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LA MOSSA DEL CAVALLO: AL REGIO ARRIVA IL COMMISSARIO

"Che è 'sta camurrìa?". Il commissario con la sua squadra per l'operazione Regio. Tatarella si occuperà dei rapporti internazionali
Al Regio arriva il commissario. No, non quel commissario, quello che un bel dì vedremo per via dell'inchiesta della procura. Un altro. Succede che oggi il sindaco, anziché dare risposte sulla vicenda giudiziaria, ha fatto la mossa del cavallo e ha spiazzato tutti annunciando il commissariamento del Regio.
Era noto che chiudere il bilancio consuntivo del 2019 in pareggio sarebbe stato difficilissimo; lo riconosceva lo stesso Schwarz. C'era un rosso di 2,3 milioni generato anche dalla crisi covid, dal taglio del Fus e da un bilancio di previsione largamente ottimistico, ai confini della fantascienza. E si sapeva che le fondazioni bancarie erano disgustate di sentirsi chiedere ancora una volta di cacciare i soldi extra per tappare i buchi. Dunque non sorprende che alla fine Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo - più Fondazione Crt che Compagnia, ad essere precisi - abbiano detto no. Non stavolta. C'avete rotto er cazzo. La pazienza, anche quella di Giobbe, ha un limite. 
Il malumore era tangibile da tempo, nel dicembre del 2018 scrivevo, con una garbata metafora, che già allora, dopo l'ennesimo salvataggio, il messaggio delle fondazioni era adamantino: "Vi salviamo il culo ancora per quest'anno, ma fa' che basti, perché non ci sarà una prossima volta". Tanto tuonà che piovve.
Così ieri Chiarabella, coda fra le gambe, ha chiamato Franceschini, che ha dato il via libera al commissariamento. Adesso arriverà il commissario.
Come primo effetto immediato, ci siamo giocati Schwarz. Al momento i trombetta dicono che resterà in qualità di direttore artistico, non potendoci essere un sovrintendente se c'è un commissario; ma dubito che un gentiluomo teutonico accetti di rimanere a fare la foglia di fico alla macelleria che andrà in scena prossimamente al Regio. Perché commissariamento significa, inutile nasconderlo, economie sanguinose, taglio delle collaborazioni, dei contratti a termine, degli integrativi, degli stipendi; e potrà pure peggiorare.
Ma il bello viene adesso. Sentite che cosa dichiara oggi la costernata Chiarabella: "Il Teatro Regio ha bisogno di ricominciare e ripartire senza essere condizionato dai vincoli di uno stato debitorio pesante, una situazione non ripianabile alla luce dell'attuale contesto (traduzione: dal momento che le fondazioni ci hanno mandati a stendere, NdG), se non attraverso un intervento straordinario". Però. Come cambiano in fretta le cose. E pensare che pochi mesi fa la Costernata congedava l'amato Graziosi con mille ringraziamenti e una lusinghiera lettera di benservito nella quale scriveva, magnificando le doti del suo sovrintendente preferito: "Il lavoro di William Graziosi ha permesso al Teatro di chiudere in pareggio il bilancio consuntivo del 2017 e del 2018". Un gran lavoro, proseguiva, "che permette oggi al teatro di progettare il futuro su solide basi di conoscenza che sono alla base delle azioni che il Teatro porterà avanti nei prossimi anni". Cazzo che occhio, che fine intuito, che visione. Aveva capito tutto, la Chiarabella nostra. E lo metteva pure nero su bianco.
Fortuna che a sistemare le cose ci avrebbe pensato il celebre "piano di sviluppo quinquennale" che, dichiarò papale papale l'anno scorso l'altra Sorella Bandiera, "sta seguendo la strada giusta". Esticazzi. Figurarsi se seguiva la strada sbagliata.
Ma talora le sventure recano in sé un beneficio, per qualcuno. Combinazione, ieri era il giorno nero de
l potere grillino al Regio, con i due protegé Graziosi e Guenno nel mirino dei magistrati per reati quali la corruzione, la turbativa d'asta e l'abuso d'ufficio. E insomma, se proprio questo Regio si doveva commissariare, tanto valeva farlo oggi. E' vero che c'era tempo fino al 30 giugno,termine ultimo per la chiusura del bilancio; ma insomma, oggi viene più comodo. Anzi, casca proprio a fagiuolo. Le armi di distrazione di massa sono come la cacarella. Quando arriva arriva, mica si può rinviare.
Adesso cominciano i guai. Intanto, Chiarabella ha già promesso che chiederà a Franceschini "di individuare insieme la giusta figura che possa traghettare il nostro Teatro in questa fase delicata, garantendo continuità alla gestione e alla programmazione artistica". Immaginare Chiarabella e Francis che fanno le cose insieme mi dà i brividi. Come quando il Jocker si allea con lo Spaventapasseri.
La Regione, che non aveva nessuna intenzione di smollare un centesimo di più, e che anzi si appresta a tagliare del 5 per cento anche il contributo al Regio, plaude alla prospettiva del commissariamento: "Non è più possibile tollerare una situazione di continuo passivo per una eccellenza come il Teatro Regio - s'impanca il parsimonioso cuneese Cirio - Serve pertanto una scelta forte, una soluzione di netta discontinuità con il passato che in questo momento solo un commissario può garantire". Beh, volendo dà buone garanzie anche la chiusura definitiva del Regio e la sua riconversione a supermercato. Si risparmierebbe persino di più.
Gli unici che a parer mio hanno titolo a parlare e soprattutto a sfanculare sono quelli delle fondazioni bancarie, cioé quelli che da anni cacciano i soldi extra per rimediare ai buchi del Regio (e non solo del Regio). Nella loro dichiarazione fanno capire con un giro di parole di aver le palle piene del "perdurante stato di disequilibrio nella gestione del Teatro, che costringe ogni anno a impegni aggiuntivi di risorse, peraltro non risolutivi della situazione", e quindi sono d'accordo nel "sostenere un'azione coraggiosa della Città", ovvero il commissariamento. "Siamo convinti che ciò possa facilitare, in tempi ragionevolmente contenuti, una profonda revisione ed efficientamento della gestione del Teatro attraverso una pianificazione strategica pluriennale di attività e di investimenti, come base fondamentale e duratura per un suo rilancio e rafforzamento nel tempo". Vabbé, se loro ci credono davvero, complimenti all'ottimismo.
La morale di questa favoletta torinese, comunque la si guardi, è sempre la stessa, e l'aveva ben espressa il pragmatico Machiavelli: non è saggio mettere un uomo (o una donna) in situazioni disperate, perché ciò lo induce ad azioni disperate.

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