Commissario, si accomodi |
Già mi piace una che la nominano il venerdì sera a Napoli e il sabato mattina si presenta a Torino armi e bagagli, e tra il sabato e il martedì incontra i lavoratori del Regio e li rassicura e li conforta; ingaggia un direttore amministrativo nella persona del manager Guido Mulé (curriculum importante, arriva dall'Alenia e ha già collaborato con la Purchia al San Carlo) e un direttore marketing, Agustì Filomeno Alsina, ex del Liceu di Barcellona; e ingiunge a entrambi di presentarsi a Torino entro la settimana; convince Schwarz a rimanere come direttore artistico, e con lo stipendio ridotto; incontra quelli che sganciano la grana, Intesa SanPaolo e i presidenti delle fondazioni Crt e Compagnia di San Paolo, e con loro parla "anche di cose non gradevoli" (e immagino quindi siano stati lunghissimi discorsi...); decide che il Regio deve riaprire entro fine ottebre e deve riaprire con una capienza ragionevole, covid o non covid; e quindi va a soffiare sul collo a Cirio, perché si dia una mossa con la maledetta ordinanza sull'agibilità allargata dei teatri; parla persino con quelli del Comune, e riesce pure a dire che è stato un confronto utile; e insomma, in quattro giorni scarsi Luisa-Victor ha già rimosso un bel po' di incrostazioni. Quanto a blitzkrieg, a lei il generale Guderian le spiccia casa.
Poi, va detto, la commissaria è una napoletana ottimista, e non ci sono al mondo ottimisti più ottimisti dei napoletani ottimisti; e questo con il Regio può essere un rischio forte.
Mi preoccupa ad esempio che la commissaria nutra la serena convinzione di porter recuperare rapidamente tutti i crediti del teatro, all'incirca sette milioni di euro piuttosto utili per far fronte alle spese più urgenti, tipo pagare i fornitori. Purtroppo quei crediti sono in gran parte arretrati delle cifre stanziate dagli enti pubblici; e soltanto una napoletana ottimista può contemplare come fattibile l'ipotesi di cavar sangue dalle rape.
E vuoi mettere l'accorato appello alle imprese di Torino e del Piemonte perché sostengano il Regio? Soltanto la generosità di un cuore napoletano (e ottimista) concepirebbe l'idea che il paleocapitalismo piemontardo accetti di sprecare un centesimo in cultura; e che esistano, in queste lande, legioni di potenziali sponsor che non siano quelli obbligati (Iren) o istituzionalizzati (Intesa). A parte il lacrimevole fatto che di 'sti tempi le superstiti imprese di Torino e del Piemonte stentano a sostenere se stesse, figurarsi il Regio.
Temo inoltre che ci sia, da parte della commissaria, un eccesso d'ottimismo anche nella convinzione che tutti i lavoratori asseconderanno senza ritrosie al suo programma che, assicura, non prevede soluzioni cruente (leggi sfoltire l'organico), bensì il rispetto dei contratti e degli integrativi; il rispetto delle regole, insomma; e qui la vedo complicata. La decandenza degli "accordi post-integrativi" e la richiesta di maggiore disponibilità e di maggiore impegno mi sembrano un vasto e ambizioso programma, benché la commissaria sostenga che "in questi anni abbiamo dato un'immagine negativa delle maestranze degli enti lirici, e questo non è giusto". Se lo dice lei, che sa, io mi fido. Ma aspetto i fatti concreti, prima di rallegrarmi.
In fondo, comunque, l'eccesso di ottimismo è un rischio ma non è un difetto. Anzi: direi che, per accettare l'incarico di rimettere in sesto il Regio, è un requisito imprescindibile.
Io le auguro di farcela, alla commissaria. E di farcela presto, magari entro i sei mesi del primo mandato, e bene, senza drammi e pianti greci. E senza ricorrere al metodo-Victor, si es possible.
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