Oggi sono alquanto incazzato.
L’embargo è richiesto dal produttore FILMAURO e dal distributore VISION DISTRIBUTION".
Nella mia vita di giornalista mi sono imbattuto in sinistri personaggi d'ogni sorta che hanno accampato le pretese più stravaganti e proterve, e li ho regolarmente mandati a cagare e mi sono trovato benissimo e non ci ho rimesso neppure una notizia, anzi.
Ma davvero una stronzata come quella che mi è capitata sotto il naso ieri non l'avevo mai vista né annusata.
Dunque: ieri c'era l'anteprima del nuovo film di Verdone al Massaua, anche quella ficcata a forza - quasi fosse chissà che straordinaria meraviglia - nell'immaginifico "ambito di Torino Città del Cinema 2020" per carità di patria e volontà di lorsignori. E in tarda mattinata era pure previsto l'immancabile incontro-stampa con regista e attori: una banalità di rito in similari occasioni.
Io non mi ero neppure accreditato: frega sega, a dirla con sincerità. Però una collega accreditata riceve la conferma e mi fa: "Guarda un po' cosa chiedono questi". Io guardo, e leggo: "Gentilissimi, ho il piacere di comunicarvi che Carlo Verdone, Anna Foglietta, Max Tortora e Rocco Papaleo il 3 febbraio alle 12,30 presso l’NH hotel di piazza Carlo Emanuele II, 15 terranno la conferenza stampa di presentazione in anteprima ed in esclusiva per Torino e il Piemonte di “Si vive una volta sola”, il nuovo film di e con Carlo Verdone. Il film uscirà nelle sale il 26 febbraio e sarà presentato alla stampa nazionale il 14 febbraio. Per questa ragione, in allegato oltre all’invito troverete l’embargo voluto dal produttore FILMAURO e dal distributore VISION DISTRIBUTION. Una copia dello stesso sarà comunque disponibile il giorno della conferenza stampa presso il desk di registrazione".
Prego? Ma vediamolo subito, questo "embrargo". Oltre i confini della realtà. Quegli sciroccati pretenderebbero che i giornalisti, per bearsi della preziosa opportunità di incontrare il sor Verdone (non Scorsese, e manco Tarantino), firmino la seguente dichiarazione: "Il sottoscritto eccetera eccetera partecipando all’incontro stampa del film “Si Vive Una Volta Sola” di Carlo Verdone, che si svolgerà il 3 febbraio, si impegna a non diffondere su nessun mezzo televisivo e/o radiofonico, stampa cartacea, web e/o tramite social network (Facebook, Instagram, Twitter, blog, etc.) alcuna informazione, immagine, valutazione personale e/o giudizio critico sul film a livello nazionale, non prima delle ore 13.00 del 14 Febbraio.
La divulgazione può avvenire solo sulle pagine locali/regionali.L’embargo è richiesto dal produttore FILMAURO e dal distributore VISION DISTRIBUTION".
Scusa, fammi capire: tu, per giustificare una pretesa che non sta né in cielo né in terra scrivi che "il film sarà presentato alla stampa nazionale il 14 febbraio"? E noi chi siamo? La stampa del villaggio? Così la pensate voi romani? Che qui, alla periferia dell'impero, stiamo ancora sulle palafitte? Che scriviamo sui menhir?
Già, la pensate così. E difatti a chi gli fa notare che anche un giornale locale ha un sito internet, i nostri genii della comunicazione rispondono che "la notizia si può diffondere anche su internet, ma soltanto nel notiziario locale". Cioé, nella tua visione distorta da lupacchiotto de Roma immagini che noi poveri buzzurri ci abbiamo l'internet locale, che oltre il Ticino manco arriva? Ma come può una mente normodotata, nel 2020, non capire che una notizia non è più "locale" o "nazionale", ma sempre e comunque globale, indipendentemente che stia su un sito, un blog, un social, un foglio di carta, in radio, in tivù o sui muri.
Ammesso e non concesso che tutti i giornalisti di Torino e del Piemonte - tutti, nessuno escluso - siano talmente smidollati da firmare un documento siffatto, questi pensano seriamente che una notizia riportata da un organo d'informazione "locale" (definizione di per sé ormai priva di senso logico) non trapeli oltre i confini piemontesi. Fantastici. Manco il Piemonte fosse l'Albania di Hoxa. Euhei, ragassuoli, ma da che pianeta arrivate?
D'altra parte li ho sentiti io, con queste orecchie, i grandi strateghi della Città del Cinema - la triade Appendino, Sacco & Leon - raccontare che la Città del Cinema attirerà a Torino fiumane di turisti. E quello che appena l'altro ieri mi di diceva che "la Città del Cinema serve a far sapere alla gente che a Torino esiste un sistema cinematografico importante, perché la gente non solo sa"?
Farlo sapere alla gente di dove, visto che nella Città del Cinema si fanno le cose ma fuori dal Piemonte non si devono sapere?
"E' tempo di varcare i confini", proclamavano orgogliosi i nostri baldi zuavi inaugurando, con il Tff, il fantasmagorico anno della Città del Cinema, o se preferite il "Film lungo un anno". Forse alludevano ai confini della provincia di Torino, non certo al Ticino o alle Alpi.
Il bello è che poi i nostri prodi zuavi i confini li varcano sul serio, loro, e vanno fino a Parigi per pubblicizzare 'sta figata di Città del Cinema riservata ai turisti di Callianetto. Me li immagino a bordo Senna che concionano i parigini: "Vus savé che à Turen fuma una rob che s'appell la Sità del Sinemà ma non puis dir de plu perché l'è un segrèt sol per les piemontés...".
Che poi sai ai parigini cosa gli sbatte dell'anteprima del film di Verdone...
Cioé, capisco che un gestore o produttore cinematografico ignorino le meraviglie delle nuove tecnologie della comunicazione: ma spiegarglielo voi, addetti stampa in teoria esperti, che i piccioni viaggiatori non si usano più, e che la Cortina di Ferro si è dissolta quarant'anni fa? Non riuscire a stoppare una simile insolente sbandata è un'imperdonabile prova di inadeguatezza professionale. E se non sentono ragione, li si manda a cagare: avallare tanta sciocca sicumera è un autogol più dannoso che perdere un cliente.
Ma poi, se a quelli gli bruciava tanto il culo che fuori dai confini dell'insignificante Piemonte trapelasse la notizia di questa "anteprima dell'anteprima", beh, non la facessero, e basta. Giuro che sopravvivevamo anche senza l'anteprima dell'anteprima di un film di Verdone. Ripeto, Verdone.
A chi cazzo frega di 'sta anteprima? A noi? A voi? A loro? A giudicare da come l'hanno impostata, si direbbe che l'anteprima serva a promuovere, più che la Città del Cinema, il film stesso. Difatti viene modellata in base agli interessi della produzione e della distribuzione: ovvero non inimicarsi i giornali non torinesi; e intanto approfittare dell'occasione di presentare il film a Torino con il massimo can can e la minima spesa, visto che a suonargli la grancassa ci pensa il Comune.
Vabbé, immagino che da Torino gli abbiano stressato le glorie a raffica, quelli di Film Commission o quelli del Massaua, a loro volta stressati dai merlotti del Comune alla disperata ricerca della qualunque pur di riempire l'insensato scatolone vuoto della Città del Cinema che si sono inventati per darsi un tono.
Però alle persone di buona creanza basta un no fermo e cortese per stoppare il molestatore. Non è necessario insultare la dignità e l'intelligenza (per quanto poco le si valuti) dei giornalisti, e quel che è peggio insultare Torino dichiarando in pratica di considerarla il buco del culo del mondo, un villaggio delle Gallie dove ciò che accade non ha nessuna rilevanza rispetto gli scintillanti palcoscenici internazionali che quei tizi sono soliti frequentare. E invece quelli si saranno detti: ma sì, concediamogliela, l'anteprima, a 'sti poveracci, basta che tutto resti confinato nel buco del culo del mondo, nei notiziari "regionali", nell'internet cavernicola dei piemontesi cavernicoli.
Premetto che il nuovo film di Verdone si colloca, nella scala delle cose che mi interessano, largamente al di sotto del sistema riproduttivo della cicindela aurata e più o meno al livello del prossimo romanzo di Fabio Volo. Ma se in un momento di disordine mentale mi fossi recato all'incontro stampa, e lì giunto mi avessero piazzato sotto il naso quella minchiata di foglio dell'embargo da firmare, non so se avrei resistito all'impulso di mettergli le mani in faccia. Davvero pensano che uno si metta così a novanta gradi pur di vedere il film che Verdone fa da vent'anni, o di ascoltare la dichiarazione che da vent'anni Verdone fa ogni volta che viene a Torino?
D'altra parte li ho sentiti io, con queste orecchie, i grandi strateghi della Città del Cinema - la triade Appendino, Sacco & Leon - raccontare che la Città del Cinema attirerà a Torino fiumane di turisti. E quello che appena l'altro ieri mi di diceva che "la Città del Cinema serve a far sapere alla gente che a Torino esiste un sistema cinematografico importante, perché la gente non solo sa"?
Farlo sapere alla gente di dove, visto che nella Città del Cinema si fanno le cose ma fuori dal Piemonte non si devono sapere?
"E' tempo di varcare i confini", proclamavano orgogliosi i nostri baldi zuavi inaugurando, con il Tff, il fantasmagorico anno della Città del Cinema, o se preferite il "Film lungo un anno". Forse alludevano ai confini della provincia di Torino, non certo al Ticino o alle Alpi.
Il bello è che poi i nostri prodi zuavi i confini li varcano sul serio, loro, e vanno fino a Parigi per pubblicizzare 'sta figata di Città del Cinema riservata ai turisti di Callianetto. Me li immagino a bordo Senna che concionano i parigini: "Vus savé che à Turen fuma una rob che s'appell la Sità del Sinemà ma non puis dir de plu perché l'è un segrèt sol per les piemontés...".
Che poi sai ai parigini cosa gli sbatte dell'anteprima del film di Verdone...
Cioé, capisco che un gestore o produttore cinematografico ignorino le meraviglie delle nuove tecnologie della comunicazione: ma spiegarglielo voi, addetti stampa in teoria esperti, che i piccioni viaggiatori non si usano più, e che la Cortina di Ferro si è dissolta quarant'anni fa? Non riuscire a stoppare una simile insolente sbandata è un'imperdonabile prova di inadeguatezza professionale. E se non sentono ragione, li si manda a cagare: avallare tanta sciocca sicumera è un autogol più dannoso che perdere un cliente.
Ma poi, se a quelli gli bruciava tanto il culo che fuori dai confini dell'insignificante Piemonte trapelasse la notizia di questa "anteprima dell'anteprima", beh, non la facessero, e basta. Giuro che sopravvivevamo anche senza l'anteprima dell'anteprima di un film di Verdone. Ripeto, Verdone.
A chi cazzo frega di 'sta anteprima? A noi? A voi? A loro? A giudicare da come l'hanno impostata, si direbbe che l'anteprima serva a promuovere, più che la Città del Cinema, il film stesso. Difatti viene modellata in base agli interessi della produzione e della distribuzione: ovvero non inimicarsi i giornali non torinesi; e intanto approfittare dell'occasione di presentare il film a Torino con il massimo can can e la minima spesa, visto che a suonargli la grancassa ci pensa il Comune.
Vabbé, immagino che da Torino gli abbiano stressato le glorie a raffica, quelli di Film Commission o quelli del Massaua, a loro volta stressati dai merlotti del Comune alla disperata ricerca della qualunque pur di riempire l'insensato scatolone vuoto della Città del Cinema che si sono inventati per darsi un tono.
Però alle persone di buona creanza basta un no fermo e cortese per stoppare il molestatore. Non è necessario insultare la dignità e l'intelligenza (per quanto poco le si valuti) dei giornalisti, e quel che è peggio insultare Torino dichiarando in pratica di considerarla il buco del culo del mondo, un villaggio delle Gallie dove ciò che accade non ha nessuna rilevanza rispetto gli scintillanti palcoscenici internazionali che quei tizi sono soliti frequentare. E invece quelli si saranno detti: ma sì, concediamogliela, l'anteprima, a 'sti poveracci, basta che tutto resti confinato nel buco del culo del mondo, nei notiziari "regionali", nell'internet cavernicola dei piemontesi cavernicoli.
Premetto che il nuovo film di Verdone si colloca, nella scala delle cose che mi interessano, largamente al di sotto del sistema riproduttivo della cicindela aurata e più o meno al livello del prossimo romanzo di Fabio Volo. Ma se in un momento di disordine mentale mi fossi recato all'incontro stampa, e lì giunto mi avessero piazzato sotto il naso quella minchiata di foglio dell'embargo da firmare, non so se avrei resistito all'impulso di mettergli le mani in faccia. Davvero pensano che uno si metta così a novanta gradi pur di vedere il film che Verdone fa da vent'anni, o di ascoltare la dichiarazione che da vent'anni Verdone fa ogni volta che viene a Torino?
E mi domando chi potrebbe essere tanto superficiale da non capire quanto sia offensiva una così antistorica - nonché inattuabile, ridicola e irricevibile - pretesa di un "embargo selettivo". Offensiva per i giornalisti, per i torinesi, e soprattutto per il buon senso.
Ma ecco, tramite comunicato stampa diffuso dal Comune, ci raggiunge la raggiante dichiarazione di "Francesca Leon, assessora alla Cultura della Città di Torino" che "sottolinea": “Questa anteprima arriva in città grazie all'impegno dello staff del Massaua ed è tra i primi appuntamenti di Torino Città del Cinema 2020, cappello sotto cui la Città promuove (a essere precisini, sotto un cappello le cose si nascondono, più che promuoverle... NdG) e tiene insieme appuntamenti di grande rilievo, masterclass, percorsi, installazioni e occasioni di dibattito intorno alla Settima Arte. Grazie dunque e buon anno del Cinema a tutti e tutte”.
E' la prima volta in vita mia che per augurarmi buon anno cercano di pisciarmi sulle scarpe.
E' la prima volta in vita mia che per augurarmi buon anno cercano di pisciarmi sulle scarpe.
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