L'allestimento ipertecnologico delle nuove sale "Il percorso della vita" al Museo Egizio |
Non avevo certo bisogno di un'ennesima prova dell'ottusa protervia di quei politicanti che antepongono la dissennata e dannosa affermazione dei propri meschini interessi di bottega non soltanto all'interesse pubblico, ma anche al più banale buon senso.
Non ne avevo bisogno; ma loro non perdono occasione per esibirsi nelle consuete pantomime; e d'altronde la vita reale quotidianamente ci mostra, a scorno e disdoro dei pomposi palloni gonfiati, l'abisso che separa la virtuosa utilità di coloro che sanno e ben fanno dalla straordinaria superfluità di quelli che non ne combinano una giusta perché non sanno un cazzo e del loro non sapere un cazzo si fanno scudo e vanto.
Ecco. Chiariti i presupposti, veniamo alla notizia; le conclusioni seguiranno.
La notizia
Stamattina vado all'Egizio, dove la presidente Evelina Christillin e il direttore Christian Greco (in arte Chris & Chris The Dynamic Duo) presentano due nuove sale espositive.
Per farla spiccia e spiegare di cosa si tratta, posso benissimo riprodurre il testo del comunicato, che comunque troverete su giornali e agenzie: poi dirò quello che non sta scritto sui giornali e sulle agenzie. "Il Museo Egizio amplia il suo percorso di visita, conducendo il pubblico in un itinerario a ritroso 'Alla ricerca della vita'. E' questo il nome con cui è stato battezzato il nuovo spazio articolato su due piani. Al centro una speciale teca, allestita per contenere 91 mummie ed essere al tempo stesso vetrina e deposito, garantendo così i massimi standard conservativi per resti umani ed organici estremamente fragili. Realizzata col sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, la sala 'Alla ricerca della vita', esplora il tema della vita nell'antico Egitto, il rapporto della cultura nilotica con la mummificazione e il concetto di aldilà, partendo dallo studio dei resti umani e dei corredi che in alcuni casi li accompagnano. Sei i "protagonisti", scelti di età differenti per mostrare le varie fasi dell'esistenza, da quella nemmeno sbocciata di un feto, fino all'avanzata maturità di una donna cinquantenne. La sala "Alla ricerca della vita" non si confronta solo con lo studio dei resti umani, ma anche con il tema della loro esposizione e le implicazioni etiche che la caratterizzano. Una questione di grande complessità, che vede il Museo impegnato in un confronto costante, da una parte con il proprio pubblico, dall'altra con la comunità scientifica nazionale e internazionale".
La presentazione
Allora, stamattina la presentazione delle due nuove sale funziona così. Comincia la Christillin, che in 6 minuti d'orologio saluta, ringrazia, e spiega che loro dell'Egizio la "ripartenza" la intendono così: non stare fermi a leccarsi le ferite, ma investire e progettare il futuro. By the way, fa sapere che il bilancio consuntivo 2020 del Museo si chiude in pareggio, nonostante il crollo pandemico degli incassi (-72 %) e delle presenze (-70%). A due mesi dalla riapertura, aggiunge, i visitatori sono già oltre 50 mila, nonostante gli ingressi contingentatincon il tetto di 1.300 al giorno.
Quindi parla Giorgio Marsiaj, qui nella veste di presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Culturali, ovvero gli imprenditori privati che hanno finanziato la realizzazione delle due nuove sale. In 5'32" Marsiaj saluta, ringrazia, si proclama fiducioso nella rinascita del Paese sotto la guida di Draghi, e benedice l'Egizio che opera come i bravi imprenditori, "con visione e coraggio", e di conseguenza gli imprenditori sono ben felici di collaborare con l'Egizio, e continueranno a farlo.
Sono trascorsi meno di 12 minuti dall'inizio della conferenza, e la parola già passa a Christian Greco. Greco è un talento assoluto della divulgazione, un egittologo di vaglia, e un direttore vero, che sa interpretare il presente per proiettare nel futuro un Museo in continuo movimento, attento a ogni innovazione, che sia scientifica, tecnica o etica; il che fa dell'Egizio un museo perfettamente allineato ai più alti standard della museologia a livello mondiale.
Greco accompagna i giornalisti nella visita alle due sale, una meraviglia di tecnologia avanzata al servizio della divulgazione scientifica più rigorosa; un progetto davvero innovativo, non una di quelle operazioncelle di facciata che certi musei s'inventano all'impronta per fingersi up to date.
L'allestimento stesso delle sale è stato l'occasione di nuovi studi e nuove scoperte sui materiali da esporre. Greco spiega come ha lavorato il team dei ricercatori del Museo, e capisco persino io che non so un tubo di egittologia; e ne resto affascinato, con tutto che l'antico Egitto non mi ha mai affascinato particolarmente.
Morale della favola
Esco dal Museo, e uscendo penso fra me e me: "Abbiamo un museo che non è soltanto uno dei più importanti musei egizi del mondo eccetera eccetera tutta la pappardella delle guide turistiche; abbiamo un museo che la presidente gestisce come un'azienda, e facendone un'azienda florida; un museo che attrae fiumi di visitatori, e intanto continua, ogni giorno, a fare ricerca d'altissimo profilo, ammirata e studiata dalla comunità egittologica internazionale. Abbiamo un direttore che gli altri musei del mondo ci invidiano e farebbero i salti mortali per portarcelo via; un direttore a suo agio nelle campagne di scavo in Egitto e al tempo stesso capace di raccontare i risultati dei suoi studi al pubblico con il linguaggio giusto e la giusta capacità comunicativa; un direttore moderno, attento anche alle questioni etiche e giuridiche della scienza museale contemporanea.
Questo fanno quei due all'Egizio - rifletto - e ci costano pure quattro soldi: zero euro Christillin, 140 mila euro lordi più bonus di risultato 20 mila sempre lordi per Greco, spiccioli rispetto a quello gli darebbero all'estero.
E cosa ti combinano quei quattro falabracchi scaldapanche perdigiorno che manteniamo a nostre spese a botte di 8-10 mila euro lordi al mese, e ancora si lamentano? Se ne inventano di ogni pur di far scappare chi si impegna e costruisce. E perché? Soltanto per far vedere che comandano loro, per dimostrare ad altri della loro stessa schiatta che loro ce l'hanno più lungo, per affermare la "supremazia della politica" (ma supremazia de che? de li cazzacci vostri...) sulla pelle di chi lavora bene e altro non chiede di non avere rotti i coglioni dai perdigiorno. E così, per prendersi le loro rivincite da asilo Mariuccia, i genii fanno come quello che si tagliava le palle per far dispetto alla moglie: con la differenza, purtroppo, che questi non tagliano le palle loro, ma le nostre".
Questo pensavo stamattina, uscendo dal Museo Egizio. E mi auguravo che almeno un poco si vergognassero. Ma non si vergognano. Non conoscono la vergogna.
Bonus track: il catalogo delle minchiate
Se non capite il perché del mio incazzo, vi offro un succinto florilegio delle peggio puttanate escogitate dalla politica nell'arco degli ultimi anni per far carne di porco del Museo Egizio. Mettetevi comodi e godetevi l'edificante lettura.
Commenti
Posta un commento