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LA CAMERA DI COMMERCIO SOSTIENE LA CULTURA "SCINTILLANTE"

Progetti innovativi: Angela Larotella e Vincenzo Ilotte

Magari non capisco niente. Ma a naso, direi che questa storia non migliorerà le quotazioni della Fondazione Cultura. Almeno, non fra gli operatori culturali privati.
Cerco di farla breve. Una volta la Camera di Commercio era una mano santa per le manifestazioni culturali. Un contributo lo dava quasi sempre. Poi il governo Renzi ha chiuso i rubinetti, le Camere di Commercio si sono ritrovate più povere, e i soldi delle sponsorizzazioni sono venuti a mancare. Per molti operatori è stato un bruttissimo colpo.

Un "progetto innovativo"

La Camera di Commercio di Torino però ha escogitato un sistema per far ripartire il sostegno alla cultura, spiega Ilotte, il presidente della medesima (Camera, non cultura): sono andati dalla Fondazione per la Cultura e insieme hanno pensato “Sposa la cultura”, ovvero quello che definiscono “un progetto innovativo e unico in Italia per coinvolgere gli imprenditori torinesi nel sostenere attivamente la vita culturale della città”. Copio dal comunicato: “Sposa la cultura significa sposare i progetti della Città, come Biennale Democrazia, Torino Jazz Festival, Torino Classical Music Festival, Todays, Mito SettembreMusica, Natale coi fiocchi, Capodanno a Torino, le grandi mostre”. Prendete nota: trattasi delle iniziative gestite direttamente dal Comune, e per le quali la Fondazione già provvede a raccogliere sponsorizzazioni. Per il Jazz Festival, ad esempio, quest'anno ha tirato su oltre ottocentomila eurini. Lì, i soldi dell'Iren non mancano mai (by the way). 
Prosegue il comunicato: “Il progetto si rivolge alle oltre 107.000 imprese presenti sul territorio cittadino che, attraverso il sostegno agli eventi culturali, possono interpretare un ruolo di primo piano e avviare una partnership virtuosa capace di moltiplicare l’investimento con significativi ritorni in termini di comunicazione, relazioni e valorizzazione della propria immagine, sfruttando gli strumenti messi a disposizione dalle singole iniziative. A seconda dell’entità dell’investimento, articolato in scaglioni progressivi, i soggetti che aderiscono a questo originale matrimonio hanno accesso a un ampio ventaglio di benefit e a specifici canali di promozione: si parte dalle nozze di cotone, che garantiscono con 250 euro l’ingresso a questo esclusivo club della cultura, fino ad arrivare alle nozze di diamante, che con un sostegno di 15.000 euro permettono alle imprese la possibilità di scegliere la progettualità che maggiormente risponde alle proprie esigenze di marketing e attivare un rapporto di sponsorizzazione con un articolato piano di visibilità del marchio e dell’attività dell’azienda. Con Sposa la cultura si entra a far parte di un club speciale, che offre l’opportunità di essere protagonisti delle principali iniziative della Città: un’occasione di partecipazione, scambio e confronto per condividere i risultati e discutere insieme nuove suggestioni, idee, servizi e proposte”.
Dalla cartella stampa: "Le più belle manifestazioni culturali della città". Estiquatsii...

Me la sono e me la canto

Stamattina il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte e la segretaria generale della Fondazione per la Cultura Angela Larotella hanno presentato il “progetto innovativo”. Distribuivano pure una cartella stampa dove c'è scritto: “Sposa la cultura e vai a nozze con le più belle manifestazioni culturali della città”. Segue elenco delle “più belle manifestazioni culturali della città”. Esse sono, nella visione di Camera di Commercio e Fondazione per la Cultura, corresponsabili della cartella stampa, “Biennale Democrazia, Torino Jazz Festival, Torino Classical Music FestivalTodays, Mito SettembreMusica, Natale coi fiocchi e Capodanno a Torino”. E stop. Insomma: le sei manifestazioni che il Comune organizza in proprio. Come dire: me la sono e me la canto. Piove sempre sul bagnato. E tutto il resto è noia.
Lasciamo da parte le mie opinioni personali, in base alle quali metà di queste brillanti iniziative si potrebbero archiviare senza rimpianti alla voce "puttanate". Ma oggettivamente, siamo sicuri che siano davvero, tutte, "le più belle manifestazioni culturali della città"? Ma va là... Un po' di sano realismo non guasterebbe

I privati desolati

Mentre Ilotte e Larotella asserivano quanto sopra, alle mie spalle erano seduti alcuni operatori privati. Sentivo il rizzarsi dei loro capelli. Uno di essi, Andrea Busto del Museo Fico, ha preso timidamente la parola: “Anche noi, piccolo museo privato, facciamo fundraising per sostenerci – ha detto. - Con questa iniziativa, come fate a non monopolizzare gli sponsor tagliandoci di conseguenza le risorse?”.
Già, come fanno? Replica di Ilotte e Larotella: “Se il progetto funzionerà, in futuro non è escluso che possa essere esteso ad altri...”. Non è escluso. In futuro.

Manifestazioni scintillanti

Essendo punk, non credo nel futuro. Quindi ho chiesto lumi a Ilotte e Larotella. Ilotte mi ha affascinato, spiegandomi che loro, la Camera di Commercio, si sono rivolti alla Fondazione perché vogliono puntare sulle grandi manifestazioni. Gli ho domandato in base a quali criteri egli consideri Biennale Democrazia “più grande” di - poni - Torino Spiritualità. Ho avuto l'impressione che stessimo parlando lingue molto diverse. Impressione confermata quando gli ho citato il Torino Film Festival, e lui mi ha obiettato che i loro associati cercano “manifestazioni scintillanti”. Tipo Natale coi fiocchi?, ho domandato io. Tipo. Scintillante.
Ho rinunciato a elencargli un'altra mezza dozzina di rassegne e festival che considero più “scintillanti” (e soprattutto culturalmente più significativi e dignitosi) di Natale coi fiocchi. Non amo sprecare il fiato, specie con chi parla un'altra lingua. Li elenco per voi: Tglff, View Festival, Club to Club, Movement, Festival delle Colline, Sottodiciotto. E potrei continuare a lungo. Che poi, il Salone del Libro che cos'è? La fiera della porchetta?

Porte aperte: ma pensarci prima?

A questo punto, quelli di Fondazione Cultura (oltre a Larotella, c'era anche Alessandro Bianchi) avevano l'aria piuttosto preoccupata, e si sono premurati di spiegarmi che in realtà questo è soltanto un inizio: “Abbiamo cominciato con le manifestazioni per le quali potevamo direttamente garantire una contropartita agli sponsor dato che le organizziamo noi", mi hanno detto. "Ma altri potranno entrare - hanno aggiunto, - tanto più che per molte delle manifestazioni di cui tu parli la Fondazione già fa lavoro di fundraising”. Giusto, gli ho obiettato: quindi ci voleva poco a fare un giro di telefonate, domandare chi ci stava, e venire in conferenza stampa con un elenco di manifestazioni sponsorizzabili che non suonasse come una partita riservata ai “festival comunali”. Seguono faccette sverse, perché certo in un prosieguo, ma come no altri potranno entrare nel club (“nel club”!), e sicuro questo è un primo passo, eccetera eccetera.

Terra bruciata

Io vorrei anche far notare ai profeti delle magnifiche sorti e progressive che andare dal piccolissimo imprenditore facendogli “scintillare” sotto il naso l'opportunità di mettere il suo nome tra i sostenitori della “manifestazione scintillante” in cambio di 250 euro significa tagliare l'erba sotto i piedi alle piccole manifestazioni che si sbattono per racimolare per l'appunto gli sponsorini da 250 euro cadauno. Poi ci rifletto, e mi dico che sono troppo vecchio e troppo stronzo per preoccuparmi di queste poverate. Capisciammè: prima gli spieghi che la festa è finita, che devono scordarsi dei contributi pubblici, e che muovano il culo per trovarsi i finanziamenti privati. Addirittura, la Regione si mette a insegnare ai piccoli operatori come fare il fundraising. E tu intanto scateni una macchina imponente – Camera di Commercio più Fondazione Cultura – per rastrellare gli sponsor da 250 euro a beneficio delle “manifestazioni scintillanti”. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
Capisco ancora la Camera di Commercio: trattasi di privati, hanno il sacrosanto diritto di fare le scelte che meglio gli aggradano. Però la Fondazione per la Cultura, ennò... E' roba pubblica, quella, e certe valutazioni sono obbligatorie. Raga, questa è politica, mica marketing. Ma siete fuori?
Per correttezza e completezza, aggiungo che mi hanno pure detto, confusamente, che "i soldi che lo sponsor paga per figurare in una certa manifestazione magari saranno in concreto dirottati su un'altra che ne ha bisogno". E io sono Giorgio Washington.

Bonus track: le dichiarazioni

A beneficio dei veri intenditori, copio-incollo le dichiarazioni riportate nel comunicato stampa.
“La sfida di una Torino culturale e turistica è un obiettivo sentito e condiviso che ha richiesto uno sforzo collettivo nel costruire opportunità e nell’immaginare formule innovative – ha dichiarato il sindaco Piero Fassino – Ecco perché un dialogo fattivo e sinergico tra pubblico e privato, come avviene con questo progetto inedito e originale, rappresenta la chiave per tutelare e valorizzare il patrimonio di competenze, energie e risorse della città, nell’ottica dell’affermazione e del radicamento dei traguardi conseguiti in questi anni. Una bella occasione per coniugare l’investimento sulla cultura con la promozione delle eccellenze produttive del nostro territorio.”
“La centralità conquistata da Torino nel panorama nazionale e internazionale conferma il ruolo della cultura come motore per lo sviluppo economico di un territorio e come servizio fondamentale per la crescita di una comunità – ha sottolineato Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di commercio di Torino. - Investire in cultura per un’azienda significa dunque legare il proprio marchio a un sistema di valori civili e d’impresa, e allo stesso tempo avviare una strategia di responsabilità sociale verso il territorio in cui opera”.

Morale della favola (cito sempre dal comunicato): “Per aderire al progetto, le imprese possono visitare la sezione speciale Sposa la cultura del sito www.fondazioneperlaculturatorino.it  e compilare agilmente (agilmente! Sono fantastici. NdG) un form (form! Li adoro. NdG) dove indicare i propri dati e scegliere, a seconda dell’entità di investimento, la tipologia di pacchetto offerta”.
Pacchetto offerta. Sono estasiato. Letteralmente. E agilmente.

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