenno, candidato alla Regionali del 2014 per il Movimento 5 stelle ma non eletto, che, nel giro di poco tempo, ha visto il proprio ruolo professionale crescere da semplice corista a collaboratore di staff della sovrintendenza per le attività di innovazione e sviluppo. Il dipendente sarebbe accusato di aver favorito l’aggiudicazione di un appalto per il servizio di marketing a un’azienda milanese che si occupa di ricerche di mercato e sondaggi di opinione, attraverso la complicità del titolare che ha predisposto il bando di gara inserendo elementi selettivi che risulteranno eccessivamente stringenti per altri partecipanti.
GabosuTorino 16-9-18
La scorsa settimana ho raccontato sul Corriere le ultime disavventure del Regio, che con l'avvicinarsi della chiusura del bilancio si ritrova alle prese con i soliti due milioncini che mancano per far quadrare i conti.
In quell'articolo scrivevo che William Graziosi, il sovrintendente imposto spicciamente da Chiarabella sulla scorta dei suoi trascorsi alla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, è già all'opera (scusate il facile calembour) per contribuire al risanamento dell'Ente, creando nuove funzioni e ingaggiando nuovi collaboratori.
Intanto nel tempio della lirica immortale arrivano le prime promozioni, a conferma che l'aria è cambiata e i talenti misconosciuti possono finalmente realizzarsi a prescindere dalle vecchie e vituperate logiche spartitorie.
Per il corista-sindacalista del Regio Roberto Guenno si apre una carriera di vertice. Avrebbe già lasciato, o starebbe per lasciare, il suo posto nelle file del coro per sistemarsi in un ufficio vicino a quello di Graziosi, con l'incarico di occuparsi della ricerca di fondi europei e della costituenda agenzia di formazione. Guenno non sarà solo nella nobile impresa: ad affiancarlo ci sarà una seconda "risorsa umana" sulla quale al momento non dispongo di dati certi.
Guenno è uomo di provata e adamantina fede: candidato nelle liste del M5S alle Regionali 2014 e poi alle Comunali 2016 (sempre trombato, purtroppo), di recente ha scritto insieme con Pierluigi Dilengite il progetto di radicale riforma che la giunta cinquestelle si appresta a infliggere al Regio. Un progetto caldamente propugnato dall'assessore vicario alla Cultura Massimo Giovara, che troverà tanto più la strada spianata se - come mi pare prevedibile - la poltrona del Comune nel Consiglio di indirizzo del Regio sarà occupata da Marco Ricagno, un altro cantante d'opera & candidato trombato della lista Appendino alle Comunali.
Ma torniamo a Guenno e alla sua fresca nomina. Ignoro se adesso il cantante continuerà a cantare nel coro: temo che le gravose responsabilità del nuovo incarico lo assorbiranno totalmente, per cui si renderà necessaria l'assunzione di un altro corista. In tal caso potremo segnare all'attivo del neosovrintendente Graziosi anche un apprezzabile contributo alla lotta contro la disoccupazione in ambito artistico.
Ma non si vive di sole risorse interne. L'ottimo Graziosi, radici marchigiane e vision internazionale, si prodiga per rimpolpare la ridottissima squadra del Regio (376 dipendenti) convocando talenti da tutt'Italia. O almeno da quella parte d'Italia compresa fra Gabicce Mare e Porto d'Ascoli.
Come prima mossa ha provveduto a rimpiazzare la responsabile del personale, Alessandra Bazoli, in aspettativa, assicurandosi i servigi dell'avvocato Francesca Orazi, che - se internet non mi inganna - tieno lo studio ad Ancona, ed è esperta di legislazione dello spettacolo.
Sistemato il personale, il marchigiano Graziosi ha ingaggiato una consulente per lo sviluppo del marketing, nella persona di tale Priscilla Alessandrini. Io ho trovato un sito (e in base ai dati in mio possesso non si tratta di una straordinaria omonimia) in cui una Priscilla Alessandrini di Porto San Giorgio (è incredibile che fucina di talenti siano le Marche) si autodefinisce una "comunicatrice con il debole per l’organizzazione di eventi e la redazione di progetti culturali" e ci rivela: "Coltivo e curo il mio lavoro come un giardino zen". Vabbé. Se è lei, anche il marketing del Regio sarà zen. Mi sento già rasserenato.
Per completare i ranghi della Legione Marchigiana arriverà - sempre con un contratto di consulenza - anche un social media manager. E' un giovinotto di belle speranze, naturalmente marchigiano, chiamato Mattia Toccaceli. Combinazione, ha già collaborato con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi (e anche con il Museo Federico II, altra creatura di Graziosi, sempre a Jesi).
Sul suo nome (di Graziosi, ndr) ora però pesano gli «scivoloni» del passato e le scelte del presente, quelli che gli oppositori definiscono «modi di gestire la macchina Teatro discutibili e dubbi» e i difensori invece liquidano come «semplici chiacchiere». Gli scontenti, i dubbiosi e i preoccupati, però, aumentano: direttori, agenti, registi si fanno avanti dopo l’episodio raccontato dal regista tedesco della Traviata degli Specchi, Henning Brockhaus: «Sono stato anche minacciato da Graziosi, poi dopo una lunga “trattativa” mi ha proposto un contratto con l’agente Ariosi, con il quale però io non avevo nessun rapporto, ma se non avessi accettato mi rovinava la carriera» ha raccontato a La Stampa. Alcune email confermano i rapporti tesi di quel periodo. Fatti che risalirebbero agli anni in cui Graziosi lavorava al teatro dell’Opera di Astana, in Kazakistan, in qualità di advisor e counselor del vice direttore generale.
Lui si è sempre dichiarato estraneo all’episodio, respingendo le accuse, rivendicando la propria onestà. Altri però ora confermano quel modus operandi. Tra loro, anche Giancarlo del Monaco, classe 1943, figlio del celebre tenore Mario, nel curriculum successi e riconoscimenti, più di 100 titoli come regista di fama internazionale, già sovrintendente dello Staatstheater di Kassel, del Macerata Festival, a Bonn (quand’era capitale della Germania dell’Ovest) e all’Opera di Nizza e direttore artistico del Festival Opera di Tenerife.
GabosuTorino 19-5-19
Scrivevo ieri sul Corriere che sul sito del Regio non trovo traccia di un eventuale bando per l'affidamento della biglietteria on line. Per legge il bando è obbligatorio per appalti di valore oltre i 40 mila euro. Ma accade talora che tale disposizione venga "superata" suddividendo un singolo incarico in varie tranche su base annua, e calcolando ogni tranche come un incarico a se stante.
Ad ogni modo: bando o non bando, non si può escludere che l'industrioso sovrintendente abbia già in testa una società capace di trasformare la biglietteria on line in una gioiosa macchina da incassi. Non mi stupirei se fosse una società marchigiana. Il marchigiano Graziosi, infatti, dacché è arrivato al Regio ha rivelato ai torinesi quale inesauribile serbatoio di professionalità siano le Marche.
Ad esempio, per sostituire la direttrice del personale Alessandra Bazoli, in aspettativa, Graziosi ha scelto Francesca Orazi, avvocato esperto in legislazione dello spettacolo, con studio ad Ancona. L'avv. Orazi non dichiara pregresse esperienze di direzione del personale in aziende delle dimensioni del Regio (quasi 400 dipendenti), ma in compenso ha brillantemente assistito Graziosi in spinosi contenziosi legali, accompagnandolo nelle sue precedenti vite dal Museo Federico II alla Fondazione Pergolesi-Spontini. Un dinamico duo, insomma.
Qui al Regio, trattandosi di sostituzione temporanea, si è ritenuto che per far salire a bordo la preziosa avvocata non servisse un concorso pubblico: la questione però non è pacifica, e autorevoli giuristi sostengono l'esatto contrario. Dal sito del Regio risulta che da ottobre a dicembre 2018 l'avvocato Orazi ha ricevuto un compenso di 20.736 euro lordi, quasi settemila al mese. Il contratto scadrà soltanto il 30 agosto 2020.
Più generoso il compenso della consulente per lo sviluppo del marketing, la signora Priscilla Alessandrini di Porto San Giorgio, presidente dell'associazione culturale Lagrù. Lei nel suo sito si autodefinisce esperta di comunicazione aziendale: anzi, una "comunicatrice con il debole per l’organizzazione di eventi e la redazione di progetti culturali". Anche nel suo caso per l'affidamento non risulta evidenza pubblica. Dal sito del Regio si evince che la società Lagrù Play srls è titolare di un "contratto d'appalto per servizi inerenti all'attività di markentig" che prevede un compenso di 36 mila euro per il periodo dal 5 settembre al 21 dicembre 2018 (qui c'è l'elenco degli affidamenti del Regio: sono in ordine crescente di valore, per cui il nostro lo trovate scorrendo l'elenco fin quasi in fondo). Novemila euro lordi al mese, per quattro mesi scarsi, sono un interessante guiderdone, specie se si considerano i risultati. Ma si resta al di sotto del tetto legale dei 40 mila euro. Al momento la signora Alessandrini continua a prestare la sua consulenza per il Regio. Sul sito non è ancora pubblicato il contratto per il 2019.
GabosuTorino 22-5-19
Ieri Chiarabella ha ricevuto - nella sua duplice veste di sindaco e di presidente della Fondazione Teatro Regio - una lettera aperta inviatale da un gruppo di lavoratori del teatro che, purtroppo, non si firmano perché, scrivono, "hanno paura". Lettera anonima quindi, arrivata da un account di posta di fantasia. L'ambito di provenienza (dipendenti del Regio) è comunque verificato e confermato secondo le correnti procedure giornalistiche.
Nella lettera (trasmessa anche all'assessore Leon, al Consiglio d'indirizzo del Teatro, all'Associazione Amici del Regio e agli organi d'informazione) tali dipendenti denunciano una serie di comportamenti del sovrintendente Graziosi finalizzati "a incutere timore e mettere a tacere il dissenso". Per cui preferiscono non firmare. Graziosi, sostengono gli autori della lettera, "in questi ormai tredici mesi di mandato non ha fatto altro che mortificare e delegittimare, compromettendo un proficuo lavoro di squadra, a cominciare dai vertici, e serrandosi attorno a un ristrettissimo numero di persone di fiducia" baciate da imprevedibili e fulminee carriere. Tra l'altro, gli anonimi scriventi paventano il pericolo di "perdere il direttore artistico Alessandro Galoppini" (i rapporti con Graziosi si sono logorati?) dato che "le testimonianze dirette di cantanti e artisti avvalorano la sensazione che senza una figura competente e affidabile come la sua molti di loro non sarebbero tornati a lavorare qui: rischiamo dunque di compromettere un rapporto di fiducia con il Teatro, necessario data la scarsa liquidità disponibile e i lunghi tempi di pagamento". Salvo diversa disposizione superiore.
Gli autori della lettera auspicano di non dover essere testimoni di esotiche "pratiche kazake" (con riferimento ai trascorsi di Graziosi all'Opera di Astana); e citano "ombre" che graverebbero sullo stesso Graziosi, incarichi inesplicabili, appalti senza gara e altre "criticità" (le definiscono così) "legate alla scelta delle persone e dei fornitori". Molte di tali "ombre" e "criticità" sono già state segnalate dagli organi di informazione. Anche del disagio interno del Regio si parla da tempo, pur in mancanza di riscontri oggettivi.
GabosuTorino 7-6-19
Da qualche giorno un paio di curiosità mi molestavano, a proposito del Regio. Oggi ho finalmente avuto delle risposte.
La prima curiosità - che avevo condiviso con i lettori il 26 maggio scorso - riguardava l'eventualità che qualche magistrato, stimolato dal simpatico canaio, prima o poi non decidesse di vederci chiaro. E oggi apprendo dal Corriere della Sera che "da 48 ore due esposti giacciono sulla scrivania del procuratore aggiunto Enrica Gabetta. - scrivono sull'edizione torinese le colleghe Dotta e Lorenzetti. - Il primo esposto, anonimo nella forma visto che a piè di pagina non ci sono le firme, è la copia della lettera aperta che i lavoratori del Regio inviarono il 21 maggio... Il secondo, indirizzato alla Procura di Torino, ripercorre le stesse problematiche e fornisce spunti investigativi ai magistrati. Entrambi sono stati protocollati come anonimi, per quanto sia chiaro che a scriverli sia stata una parte delle maestranze dell’ente lirico di piazza Castello. Il passo successivo è l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura". Naturalmente, precisano le colleghe, "adesso spetterà alla Procura stabilire se gli esposti siano opera di detrattori che semplicemente non sono soddisfatti del sovrintendente o se invece siano stati commessi degli illeciti".
Tel chi.
Che dire? La giustizia faccia il suo corso, la magistratura appuri, la verità trionfi... A me viene meglio un classicissimo "sempre a farci conoscere". Al Regio, assicurano i padroni del vapore, deve cambiare tutto; intanto però non si rinuncia alle belle tradizioni di una volta, tipo ritrovarsi in casa ogni due per tre la procura che indaga. Poi magari non succede niente, un'indagine non è una sentenza, eccetera eccetera. Si sa, un'inchiesta della procura oggi a Torino è come una volta un sigaro e una croce da cavaliere: non si nega a nessuno. Ma insomma, non contiamocela con il prestigio del Regio. Averci le toghe che ti girano per casa, in genere non mi pare molto prestigioso; a meno che non sia per una soirée di gala o un ricevimento in villa.
GabosuTorino 26-5-19
Giovara distribuisce a destra e a manca patenti di retrivo conservatorismo a chi non aderisce alla gloriosa rivoluzione del Regio; e di infamia ai dipendenti che hanno paura di firmarsi per tema di ritorsioni, anziché domandarsi come sia possibile che al Regio ci siano dipendenti che temono ritorsioni, manco fossimo in una fabbrica di scarpe del Sudest asiatico. Galoppini ieri pomeriggio ha rotto il dignitoso riserbo di una vita e ha chiamato i giornali per precisare che lui mai e poi mai si è opposto al Piano industriale. Ha chiamato anche me: io non lo conosco bene, in precedenza abbiamo scambiato soltanto qualche convenevole casuale, però dalla telefonata non ho tratto l'impressione di aver a che fare con un retrivo conservatore scansafatiche, anzi: mi ha dato l'idea di un uomo innamorato di un teatro al quale ha dedicato la vita; un professionista esperto che in questo primo difficile anno con Graziosi ha collaborato lealmente addossandosi anche fatiche che non gli spettavano, per un compenso di gran lunga inferiore a quello, ad esempio, generosamente riconosciuto dal sovrintendente alla signora marchigiana ingaggiata per una consulenza di marketing della quale finora non si sono viste grandi tracce concrete.
Galoppini ha ripetuto anche a me che non se la sente più di condividere lo stile di gestione che Graziosi ha imposto al Regio. Non lancia accuse, semmai esprime perplessità e riserve sul modus operandi del sovrintendente, e non vuole esservi coinvolto. Per lui, mi ha detto, è una questione di deontologia professionale.
GabosuTorino 29-6-19
La Fondazione Teatro Regio ha scelto la società specializzata Praxi - protagonista fra l'altro del primo sfortunato tentativo di dare un direttore al Museo del Cinema nel remoto ottobre 2016 - per avviare "una manifestazione di interesse per la raccolta di candidature finalizzata al conferimento dell’incarico di sovrintendente". Dopo aver farfugliato per settimane di"procedure comparative" e altre misurazioni a doppio senso, finalmente gli allegri compagni del Regio hanno escogitato un nome per la sacra rappresentazione.
Ho letto il testo dell'avviso pubblicato sul sito della Praxi, e potete leggerlo anche voi a questo link. E dopo averlo letto, studiato e forse capito - magari anche troppo bene - mi sono girate seriamente le palle. Se questo è l'esordio del nuovo Consiglio d'indirizzo, stiamo freschi.
Così ho scritto un articolo che esce domani sul Corriere in cui esprimo con pacatezza le mie riserve e pongo alcune rispettose domande riguardanti le modalità dell'operazione Trova-Il-Tuo-Sovrintendente.
Non voglio ripetermi qui sul blog, in attesa che esca l'articolo. Ma potete verificare voi stessi come funziona la brillante operazione: gli aspiranti alla cadrega dovranno inviare documenti, autocertificazioni, lettera di motivazione, curriculum e pappardelle di rito entro e non oltre il 14 luglio. Due settimane. Scaduto il termine (quindi a partire dal 15 luglio) la Praxi dovrà fare una prima scrematura delle candidature in base ai cv, e inviare ai "finalisti" il famoso Piano industriale; gli sventurati dovranno leggerselo ed "elaborare riflessioni e spunti da illustrare nel corso del successivo colloquio" di fronte al Consiglio d'indirizzo del Regio fissato per venerdì 19 luglio, che così deciderà chi è il sovrintendente che avrà in mano il Regio per i prossimi 5 anni. Insomma: cinque anni in cinque giorni, roba che il Cepu se la sogna.
Alla nobile gara parteciperà anche il sovrintendente uscente Graziosi. Difficile negare che goda di qualche piccolissimo vantaggio. Il fatto che Graziosi il Piano già lo conosca, per averlo scritto con Guerzoni, non è certo un handicap. E poi, fortunata quanto fortuita circostanza, tra i requisiti dei candidati non si richiede una laurea vera, medaglia che purtroppo manca dal purprestigioso curriculum graziosiano, ma che con tutta evidenza è del tutto superflua per il sovrintendente di uno dei massimi teatri lirici italiani.
Eppure - chissà perché, forse dipende dalla mia natura malfidente - mi ha sfiorato il sia pur sospetto che l'intera "manifestazione d'interesse" possa anche essere soltanto una pantomima proforma, e che lorsignori il prossimo sovrintendente lo abbiano già scelto, e adesso si tratti soltanto di fare un po' d'ammuina a beneficio degli allocchi. E a quel punto mi sono sgorgate dal cuore le immortali parole di Oronzo Canà: "M'avete preso per un coglione!"
Le indagini hanno permesso di accertare il legame professionale tra l’ex sovrintendente del Teatro Regio, nominato dalla sindaca Chiara Appendino, che lo aveva voluto al posto dello storico sovrintendente, Valter Vergnano, e un’agenzia teatrale svizzera che ha visto poi crescere il proprio fatturato, grazie alla scritturazione, da parte della Fondazione lirica, degli artisti che rappresentava. Irregolarità, secondo gli investigatori, sono emerse anche nella predisposizione del bando per la riconferma dell’ex Sovrintendente nonché nell’affidamento di incarichi a persone a lui vicine per la gestione del marketing del Teatro... Durante le indagini è stata anche scoperta la vicenda di un dipendente della Fondazione e sindacalista, Roberto Guenno, candidato alla Regionali del 2014 per il Movimento 5 stelle ma non eletto, che, nel giro di poco tempo, ha visto il proprio ruolo professionale crescere da semplice corista a collaboratore di staff della sovrintendenza per le attività di innovazione e sviluppo. Il dipendente sarebbe accusato di aver favorito l’aggiudicazione di un appalto per il servizio di marketing a un’azienda milanese che si occupa di ricerche di mercato e sondaggi di opinione, attraverso la complicità del titolare che ha predisposto il bando di gara inserendo elementi selettivi che risulteranno eccessivamente stringenti per altri partecipanti.
Io non ho nulla da aggiungere. Sono un garantista vero, e credo nella giustizia. Ma le "scoperte" dell'indagine non sono tali e non sorprendono chi, per dovere di cronaca, ha dovuto, nell'infausto biennio 2018-2019, addentrarsi nelle malebolge del Regio.
Non voglio aggiungere una parola in più, anche perché tutto è già stato detto e scritto e letto da tutti, tranne alle scimmiette alle quali faceva un gran comodo non leggere. Mi limito quindi a riportare qui sotto alcuni brani tratti dalle cronache del massacro di quel cupo periodo. E ciascuno ne tragga le conclusioni che meglio crede. Non è necessario leggere tutto subito, ma salvatevi il link: tornerà utile come promemoria.
GabosuTorino 21-4-18
Graziosi s'è dimesso dalla sovrintendenza a Jesi nello scorso dicembre dopo che era saltato fuori un buco nel bilancio. Graziosi in quella spiacevole circostanza dichiarò di "aver messo tutto se stesso" nell'incarico. Ma la sua uscita di scena fu assai festeggiata dai Cinquestelle locali, che evidentemente lo avevano in ghignone.
Pochi mesi prima, nell'ottobre del 2017, Graziosi era stato però una delle star di un convegno sulla cultura organizzato a Roma dalla senatrice pentastellata Michela Montevecchi: tra i partecipanti c'erano anche la nostra Francesca Maiunagioia Leon e, combinazione, Giancarlo De Monaco, ovvero l'ex candidato alla sovrintendenza del Regio. E c'era un'altra nostra recente conoscenza, quel Pierluigi Dilengite, l'esperto nazionale dei 5 stelle sulle Fondazioni lirico sinfoniche che insieme all'assessore supplente Massimo Giovara ha elaborato la celeberrima mozione sul Regio. Al convegno romano Dilengite aveva definito quello di Graziosi alla Fondazione di Jesi "un modello di gestione virtuosa fra i pochi in Italia". Infatti.
Ora è lecito delineare uno scenario verosimile pur se al momento non dimostrato: Chiarabella nomina Graziosi alla sovrintendenza; Graziosi appena insediato nomina Del Monaco alla direzione artistica; e tutti insieme appassionatamente mettono in pratica le indicazioni contenute nella mozione Giovara.
E anche il Regio è sistemato.
Allora cerchiamo di conoscere meglio colui che Chiarabella vuole al vertice del Regio. William Graziosi, 56 anni, è nato in Svizzera da genitori italiani, e in Svizzera si è laureato in Scienze Industriali, indirizzo Economico aziendale, presso l’Università libera e privata Herisau. Davvero libera, come si evince dal sito di tale ateneo: "Le gravose responsabilità professionali non permettono ai nostri candidati di seguire un percorso scolastico di tipo tradizionale... Ognuno può realizzare i lavori di dottorato secondo la propria disponibilità di tempo. E' l'Accademia che si adatta alle esigenze degli allievi e non il contrario. I titoli conferiti impegnano solo l'Accademia stessa che li rilascia a titolo libero e privato su basi assolutamente legali. L'Accademia non può addossarsi responsabilità alcuna in merito all'uso del titolo e all'ottenimento del diritto all'esercizio della libera professione in quanto regolati dalle norme dei singoli paesi. Il diploma della nostra Accademia non assicura l'adesione alle associazioni professionali e non garantisce automaticamente alcuna equivalenza con altri titoli".
Le prime esperienze lavorative di Graziosi sono nel mondo degli ascensori, presso la ditta Otis. Ma il nostro accarezza ambizioni ancor più elevate: ha la musica nel cuore e dal 1995 al 1998 segue, in qualità di "segretario artistico", il progetto “Spontini Classic” a Maiolati Spontini in provincia di Ancona; e nel '99 diventa presidente del Centro Studi Spontini, sempre in località Maiolati Spontini. L'anno seguente nasce a Jesi la Fondazione Pergolesi Spontini, di cui Graziosi sarà sovrintendente fino allo sfortunato incidente del bilancio in rosso. A Jesi il poliedrico Graziosi diventerà anche segretario generale della Fondazione che gestisce il nuovo "museo multimediale" dedicato a Federico II.
Nel frattempo Graziosi varca l'Atlantico: dal 2000 al 2008 è "coordinatore di produzione" della Baltimore Opera Company, un'istituzione meritoria ma sfortunata: il "Baltimore Sun" ci informache nel 2009 fu costretta ricorrere alla legge sulla bancarotta in seguito un deficit di circa 800 mila dollari dovuto al crollo della vendita dei biglietti e alla riduzione delle donazioni,
Da Belgrado al KazakistanIl palmarés internazionale del candidato sovrintendente del Regio comprende inoltre una consulenza per l'Opera Nazionale di Belgrado, una per la Melbourne Opera, e una per il ministero della Cultura e Informazione del Kazakistan. Là, nelle steppe dell'Asia Centrale, Graziosi è molto apprezzato, e fino al 2014 ricopre il ruolo di vice-sovrintendente e direttore artistico dell'Opera di Astana, fondata l'anno prima, nel 2013, dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev.
Io non sono attrezzato per giudicare un simile curriculum: certo non ci trovo i teatri che conosciamo anche noi ignoranti, tipo La Scala, La Fenice, o che so, Santa Cecilia. Oppure ilMet di New York e la Royal Opera House di Londra: quei posti, per intenderci, dove va a dirigere Noseda quando non dirige al Regio.
Ma che cosa volete che capisca, io, dei grandi teatri d'opera in Italia e nel mondo?
Graziosi s'è dimesso dalla sovrintendenza a Jesi nello scorso dicembre dopo che era saltato fuori un buco nel bilancio. Graziosi in quella spiacevole circostanza dichiarò di "aver messo tutto se stesso" nell'incarico. Ma la sua uscita di scena fu assai festeggiata dai Cinquestelle locali, che evidentemente lo avevano in ghignone.
Pochi mesi prima, nell'ottobre del 2017, Graziosi era stato però una delle star di un convegno sulla cultura organizzato a Roma dalla senatrice pentastellata Michela Montevecchi: tra i partecipanti c'erano anche la nostra Francesca Maiunagioia Leon e, combinazione, Giancarlo De Monaco, ovvero l'ex candidato alla sovrintendenza del Regio. E c'era un'altra nostra recente conoscenza, quel Pierluigi Dilengite, l'esperto nazionale dei 5 stelle sulle Fondazioni lirico sinfoniche che insieme all'assessore supplente Massimo Giovara ha elaborato la celeberrima mozione sul Regio. Al convegno romano Dilengite aveva definito quello di Graziosi alla Fondazione di Jesi "un modello di gestione virtuosa fra i pochi in Italia". Infatti.
Ora è lecito delineare uno scenario verosimile pur se al momento non dimostrato: Chiarabella nomina Graziosi alla sovrintendenza; Graziosi appena insediato nomina Del Monaco alla direzione artistica; e tutti insieme appassionatamente mettono in pratica le indicazioni contenute nella mozione Giovara.
E anche il Regio è sistemato.
Allora cerchiamo di conoscere meglio colui che Chiarabella vuole al vertice del Regio. William Graziosi, 56 anni, è nato in Svizzera da genitori italiani, e in Svizzera si è laureato in Scienze Industriali, indirizzo Economico aziendale, presso l’Università libera e privata Herisau. Davvero libera, come si evince dal sito di tale ateneo: "Le gravose responsabilità professionali non permettono ai nostri candidati di seguire un percorso scolastico di tipo tradizionale... Ognuno può realizzare i lavori di dottorato secondo la propria disponibilità di tempo. E' l'Accademia che si adatta alle esigenze degli allievi e non il contrario. I titoli conferiti impegnano solo l'Accademia stessa che li rilascia a titolo libero e privato su basi assolutamente legali. L'Accademia non può addossarsi responsabilità alcuna in merito all'uso del titolo e all'ottenimento del diritto all'esercizio della libera professione in quanto regolati dalle norme dei singoli paesi. Il diploma della nostra Accademia non assicura l'adesione alle associazioni professionali e non garantisce automaticamente alcuna equivalenza con altri titoli".
Le prime esperienze lavorative di Graziosi sono nel mondo degli ascensori, presso la ditta Otis. Ma il nostro accarezza ambizioni ancor più elevate: ha la musica nel cuore e dal 1995 al 1998 segue, in qualità di "segretario artistico", il progetto “Spontini Classic” a Maiolati Spontini in provincia di Ancona; e nel '99 diventa presidente del Centro Studi Spontini, sempre in località Maiolati Spontini. L'anno seguente nasce a Jesi la Fondazione Pergolesi Spontini, di cui Graziosi sarà sovrintendente fino allo sfortunato incidente del bilancio in rosso. A Jesi il poliedrico Graziosi diventerà anche segretario generale della Fondazione che gestisce il nuovo "museo multimediale" dedicato a Federico II.
Nel frattempo Graziosi varca l'Atlantico: dal 2000 al 2008 è "coordinatore di produzione" della Baltimore Opera Company, un'istituzione meritoria ma sfortunata: il "Baltimore Sun" ci informache nel 2009 fu costretta ricorrere alla legge sulla bancarotta in seguito un deficit di circa 800 mila dollari dovuto al crollo della vendita dei biglietti e alla riduzione delle donazioni,
Da Belgrado al KazakistanIl palmarés internazionale del candidato sovrintendente del Regio comprende inoltre una consulenza per l'Opera Nazionale di Belgrado, una per la Melbourne Opera, e una per il ministero della Cultura e Informazione del Kazakistan. Là, nelle steppe dell'Asia Centrale, Graziosi è molto apprezzato, e fino al 2014 ricopre il ruolo di vice-sovrintendente e direttore artistico dell'Opera di Astana, fondata l'anno prima, nel 2013, dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev.
Io non sono attrezzato per giudicare un simile curriculum: certo non ci trovo i teatri che conosciamo anche noi ignoranti, tipo La Scala, La Fenice, o che so, Santa Cecilia. Oppure ilMet di New York e la Royal Opera House di Londra: quei posti, per intenderci, dove va a dirigere Noseda quando non dirige al Regio.
Ma che cosa volete che capisca, io, dei grandi teatri d'opera in Italia e nel mondo?
La guerra lampo dei fratelli Marx è finita come era facile prevedere. Ma c'è ancora dignità, a Torino. C'è chi dice no.
William Graziosi, il candidato alla sovrintendenza del Regio imposto da Chiara Appendino al Consiglio d'indirizzo ha ottenuto quattro voti su sette e il suo nome sarà sottoposto all'uscente ministro Franceschini per l'approvazione di rito prevista dallo Statuto. Però il pronunciamiento non è filato via liscio e senza danni collaterali. Non tutte le minchiate riescono col buco.
Il rappresentante della Regione, Filippo Fonsatti, al momento della votazione ha lasciato la sala, per esprimere il suo dissenso pur senza un voto negativo che istituzionalmente avrebbe certificato una rottura fra Comune e governo regionale. Cosa che il paraculatissimo Chiampa mai avrebbe consentito, in vista dei futuri abbracci parlamentari.
Invece altri due consiglieri, davanti a una candidatura non condivisa, hanno votato no con estrema dignità, rassegnando subito dopo le dimissioni. Il potere è violento e protervo; ma è una tigre di carta se incontra chi ha una spina dorsale.
I due consiglieri, ai quali va tutta la mia stima, sono Vittorio Sabadin - che sedeva in Consiglio in rappresentanza del Comune - e Angelica Corporandi Musy per l'Assemblea dei Soci Fondatori. Bravi.
Sospetto però che l'unica ad aver votato sì convintamente sia stata Chiarabella. E volevo vedere che non ci credeva. Non mi sbilancio sul sì di Paolo Cantarella, rappresentante del governo: non so quale fosse il suo personale punto di vista.
Capisco invece, senza condividerla neanche un po', la posizione di Cristina Giovando (Fondazione Crt) e Giambattista Quirico (Compagnia di San Paolo): loro un'idea precisa penso proprio che ce l'avessero, ma al momento del voto si sono attenuti agli ordini di scuderia. Già: come previsto, la partita l'hanno decisa le fondazioni bancarie: fedeli alla logica del potere (il potere va dove c'è il potere) hanno fatto il salto della quaglia (oggi sono in vena di calembours...) e sono accorse in aiuto del vincitore pentastellato. Auspice il Chiampa, attento ad assecondare Chiarabella per non giocarsi uno strapuntino nell'eventuale governo Pd-M5S. Ma comunque vadano le cose il M5S sarà partito di maggioranza nel prossimo governo: e chi è governativo si adegua al governo che c'è. Che sia Franza o che sia Spagna.
William Graziosi, il candidato alla sovrintendenza del Regio imposto da Chiara Appendino al Consiglio d'indirizzo ha ottenuto quattro voti su sette e il suo nome sarà sottoposto all'uscente ministro Franceschini per l'approvazione di rito prevista dallo Statuto. Però il pronunciamiento non è filato via liscio e senza danni collaterali. Non tutte le minchiate riescono col buco.
Il rappresentante della Regione, Filippo Fonsatti, al momento della votazione ha lasciato la sala, per esprimere il suo dissenso pur senza un voto negativo che istituzionalmente avrebbe certificato una rottura fra Comune e governo regionale. Cosa che il paraculatissimo Chiampa mai avrebbe consentito, in vista dei futuri abbracci parlamentari.
Invece altri due consiglieri, davanti a una candidatura non condivisa, hanno votato no con estrema dignità, rassegnando subito dopo le dimissioni. Il potere è violento e protervo; ma è una tigre di carta se incontra chi ha una spina dorsale.
I due consiglieri, ai quali va tutta la mia stima, sono Vittorio Sabadin - che sedeva in Consiglio in rappresentanza del Comune - e Angelica Corporandi Musy per l'Assemblea dei Soci Fondatori. Bravi.
Sospetto però che l'unica ad aver votato sì convintamente sia stata Chiarabella. E volevo vedere che non ci credeva. Non mi sbilancio sul sì di Paolo Cantarella, rappresentante del governo: non so quale fosse il suo personale punto di vista.
Capisco invece, senza condividerla neanche un po', la posizione di Cristina Giovando (Fondazione Crt) e Giambattista Quirico (Compagnia di San Paolo): loro un'idea precisa penso proprio che ce l'avessero, ma al momento del voto si sono attenuti agli ordini di scuderia. Già: come previsto, la partita l'hanno decisa le fondazioni bancarie: fedeli alla logica del potere (il potere va dove c'è il potere) hanno fatto il salto della quaglia (oggi sono in vena di calembours...) e sono accorse in aiuto del vincitore pentastellato. Auspice il Chiampa, attento ad assecondare Chiarabella per non giocarsi uno strapuntino nell'eventuale governo Pd-M5S. Ma comunque vadano le cose il M5S sarà partito di maggioranza nel prossimo governo: e chi è governativo si adegua al governo che c'è. Che sia Franza o che sia Spagna.
La scorsa settimana ho raccontato sul Corriere le ultime disavventure del Regio, che con l'avvicinarsi della chiusura del bilancio si ritrova alle prese con i soliti due milioncini che mancano per far quadrare i conti.
In quell'articolo scrivevo che William Graziosi, il sovrintendente imposto spicciamente da Chiarabella sulla scorta dei suoi trascorsi alla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, è già all'opera (scusate il facile calembour) per contribuire al risanamento dell'Ente, creando nuove funzioni e ingaggiando nuovi collaboratori.
Intanto nel tempio della lirica immortale arrivano le prime promozioni, a conferma che l'aria è cambiata e i talenti misconosciuti possono finalmente realizzarsi a prescindere dalle vecchie e vituperate logiche spartitorie.
Per il corista-sindacalista del Regio Roberto Guenno si apre una carriera di vertice. Avrebbe già lasciato, o starebbe per lasciare, il suo posto nelle file del coro per sistemarsi in un ufficio vicino a quello di Graziosi, con l'incarico di occuparsi della ricerca di fondi europei e della costituenda agenzia di formazione. Guenno non sarà solo nella nobile impresa: ad affiancarlo ci sarà una seconda "risorsa umana" sulla quale al momento non dispongo di dati certi.
Guenno è uomo di provata e adamantina fede: candidato nelle liste del M5S alle Regionali 2014 e poi alle Comunali 2016 (sempre trombato, purtroppo), di recente ha scritto insieme con Pierluigi Dilengite il progetto di radicale riforma che la giunta cinquestelle si appresta a infliggere al Regio. Un progetto caldamente propugnato dall'assessore vicario alla Cultura Massimo Giovara, che troverà tanto più la strada spianata se - come mi pare prevedibile - la poltrona del Comune nel Consiglio di indirizzo del Regio sarà occupata da Marco Ricagno, un altro cantante d'opera & candidato trombato della lista Appendino alle Comunali.
Ma torniamo a Guenno e alla sua fresca nomina. Ignoro se adesso il cantante continuerà a cantare nel coro: temo che le gravose responsabilità del nuovo incarico lo assorbiranno totalmente, per cui si renderà necessaria l'assunzione di un altro corista. In tal caso potremo segnare all'attivo del neosovrintendente Graziosi anche un apprezzabile contributo alla lotta contro la disoccupazione in ambito artistico.
Ma non si vive di sole risorse interne. L'ottimo Graziosi, radici marchigiane e vision internazionale, si prodiga per rimpolpare la ridottissima squadra del Regio (376 dipendenti) convocando talenti da tutt'Italia. O almeno da quella parte d'Italia compresa fra Gabicce Mare e Porto d'Ascoli.
Come prima mossa ha provveduto a rimpiazzare la responsabile del personale, Alessandra Bazoli, in aspettativa, assicurandosi i servigi dell'avvocato Francesca Orazi, che - se internet non mi inganna - tieno lo studio ad Ancona, ed è esperta di legislazione dello spettacolo.
Sistemato il personale, il marchigiano Graziosi ha ingaggiato una consulente per lo sviluppo del marketing, nella persona di tale Priscilla Alessandrini. Io ho trovato un sito (e in base ai dati in mio possesso non si tratta di una straordinaria omonimia) in cui una Priscilla Alessandrini di Porto San Giorgio (è incredibile che fucina di talenti siano le Marche) si autodefinisce una "comunicatrice con il debole per l’organizzazione di eventi e la redazione di progetti culturali" e ci rivela: "Coltivo e curo il mio lavoro come un giardino zen". Vabbé. Se è lei, anche il marketing del Regio sarà zen. Mi sento già rasserenato.
Per completare i ranghi della Legione Marchigiana arriverà - sempre con un contratto di consulenza - anche un social media manager. E' un giovinotto di belle speranze, naturalmente marchigiano, chiamato Mattia Toccaceli. Combinazione, ha già collaborato con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi (e anche con il Museo Federico II, altra creatura di Graziosi, sempre a Jesi).
Il Regio non è ancora fuori dalla crisi. Ma intanto hanno ricevuto i riconoscimenti del caso i suoi riformatori Roberto Guenno e Pier Luigi Dilengite, i due autori della famosa "mozione Giovara", così chiamata dal nome dell'assessore supplente alla Cultura che l'ha voluta proporre al Consiglio comunale. Mozione che il sovrintendente Graziosi,ingaggiato per applicarla, adesso si rivende nelle grandi linee come "piano industriale" per tenersi buone le fondazioni bancarie ed offrire al ministro amico Bonisola un pretesto per un intervento straordinario a favore del teatro lirico presieduto da Chiarabella.
La Stampa 5-5-19Sul suo nome (di Graziosi, ndr) ora però pesano gli «scivoloni» del passato e le scelte del presente, quelli che gli oppositori definiscono «modi di gestire la macchina Teatro discutibili e dubbi» e i difensori invece liquidano come «semplici chiacchiere». Gli scontenti, i dubbiosi e i preoccupati, però, aumentano: direttori, agenti, registi si fanno avanti dopo l’episodio raccontato dal regista tedesco della Traviata degli Specchi, Henning Brockhaus: «Sono stato anche minacciato da Graziosi, poi dopo una lunga “trattativa” mi ha proposto un contratto con l’agente Ariosi, con il quale però io non avevo nessun rapporto, ma se non avessi accettato mi rovinava la carriera» ha raccontato a La Stampa. Alcune email confermano i rapporti tesi di quel periodo. Fatti che risalirebbero agli anni in cui Graziosi lavorava al teatro dell’Opera di Astana, in Kazakistan, in qualità di advisor e counselor del vice direttore generale.
Lui si è sempre dichiarato estraneo all’episodio, respingendo le accuse, rivendicando la propria onestà. Altri però ora confermano quel modus operandi. Tra loro, anche Giancarlo del Monaco, classe 1943, figlio del celebre tenore Mario, nel curriculum successi e riconoscimenti, più di 100 titoli come regista di fama internazionale, già sovrintendente dello Staatstheater di Kassel, del Macerata Festival, a Bonn (quand’era capitale della Germania dell’Ovest) e all’Opera di Nizza e direttore artistico del Festival Opera di Tenerife.
GabosuTorino 19-5-19
Scrivevo ieri sul Corriere che sul sito del Regio non trovo traccia di un eventuale bando per l'affidamento della biglietteria on line. Per legge il bando è obbligatorio per appalti di valore oltre i 40 mila euro. Ma accade talora che tale disposizione venga "superata" suddividendo un singolo incarico in varie tranche su base annua, e calcolando ogni tranche come un incarico a se stante.
Ad ogni modo: bando o non bando, non si può escludere che l'industrioso sovrintendente abbia già in testa una società capace di trasformare la biglietteria on line in una gioiosa macchina da incassi. Non mi stupirei se fosse una società marchigiana. Il marchigiano Graziosi, infatti, dacché è arrivato al Regio ha rivelato ai torinesi quale inesauribile serbatoio di professionalità siano le Marche.
Ad esempio, per sostituire la direttrice del personale Alessandra Bazoli, in aspettativa, Graziosi ha scelto Francesca Orazi, avvocato esperto in legislazione dello spettacolo, con studio ad Ancona. L'avv. Orazi non dichiara pregresse esperienze di direzione del personale in aziende delle dimensioni del Regio (quasi 400 dipendenti), ma in compenso ha brillantemente assistito Graziosi in spinosi contenziosi legali, accompagnandolo nelle sue precedenti vite dal Museo Federico II alla Fondazione Pergolesi-Spontini. Un dinamico duo, insomma.
Qui al Regio, trattandosi di sostituzione temporanea, si è ritenuto che per far salire a bordo la preziosa avvocata non servisse un concorso pubblico: la questione però non è pacifica, e autorevoli giuristi sostengono l'esatto contrario. Dal sito del Regio risulta che da ottobre a dicembre 2018 l'avvocato Orazi ha ricevuto un compenso di 20.736 euro lordi, quasi settemila al mese. Il contratto scadrà soltanto il 30 agosto 2020.
Più generoso il compenso della consulente per lo sviluppo del marketing, la signora Priscilla Alessandrini di Porto San Giorgio, presidente dell'associazione culturale Lagrù. Lei nel suo sito si autodefinisce esperta di comunicazione aziendale: anzi, una "comunicatrice con il debole per l’organizzazione di eventi e la redazione di progetti culturali". Anche nel suo caso per l'affidamento non risulta evidenza pubblica. Dal sito del Regio si evince che la società Lagrù Play srls è titolare di un "contratto d'appalto per servizi inerenti all'attività di markentig" che prevede un compenso di 36 mila euro per il periodo dal 5 settembre al 21 dicembre 2018 (qui c'è l'elenco degli affidamenti del Regio: sono in ordine crescente di valore, per cui il nostro lo trovate scorrendo l'elenco fin quasi in fondo). Novemila euro lordi al mese, per quattro mesi scarsi, sono un interessante guiderdone, specie se si considerano i risultati. Ma si resta al di sotto del tetto legale dei 40 mila euro. Al momento la signora Alessandrini continua a prestare la sua consulenza per il Regio. Sul sito non è ancora pubblicato il contratto per il 2019.
GabosuTorino 22-5-19
Ieri Chiarabella ha ricevuto - nella sua duplice veste di sindaco e di presidente della Fondazione Teatro Regio - una lettera aperta inviatale da un gruppo di lavoratori del teatro che, purtroppo, non si firmano perché, scrivono, "hanno paura". Lettera anonima quindi, arrivata da un account di posta di fantasia. L'ambito di provenienza (dipendenti del Regio) è comunque verificato e confermato secondo le correnti procedure giornalistiche.
Nella lettera (trasmessa anche all'assessore Leon, al Consiglio d'indirizzo del Teatro, all'Associazione Amici del Regio e agli organi d'informazione) tali dipendenti denunciano una serie di comportamenti del sovrintendente Graziosi finalizzati "a incutere timore e mettere a tacere il dissenso". Per cui preferiscono non firmare. Graziosi, sostengono gli autori della lettera, "in questi ormai tredici mesi di mandato non ha fatto altro che mortificare e delegittimare, compromettendo un proficuo lavoro di squadra, a cominciare dai vertici, e serrandosi attorno a un ristrettissimo numero di persone di fiducia" baciate da imprevedibili e fulminee carriere. Tra l'altro, gli anonimi scriventi paventano il pericolo di "perdere il direttore artistico Alessandro Galoppini" (i rapporti con Graziosi si sono logorati?) dato che "le testimonianze dirette di cantanti e artisti avvalorano la sensazione che senza una figura competente e affidabile come la sua molti di loro non sarebbero tornati a lavorare qui: rischiamo dunque di compromettere un rapporto di fiducia con il Teatro, necessario data la scarsa liquidità disponibile e i lunghi tempi di pagamento". Salvo diversa disposizione superiore.
Gli autori della lettera auspicano di non dover essere testimoni di esotiche "pratiche kazake" (con riferimento ai trascorsi di Graziosi all'Opera di Astana); e citano "ombre" che graverebbero sullo stesso Graziosi, incarichi inesplicabili, appalti senza gara e altre "criticità" (le definiscono così) "legate alla scelta delle persone e dei fornitori". Molte di tali "ombre" e "criticità" sono già state segnalate dagli organi di informazione. Anche del disagio interno del Regio si parla da tempo, pur in mancanza di riscontri oggettivi.
GabosuTorino 7-6-19
Da qualche giorno un paio di curiosità mi molestavano, a proposito del Regio. Oggi ho finalmente avuto delle risposte.
La prima curiosità - che avevo condiviso con i lettori il 26 maggio scorso - riguardava l'eventualità che qualche magistrato, stimolato dal simpatico canaio, prima o poi non decidesse di vederci chiaro. E oggi apprendo dal Corriere della Sera che "da 48 ore due esposti giacciono sulla scrivania del procuratore aggiunto Enrica Gabetta. - scrivono sull'edizione torinese le colleghe Dotta e Lorenzetti. - Il primo esposto, anonimo nella forma visto che a piè di pagina non ci sono le firme, è la copia della lettera aperta che i lavoratori del Regio inviarono il 21 maggio... Il secondo, indirizzato alla Procura di Torino, ripercorre le stesse problematiche e fornisce spunti investigativi ai magistrati. Entrambi sono stati protocollati come anonimi, per quanto sia chiaro che a scriverli sia stata una parte delle maestranze dell’ente lirico di piazza Castello. Il passo successivo è l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura". Naturalmente, precisano le colleghe, "adesso spetterà alla Procura stabilire se gli esposti siano opera di detrattori che semplicemente non sono soddisfatti del sovrintendente o se invece siano stati commessi degli illeciti".
Tel chi.
Che dire? La giustizia faccia il suo corso, la magistratura appuri, la verità trionfi... A me viene meglio un classicissimo "sempre a farci conoscere". Al Regio, assicurano i padroni del vapore, deve cambiare tutto; intanto però non si rinuncia alle belle tradizioni di una volta, tipo ritrovarsi in casa ogni due per tre la procura che indaga. Poi magari non succede niente, un'indagine non è una sentenza, eccetera eccetera. Si sa, un'inchiesta della procura oggi a Torino è come una volta un sigaro e una croce da cavaliere: non si nega a nessuno. Ma insomma, non contiamocela con il prestigio del Regio. Averci le toghe che ti girano per casa, in genere non mi pare molto prestigioso; a meno che non sia per una soirée di gala o un ricevimento in villa.
GabosuTorino 26-5-19
Giovara distribuisce a destra e a manca patenti di retrivo conservatorismo a chi non aderisce alla gloriosa rivoluzione del Regio; e di infamia ai dipendenti che hanno paura di firmarsi per tema di ritorsioni, anziché domandarsi come sia possibile che al Regio ci siano dipendenti che temono ritorsioni, manco fossimo in una fabbrica di scarpe del Sudest asiatico. Galoppini ieri pomeriggio ha rotto il dignitoso riserbo di una vita e ha chiamato i giornali per precisare che lui mai e poi mai si è opposto al Piano industriale. Ha chiamato anche me: io non lo conosco bene, in precedenza abbiamo scambiato soltanto qualche convenevole casuale, però dalla telefonata non ho tratto l'impressione di aver a che fare con un retrivo conservatore scansafatiche, anzi: mi ha dato l'idea di un uomo innamorato di un teatro al quale ha dedicato la vita; un professionista esperto che in questo primo difficile anno con Graziosi ha collaborato lealmente addossandosi anche fatiche che non gli spettavano, per un compenso di gran lunga inferiore a quello, ad esempio, generosamente riconosciuto dal sovrintendente alla signora marchigiana ingaggiata per una consulenza di marketing della quale finora non si sono viste grandi tracce concrete.
Galoppini ha ripetuto anche a me che non se la sente più di condividere lo stile di gestione che Graziosi ha imposto al Regio. Non lancia accuse, semmai esprime perplessità e riserve sul modus operandi del sovrintendente, e non vuole esservi coinvolto. Per lui, mi ha detto, è una questione di deontologia professionale.
GabosuTorino 29-6-19
La Fondazione Teatro Regio ha scelto la società specializzata Praxi - protagonista fra l'altro del primo sfortunato tentativo di dare un direttore al Museo del Cinema nel remoto ottobre 2016 - per avviare "una manifestazione di interesse per la raccolta di candidature finalizzata al conferimento dell’incarico di sovrintendente". Dopo aver farfugliato per settimane di"procedure comparative" e altre misurazioni a doppio senso, finalmente gli allegri compagni del Regio hanno escogitato un nome per la sacra rappresentazione.
Ho letto il testo dell'avviso pubblicato sul sito della Praxi, e potete leggerlo anche voi a questo link. E dopo averlo letto, studiato e forse capito - magari anche troppo bene - mi sono girate seriamente le palle. Se questo è l'esordio del nuovo Consiglio d'indirizzo, stiamo freschi.
Così ho scritto un articolo che esce domani sul Corriere in cui esprimo con pacatezza le mie riserve e pongo alcune rispettose domande riguardanti le modalità dell'operazione Trova-Il-Tuo-Sovrintendente.
Non voglio ripetermi qui sul blog, in attesa che esca l'articolo. Ma potete verificare voi stessi come funziona la brillante operazione: gli aspiranti alla cadrega dovranno inviare documenti, autocertificazioni, lettera di motivazione, curriculum e pappardelle di rito entro e non oltre il 14 luglio. Due settimane. Scaduto il termine (quindi a partire dal 15 luglio) la Praxi dovrà fare una prima scrematura delle candidature in base ai cv, e inviare ai "finalisti" il famoso Piano industriale; gli sventurati dovranno leggerselo ed "elaborare riflessioni e spunti da illustrare nel corso del successivo colloquio" di fronte al Consiglio d'indirizzo del Regio fissato per venerdì 19 luglio, che così deciderà chi è il sovrintendente che avrà in mano il Regio per i prossimi 5 anni. Insomma: cinque anni in cinque giorni, roba che il Cepu se la sogna.
Alla nobile gara parteciperà anche il sovrintendente uscente Graziosi. Difficile negare che goda di qualche piccolissimo vantaggio. Il fatto che Graziosi il Piano già lo conosca, per averlo scritto con Guerzoni, non è certo un handicap. E poi, fortunata quanto fortuita circostanza, tra i requisiti dei candidati non si richiede una laurea vera, medaglia che purtroppo manca dal purprestigioso curriculum graziosiano, ma che con tutta evidenza è del tutto superflua per il sovrintendente di uno dei massimi teatri lirici italiani.
Eppure - chissà perché, forse dipende dalla mia natura malfidente - mi ha sfiorato il sia pur sospetto che l'intera "manifestazione d'interesse" possa anche essere soltanto una pantomima proforma, e che lorsignori il prossimo sovrintendente lo abbiano già scelto, e adesso si tratti soltanto di fare un po' d'ammuina a beneficio degli allocchi. E a quel punto mi sono sgorgate dal cuore le immortali parole di Oronzo Canà: "M'avete preso per un coglione!"
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