Giorgio Li Calzi |
Per adesso è tutto. Poi, con calma, approfondiremo. Per il momento, io faccio a Giorgio Li Calzi gli auguri di buon lavoro (ne avrà un dannato bisogno...) e voi godetevi il comunicato stampa del Comune. Percularlo sarebbe troppo facile, ma è tardi e vorrei vedermi un po' di tivù. Un'altra volta, magari.
Un nuovo direttore, una nuova squadra, un festival rinnovato per Torino.
“I grandi eventi cittadini possono acquisire un’importante funzione di sostegno al radicamento delle attività culturali permanenti presenti da anni in città – afferma Francesca Leon, assessora alla cultura della Città -. Per questo crediamo sia necessario passare da una concezione di evento estemporaneo con ricadute limitate nel tempo (e nello spazio. E intanto il ROI non lo ha tirato fuori, alla faccia del cazzo della trasparenza. NdG) a una che veda l’evento come pietra miliare di tutte le attività che si svolgono nell’arco dell’anno”.
Il Torino Jazz Festival 2018 cercherà di investire le risorse economiche anche come leva per garantire visibilità ai musicisti e ai club torinesi durante tutto l'anno grazie a una rivalutazione del marchio. Fondamentale – com’è avvenuto sperimentalmente lo scorso maggio con la rassegna Narrazioni Jazz (Sperimentalmente. Fantastico: adesso si scopre che era tutto un esperimento. Quindi non ero io lo stronzo che faceva il pomodorino, ma erano loro i pomodorini che... NdG) - sarà il coinvolgimento attraverso un bando pubblico di operatori, scuole e dei soggetti che hanno reso ricco il patrimonio jazzistico e musicale della città.
Per far crescere il Festival Jazz, l’assessorato alla cultura della Città ha individuato un direttore artistico in grado di raccogliere le istanze dei musicisti, dedicare grande attenzione ai nuovi linguaggi e, soprattutto, collaborare anche con altri ambiti artistici.
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