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LA CARRAMBATA DI SAN GIOVANNI

Separati dalla nascita: il toret Toh e, sotto, l'ippopotamino Pippo 
Una commovente carrambata corona i festeggiamenti di San Giovanni 2021. Pippo, l'ippopotamino blu dei pannolini Chicco nato nella torinesissima agenzia di Armando Testa, rit
rova il fratellino verde che non aveva mai conosciuto, il toret Toh.
Come vedete nelle fotografie, la somiglianza fra le due creature è impressionante.
Auspice della romanzesca riunione fra separati dalla nascita è il Comune di Torino, che la rende nota alla popolazione tutta con un comunicato che pubblico a edificazione delle masse e maggior gloria dei promotori dell'intervento artistico.
Ispirandosi ai Toret, l'artista Nicola Russo ha creato tre installazioni simbolo della volontà di rinascita della città dopo il lungo lockdown e le ha donate alla città di Torino (molto gentile, ma non doveva disturbarsi: bastava un bigliettino d'auguri, se proprio proprio ci teneva... NdG). Il 23 giugno saranno inaugurate in tre punti del centro cittadino (via Lagrange 31, piazza Arbarello e piazzale Valdo Fusi) la loro esposizione durerà 3 mesi e poi saranno messe all'asta. Parte del ricavato andrà alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. 
In un momento storico come questo, dove l'emergenza che stiamo vivendo ha cambiato forse per sempre la nostra quotidianità, c'è il bisogno di reagire, di uscire di casa e di rimboccarci le maniche per ripartire (confesso però che non mi stimola molto all'azione, la prospettiva di incontrare, uscendo di casa, un Hulk sovrappeso e con le corna... NdG) Torino è una città che lotta per ritrovarsi e l'unica strada è esporsi per accogliere il futuro. L’artista Nicola Russo è partito da questa riflessione e ha creato TOH, dando nuova vita a un simbolo molto caro ai torinesi perché diventi un manifesto di rinascita e di inclusività al tempo stesso. Nicola Russo è il primo artista a donare delle opere d'arte come manifesto di rinascita (e di inclusività no? NdG).
Il pacco di San Giovanni: Chiarabella scopre
il pregevole manufatto in piazzale Valdo Fusi
"Ho provato a cercare di immaginare – dichiara Russo – qualcosa che potesse simboleggiare il cambiamento, che fosse iconica e che potesse dialogare con la città, essere riconoscibile e comprensibile a tutti. Durante una delle tante passeggiate in centro, mi sono soffermato a guardare una famiglia in coda per bere ad un Toret, lì ho scelto quel toro per raccontare una storia”.

Tutti noi conosciamo il Toret, ma osservando la fontana, vediamo sempre e solo la testa dell'animale. Da qui Nicola Russo ha provato ad immaginare il suo stato d'animo, chiuso in una fontana senza poter uscire (qui urge precisare che ci si riferisce allo stato d'animo del bovino, non dell'artista. NdG), una situazione mai come oggi attuale e che ha fatto parte della nostra recente attualità. Allora si è immedesimato in quel toro, che, vedendo una situazione di incertezze, di smarrimento nella sua Torino, decide di esporsi, di fare un gesto quasi eroico per dare un segno di cambiamento e spronare l’opinione pubblica (spronarla a insorgere e ribellarsi in difesa del decoro urbano? Vabbè, piazzale Valdo Fusi è già talmente disastrato che è impossibile peggiorarlo... NdG). Così l'ha immaginato rompere con forza il metallo e venir fuori.
Aria di famiglia: la dea egizia Taueret
Si libera con ironia dalla sua ‘’casa’’ da quello schema, e si espone, si presenta alla città così com'è, fiero, mostrando tutte le imperfezioni comuni ad ognuno di noi
(beh, per fortuna c'è anche chi sta messo un po' più in forma: si vede bene che la vita sedentaria ha di molto inchiattito il povero toro, fino a privarlo dei mitici attributi che sfoggia in altre pubbliche raffigurazioni, tipo quella calpestatissima di piazza San Carlo. NdG), pronto a ripartire e mettersi in gioco per stimolare la rinascita della città. Forse nel 1854, quando è stato ideato, gli avrantno detto “bogia nen!” (non ti muovere), ma adesso ha deciso di muoversi e vuole farlo in modo plateale (in effetti, con quella stazza e quella carenza, non dubito che i suoi movimenti risultino piuttosto plateali... NdG).
È sempre lui (sempre lui non mi pare... per la verità il toro mi è diventato piuttosto un ben pasciuto bue grasso di Carrù... NdG), ma non è più immobile, ora è uscito per dare un segnale ai torinesi, che il futuro si costruisce con il coraggio, e la rinascita inizia da qui. “L’Italia è nata in questa città, mi piace immaginare che proprio da qui possa iniziare il processo virtuoso di rinascita”.
TOH è il nome dell’opera, un’esclamazione di meraviglia, di stupore, il manifesto della città che reagisce.
Toh ha anche un fine sociale: il sostegno alla ricerca oncologica attraverso la charity partnership con la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.
Infatti, le tre opere, dopo il periodo di esposizione temporanea che si chiuderà il 15 settembre, verranno messe all'asta e il 20% del ricavato verrà destinato alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro che proprio quest'anno taglia il traguardo dei 35 anni di attività, dando avvio a un importante piano di sviluppo che permetterà all'Istituto di Candiolo – IRCCS di crescere ulteriormente, con nuovi spazi da mettere a disposizione di medici, ricercatori e, soprattutto, dei pazienti e delle persone a loro vicine.
Dunque, una significativa collaborazione con una delle realtà più importanti del nostro territorio, che da molti anni offre un contributo rilevante alla sconfitta del cancro. #sostienicandiolo
Il progetto che ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino, è stato reso possibile grazie all’Assessorato alla Cultura della Città di Torino, al Circolo degli Artisti, Minimarket ed Estro Comunicazione & Marketing.
BOGIA TURIN, muoviti Torino siamo pronti per rinascere!

E qui mi corre l'obbligo di precisare che "bogia nen" (meglio: bogianen) è un'espressione nata dalla eroica resistenza dei soldati sabaudi al Colle dell'Assietta contro le preponderanti truppe francesi e spagnole, ed è tutt'altro che sminuente: indica la saldezza di carattere del piemontese, che non indietreggia davanti a nessuna difficoltà, non si arrende mai, e affronta impavido e saldo come una roccia le prove più drammatiche. Ragion per cui, considerati i tempi duri che ci attendono, forse ci conviene restare orgogliosamente bogianen. Senza paura, e senza scappare. 

Commenti

  1. Piazzale Valdo Fusi è talmente brutto che era veramente difficile peggiorarlo... Ma non impossibile. E questo obbrobrio ci è riuscito. Però un appunto all'articolo lo devo fare... L'ippopotamo Pippo è bellissimo e paragonarlo al coso verde mi ha rattristata un po'.

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