Vabbè, il primo turno è finito all'incirca come previsto: era chiaro a tutti (tranne che alla Sganga) che al ballottaggio sarebbero andati quei due, e cinque punti in più o in meno significano poco. Il principale insegnamento che ci lascia il weekend è però di non scommettere mai: porta uno sgarro infernale. Prima legge di Murphy: se una cosa può andare male, lo farà. E non è mai saggio aspettarsi belle sorprese: è il sistema brevettato per averne di brutte. Comunque, nei panni di Damy non dispererei: può sempre contare sull'istinto del lemming caratteristico della sinistra, che la legge di Murphy la pratica da tempo immemorabile e con perizia ineguagliabile, e se esiste un modo di perdere di sicuro lo troverà.
Ma in attesa dello scontro finale fra highlander (ne resterà soltanto uno) lasciatemi trastullare con i risultati che, letti in chiave socio-demografica, smentiscono il luogo comune circa il voto di protesta delle periferie o, piuttosto, ridisegnano la mappa delle "periferie" di Torino.
Chi si somiglia si piglia
La vera sorpresa è che Torino Bellissima, smentendo i sondaggi, sorpassa in quasi tutti i quartieri gli alleati di coalizione. Ma il successo personale più consistente Damilano lo raccoglie nelle circoscrizioni tradizionalmente ostiche al centrodestra: la 1 (Crocetta-Centro) e 8 (San Salvario e Precollina), due dei quartieri a più alta densità di radical chic e gauche caviar. Lì, come previsto, vince Lo Russo (rispettivamente con il 47,06 e il 46,45%) mentre la coalizione di centrodestra ottiene nella 8 il 37,58 e nella 1 il 41,74%. Però la lista personale del candidato sindaco, Torino Bellissima, supera largamente il consenso medio cittadino (11,86%) arrivando al 13,49% in Precollina e San Salvario e addirittura il 20,34 in Centro e Crocetta. Chi si somiglia si piglia: la media e medio-alta borghesia moderatamente progressista (avanti al centro contro gli opposti estremismi) che alligna in quei territori e che inclina per il rosa rassicurante del Pd, stavolta riconosce nell'imprenditore di buona famiglia uno dei suoi, e lo vota anche se frequenta certi ragazzacci che - esageruma nen... - vengono lasciati fuori dalla porta: Lega al 5,22% in Crocetta-Centro e al 7,84 in Precollina-San Salvario, Fratelli d'Italia rispettivamente 8,39 e 9,40%, e considerate che nella Circoscrizione 8 rientrano anche le zone di Lingotto e Nizza Millefonti...
C'è periferia e periferia
Le uniche circoscrizioni che danno la maggioranza alla coalizione che sostiene Damilano sono la 5 (Borgo Vittoria, Lucento, Vallette, 41,90%) e la 6 (Barriera di Milano, Barca, Falchera, 44,72%) e sono anche le uniche dove si capovolge la classifica interna del centrodestra, con la Lega (14,18% nella 5 e 16,16% nella 6) che supera Fratelli d'Italia e straccia Torino Bellissima confinandola ben sotto l'8%. Viste con la lente delle scelte elettorali, quindi, le "periferie" torinesi - intese come luoghi di disagio propense al voto di protesta, cinquestelle nel 2016 e stavolta centrodestra a trazione leghista - restano quelle due, mentre si omologano al cosiddetto "voto Ztl" le altre periferie "fisiche" - i quartieri non centrali, insomma - come le Circoscrizioni 2 (Santa Rita-Mirafiori), 3 (San Paolo Cenisia Cit Turin), 4 (San Donato Parella Campidoglio), e 7 (Aurora Vanchiglia Madonna del Pilone).
La Circoscrizione 7 merita un discorso a sé che riguarda il mutamento in atto in quella zona. Partiamo da un indicatore che ci dice qualcosa sulla composizione sociale dei diversi quartieri: la lista civica di Tresso, Torino Domani, che appoggia Lo Russo. Lista d'opinione molto intellò, che piace alla gente che piace, mi vien fatto di dire, a contrappasso del piacionismo di Damilano. E difatti Torino Domani (che a livello cittadino si ferma al 2,65% e quasi scompare nelle Circoscrizioni 5 e 6) tocca i suoi vertici non soltanto in Centro-Crocetta (5,66%) e San Salvario-Precollina (3,92%) ma prende il 3,99% anche nella 7, teorica periferia (benché a due passi dalla Mole) che comprende però i quartieri cittadini di più recente gentrizzazione, dove oggi cerca casa (e vota) il fior fiore degli intellòs à la page.
La cultura non porta voti
Ultima notazione: a destra e a sinistra raccolgono pochino gli operatori e i lavoratori della cultura che si sono messi in gioco in questa tornata elettorale. Non si piazzano male, seppur con una manciata di voti, il manager culturale Paolo Verri (837) e il leader dei Subsonica Max Casacci (539), rispettivamente terzo e quarto nella lista Torino Domani che in totale di voti ne ha racimolati 7.960.
Molto peggio è andata alla direttrice del teatro Colosseo, Claudia Spoto, che nonostante l'indiscussa visibilità si ferma a 68 preferenze.
Tra i cinquestelle il tecnico del suono Vincenzo Napolitano raccoglie 56 suffragi: sempre meglio della regista e coreografa Anna Cucolo, che ne prende 19.
Il Partito Comunista con Marco Rizzo (1.552 voti totali) non ha detto bene a Gianni Vattimo, filosofo illustre ed ex parlamentare europeo, che si piazza terzo di lista con 33 (diconsi trentatrè) voti, lasciando in quarta posizione con 28 preferenze Stefano Righi in arte Johnson Righeira. Vamos a la playa, ma non a las urnas.
Come dico sempre: la cultura non porta voti. O, come cantava Freak Antoni, "la cultura cha cha cha / fa paura cha cha cha".
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