Alla Mole prosegue la mostra Cinemaddosso |
E l'ultimo ad arrivar fu Gambastorta, dicevano i miei nonni per bollare gli eterni ritardatari. Preferisco però ricorrere a citazioni più alte, per celebrare l'evento: quindi, manzonianamente vi annuncio che, quando piacque al cielo, passò anche Galasso, che fu l'ultimo. Laddove il Galasso della situazione è il Museo del Cinema, che riaprirà il 10 febbraio con una settimana abbondante di ritardo rispetto agli altri musei torinesi e anche alla Bibliomediateca del Museo del Cinema medesimo.
E' pur vero che, come giustamente osserva il presidente Ghigo, è un sacrificio economico aprire con le limitazioni imposte dall'emergenza covid (ricordo che la capienza è ridotta e la prenotazione) obbligatoria). Ed è lapalissiana l'affermazione del direttore De Gaetano che "le collezioni di un museo sono patrimonio della collettività e per questo vanno mostrate" (per inciso, dovrebbe valere anche per altri musei torinesi chiusi sine die, tipo quello di Scienze e quello di Antropologia...). Sta di fatto che il ritardo della Mole è stato causato, a quanto mi si dice, dai lavori per rimediare a un guasto dell'impianto di riscaldamento: e questo, dopo oltre tre mesi di chiusura, è segno preoccupante di sfiga, se il guasto si è verificato nell'ultimissimo periodo; oppure di un pizzico di noncuranza se non è stato riparato con urgenza.
Ad ogni modo, finalmente si riapre, alleluja. Fino al 5 marzo il Museo sarà aperto nei giorni di mercoledì, giovedì, venerdì dalle 10 alle 18 con biglietto ridotto a 9 euro e gratuito per gli under 26 (6 euro per l'ascensore panoramico). C'è una novità: ogni giorno dalle 15 alle 17, e fino al 5 marzo, c'è "Backstage", incontri con i conservatori, approfondimenti gratuiti della durata di 20 minuti con i curatori di alcune sezioni del Museo. Quanto alle mostre, non si hanno ancora notizie su quella, da tempo annunciata, dedicata agli attori italiani; fino all’11 aprile prosegue "Cinemaddosso: i costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood" inaugurata un anno fa alla vigilia dell'esplosione della crisi sanitaria, e finora rimasta perlopiù invisibile a causa dei lockdown.
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