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I RAGLI E I FATTI: LA VERITA', VI PREGO, SULL'EGIZIO A CATANIA

Non volevo proprio più occuparmene, del dossier "Egizio a Catania".
E' la classica situazione che mi brasa le palle. Quando tu indichi all'idiota la luna in cielo e quello ti dice saccente che sulla punta del dito non c'è nessuna luna. Disarmante.
Però la petulanza è intollerabile.
Quindi mi tocca.
Posto che ho spiegato da tempo immemorabile in che cosa consiste il tanto temuto "trasferimento" a un museo di Catania di alcuni degli oltre trentamila reperti che giacciono inutili ai più nei depositi dell'Egizio; che ho anche plasticamente mostrato di quali inestimabili "tesori" si tratti; che ho registrato le "manifestazioni" di alcuni signori contro il trasferimento; e soprattutto che ho promesso a me stesso di non perdere più tempo a discutere del nulla; e che è pure inutile scriverne poiché a taluni mancano i codici interpretativi per comprendere la scrittura; tutto ciò premesso, questi egittologi della mutua mi ci tirano per i capelli.
Una premessa metodologica. A me, personalmente, che quei reperti stiano in magazzino a Torino o vadano a Catania non me ne può fregare di meno: non sono capolavori imperdibili, nel migliore dei casi sono oggetti simili o identici a quelli già in mostra e non avrebbe senso esporli qui a Torino, per cui presumo che non li vedrò mai e vivrò benissimo lo stesso. 
Il problema è che non gliene frega un belino neppure a quei politici che tanto si agitano contro il trasferimento, mossi unicamente dalla convenienza di intestarsi una battaglia scema finché si vuole, ma che promette una qualche visibilità.

Il prezzo della democrazia

Immagino che questo sia il prezzo della democrazia. Buon per loro. Ma potrò democraticamente averne i coglioni che versano?
Ancora oggi mi tocca di sopportare democraticamente due minchiate solenni:
1) il manifestino di un "comitato" che inanella inesattezze e approssimazioni (e fin qui ci può stare, la sopravvivenza politica lo giustifica) ma soprattutto colpevoli baggianate;
2) l'interrogazione di un consigliere regionale da me stipendiato, tale Gianna Gancia in Calderoli della Lega Nord. Costei, con evidente competenza e conoscenza della materia, scrive: “La Regione ci dica se intenderà cercare di evitare il trasferimento di parte dei reperti del Museo Egizio, scongiurando così quello che potrebbe essere visto come un vero e proprio sfregio non solo nei confronti della Città di Torino, ma del Piemonte intero. Associazioni culturali, Cittadini e Comitati istituiti ad hoc hanno già dato il via a mobilitazioni (se ne sono visti preclari esempi, NdG) per tentare di fermare il trasloco a Catania di cimeli finora custoditi nei magazzini del Museo di via Accademia delle Scienze. A fronte di un accordo che pare (pare? Checcazzo vuol dire, "pare"? Almeno informati, prima di cianciare! Sei un consigliere regionale, mica Pinuccia la portiera. NdG) già stipulato tra la Fondazione del Museo Egizio e il Comune di Catania, riteniamo comunque necessario un intervento da parte di Regione e Comune di Torino, che tenga conto del volere dei Piemontesi contrari alla cessione di una parte delle ricchezze culturali del Piemonte”. A oggi, ore 6 del 21 febbraio, risultano due petizioni on line contro il progetto, per un totale di 248 firme.

Date e opinioni

Di tali ricchezze culturali, peraltro, i colti animatori dei "comitati ad hoc" sembrano del tutto digiuni. Costoro, nel manifestino delle loro doglianze (che potete ammirare qui a fianco), scrivono testualmente che la collezione dell'Egizio è "patrimonio torinese da oltre 250 anni". Odio fare l'insegnante di sostegno, avendo pagato le tasse nella speranza che ci pensassero le maestre delle elementari: ma mi corre l'obbligo di notificare ad "associazioni culturali, cittadini e comitati istituiti ad hoc" che il "Regio Museo delle Antichità Egizie" venne fondato nel 1824 con l'acquisizione da parte dei Savoia della collezione Drovetti: per cui gli anni sono, a oggi, 193. Da 258 anni, cioé dal 1759, sono a Torino soltanto i pochi oggetti che Vitaliano Donati comperò in Egitto per conto di Carlo Emanuele III: oggetti che peraltro non è previsto che si muovano da Torino, e che sarebbe comunque ardito identificare con l'attuale collezione, proprietà dello Stato (non della Regione né del Comune) conferita per trent'anni alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie con un accordo del 2004.

Numeri a muzzo

Gli egittologi del bar sport scrivono inoltre che sarebbero destinati a Catania ben 17 mila pezzi. Essi probabilmente non hanno mai messo piede al Museo Egizio: altrimenti saprebbero che l'Egizio oggi espone 3300 pezzi (più quelli delle Gallerie della Cultura Materiale: ma non tento neppure di spiegargli che cos'è, non posso farcela). Ad ogni modo: nel precedente allestimento i reperti esposti erano circa seimila, con il nuovo li hanno ridotti perché erano troppi e superflui, e guarda un po', i visitatori sono aumentati a dismisura. Ma cosa minchia pensano che se ne facciano, a Catania, di diciassettemila reperti? Dove li espongono? Nel cratere dell'Etna? Non avendo mai frequentato una mostra - a parte, forse, quella del bue grasso - gli espertoni in strategie museali non si rendono neppure contro che per una mostra, una grande mostra, quattrocento pezzi sono già uno sproposito. Altro che diciassettemila. 

Logiche ferree

E di sicuro gli espertoni che invocano "mostre itineranti" ignorano (non potendo per antonomasia fare altro) la vivace attività del Museo nell'ambito, giustappunto, delle mostre itineranti. Il vertice del nonsense lo toccano però quando paventano "l'inevitabile calo di afflusso dei visitatori" come conseguenza del trasferimento a Catania di reperti che non sono esposti all'Egizio di Torino. Una logica ferrea, direi.
E' inutile. Sono pianeti - anzi, sistemi solari - diversi. Da una parte dell'Universo c'è chi sa, chi studia, chi si informa, chi banalmente parla a ragion veduta e con cognizione di causa: nell'altra galassia, sul pianeta Papalla, abitano quelli che blaterano perché hanno un buco in faccia e hanno costruito le loro opinioni al bar sport. O su internet, che è poi lo stesso.
E' il prezzo della democrazia, dicono. Not in my name, sia chiaro. Ma nel pieno rispetto dei tempi e dei modi democratici, è da tempo fissato per il 3 marzo un incontro del direttore del Museo Egizio Christian Greco con i fini intellettuali della Commissione cultura. In quella sede egli tenterà di far capire a lorsignori il reale stato dell'arte.
Nel frattempo, stremati, i responsabili dell'Egizio oggi pubblicano sul sito del Museo una nota esplicativa. La riporto anch'io, beninteso per dovere di cronaca: non mi sfiora neppure lontanamente la stupidissima illusione che certi concetti possano penetrare in tante marmoree cabeze.

La nota del Museo Egizio

In relazione alla crescente circolazione di notizie costruite sulla base di fonti non ufficiali, la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino intende rendere pubblica la propria posizione riguardo al progetto di trasferimento di una selezione di reperti egizi a Catania, presso il Convento dei Crociferi.
  • Da circa un anno sono in corso incontri di approfondimento e verifica da parte del Museo Egizio per valutare la proposta ricevuta dalla Città di Catania, che è stata sin dall’inizio condivisa con il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino e con il Consiglio di Amministrazione i cui rappresentanti sono nominati direttamente dal Collegio dei Fondatori (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT).
  • Nessun accordo è stato ancora firmato e sono tuttora in corso le opportune valutazioni di fattibilità del progetto al fine di produrre una bozza di accordo condivisa e definita dagli uffici legali dei tre enti coinvolti.
  • Il Museo Egizio è stato fondato nel 1824. La Fondazione Museo delle Antichità Egizie è stata costituita nel 2004 come innovativo strumento di gestione museale e ad essa lo Stato Italiano, proprietario del bene, ha conferito la collezione di circa 50.000 reperti di antichità egizie per una durata di 30 anni.
  • Gli oggetti dell’esposizione permanente sono 3.300 e altri 13.000 sono stati allestiti nelle Gallerie della Cultura Materiale, un percorso parallelo che offre al pubblico l’accessibilità di parte dei materiali custoditi nei depositi.
  • Se e quando verrà formalizzato l’accordo con Catania, la selezione dei reperti egizi di età ellenistica  (se gli egittologi del bar sport sanno che cos'è "l'età ellenistica" giuro che mangio un cane, NdG) destinati alla città etnea non sarebbe superiore ai 300 pezzi, selezionati fra i materiali custoditi nei depositi e non destinati, né ora né in futuro, all’esposizione permanente del Museo Egizio.
  • Il Museo Egizio ha un fitto programma di mostre temporanee: nel 2016 ha prodotto “Il Nilo a Pompei. Visioni d’Egitto nel mondo romano”, in collaborazione con la Soprintendenza Pompei e il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) che, grazie al contributo di 20 enti prestatori, ha permesso a 216.851 visitatori di vedere artefatti di eccezionale valore artistico mai esposti a Torino. Nel corso dell’anno ha inoltre inaugurato mostre a Leiden (NL) e a Karlsruhe (D) che sono tuttora in corso. L’11 marzo 2017 apre “Missione Egitto 1903 -1920. L’avventura archeologica M.A.I. raccontata”, un’esposizione sviluppata dal Museo Egizio per raccontare e valorizzare la prima Missione Archeologica Italiana guidata da Ernesto Schiaparelli. Anche per questa esposizione è stato fondamentale il contributo di oltre 20 enti prestatori tra cui il British Museum. Infine, per il 2017, la programmazione prevede una mostra San Pietroburgo e un’esposizione itinerante in Cina che toccherà cinque città.
  • Negli ultimi 10 anni il Museo Egizio ha costantemente incrementato il numero di visitatori e ha portato a compimento un importante progetto di ristrutturazione e ampliamento senza chiudere al pubblico neppure un giorno. Nel 2016 ha registrato un incremento del 20% con 852.095 ingressi, dato che gli consente di mantenere saldamente la sua posizione tra i 10 musei più visitati d’Italia.

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