Alvy Ray Smith, co-fondatore Pixar: "Ma no, Piero, non scomodarti a portarmi le chiavi della città. Sto bene anche così" |
A Torino, quando si parla di festival cinematografici, se ne citano essenzialmente quattro: Tff, Tglff, Ambiente e Sottodiciotto. Io sono da sempre il primo convinto assertore dell'importanza internazionale dei festival torinesi. E mi preoccupa la prospettiva di possibili ulteriori tagli dei già ridotti finanziamenti pubblici che li sostengono.
Però View Conference è un'altra cosa. Parla di computer grafica, tecniche interattive, digitale, animazione 2D/3D, videogiochi, effetti visivi. Insomma, parla del cinema com'è e soprattutto come sarà. Parla dei nostri sogni. Perché la computer grafica è la materia di cui sono fatti i sogni, oggi. O, almeno, i film. E parla di qualcosa che ci riguarda da vicino, perché l'innovazione digitale crea lavoro, e Torino nel settore può dire la sua. In Italia e nel mondo. Non a caso il claim di View Conference recita orgogliosamente: "Jobs and Tools for the Digital Age". Lavori e strumenti per l'Era Digitale. E noi ancora qui a minacciare di occupare le fabbriche. E a pensare che cultura è portare Mozart in piazza, come la bancarella del fruttarolo.
Al centro di un business miliardario. Ma all'insaputa dei Lorsignori
Per queste motivi - perché è attuale, perché guarda al futuro, perché si occupa della sostanza dei sogni, e del business dei sogni, e del lavoro che nasce da quel business - View è importante a livello internazionale. La più importante manifestazione di questo genere in Europa. E dal punto di vista degli americani, Torino è la città di View Conference. Così la pensano a Hollywood, fate un po' voi. Le chiacchiere stanno a zero: anche quest'anno, per View Conference, verranno in città addetti ai lavori e aziende da mezzo mondo. Capito? Aziende che fatturano miliardi in uno dei settori industriali più avanzati e redditizi, quello dell'entertainment digitale. Altro che le fanfeluche dei "festival dell'innovazione". Altro che le minchiate di Torino Smart City. Qui c'è la ciccia, la sostanza.L'indifferenza degli incompetenti
Eppure, View esiste soltanto perché a Torino quindici anni fa è arrivata Maria Helena Gutierrez, che con lucida follia ha voluto portare proprio qui, in fondo alla periferia dell'impero, questo gioiello. Da allora View c'è non in virtù di un'accorta scelta strategica dei nostri lungimiranti amministratori pubblici; bensì grazie all'impegno di una piccola donna caparbia, e al buon senso di molti sponsor privati (i privati hanno buon senso e sanno dove mettere i loro soldi). View c'è, insomma, nonostante la sostanziale indifferenza delle istituzioni. I politici, si sa, hanno la mente affaticata da tanti problemi, cazzo vuoi che capiscano di animazione digitale? Gli unici videogiochi che conoscono sono i parcometri. Così si sono sempre astenuti da investire massicciamente su View, come invece farebbe qualsiasi amministratore in grado di intendere e di volere e conscio di vivere nel XXI secolo.Vabbè, direte voi, magari proprio non capiscono, non sanno. Certo, non sanno e non capiscono. Ma nemmeno ascoltano. Io a questi signori - a uno in particolare - lo ripeto da anni che View è una manifestazione strategica, e dovremmo investirci seriamente. Loro sapete come reagiscono? Mi guardano con gli occhioni stupiti, e poi continuano a magnificare l'ennesima banalità che si sono sognati la notte prima.
Contributi? Ma figurati. Noi puntiamo sul jazz
Morale della favola: a fronte - tanto per restare a un mio chiodo fisso - della milionata che Torino consacra al jazz, musica del Novecento, View - che parla di oggi e di domani, e di cultura che rende - sopravvive e fa meraviglie con un budget che quest'anno a stento arriverà (se tutto va bene) a 300 mila euro. In gran parte frutto di sponsorizzazioni private, a cominciare dalle sempre benedette fondazioni bancarie. E lo sapete, di questi - auspicati - trecentomila euro, quanto arriva degli enti pubblici? Tenetevi forte.1) Il Comune di Torino quest'anno contribuisce con 6000 euro (diconsi seimila) dell'assessorato alla Cultura; in più fornirà alcuni servizi, mentre sono scomparsi altri ottomila euro che dovevano arrivare da altro assessorato. La questione sarà portata a "Chi l'ha visto?".
2) La Regione è molto più generosa: dà 18.000 euro. Diconsi diciottomila. Però la Parigi spera di poter dare di più l'anno prossimo. Sempre che l'anno prossimo la Regione non abbia già dichiarato bancarotta.
3) La Camera di Commercio, che non è un ente pubblico territoriale, ma dovrebbe essere interessata a far prosperare il tessuto economico del territorio, ha ridotto il suo contributo da 40 a 30 mila euro: non bastano neanche a pagare l'affitto del Centro congressi.
Investimenti stravaganti
Cioé, per spiegarci: la manifestazione più innovativa che ci sia in città; quella che attira un pubblico davvero internazionale, e che suscita l'interesse e la partecipazione (ripeto: la partecipazione) dei più importanti players internazionali del settore del digital entertainment - un settore che vale tanti miliardi di dollari da non riuscire neppure a scriverli - beh, questa manifestazione riceve, come finanziamento degli enti pubblici territoriali, un totale di 24 mila euro. Più i servizi. Ah, certo, ci sono anche i servizi.E poi il Comune, da solo!, si spicia dieci volte tanto soltanto per "comunicare" il Festival Jazz. Infermieeeeeriiiii...
No, perché se i soldi non ci sono, vabbé, non ci sono. Ma questi qui, con i quattro spiccioli che gli restano in cassa, si preoccupano di salvare "Natale coi fiocchi". Diomio, perdonali.
Fuori dai giochi, fuori dal tempo
Vi faccio un altro esempio: non per voi, che avete capito benissimo, ma per i nostri pubblici amministratori, che mi sembrano un po' de coccio. Prestate attenzione, o voi ciechi e sordi: tra i relatori di View Conference c'è - faccio un nome a caso - un certo signor Alvy Ray Smith. Costui nella vita ha combinato qualcosina. Tipo fondare la Pixar. Lo sapete almeno cos'è la Pixar? Ecco. Allora dite a Fassino che vada di filato a portargli quantomeno le chiavi della città, al signor Alvy Ray Smith. Fosse mai che si ricorda di Torino il giorno che s'inventa un'altra Pixar.Macché. Fassino non lo farà. Avrà comunque impegni più importanti. Tipo incontrare qualche sottosegretario a Roma.
Ecco: con questa mentalità non andremo da nessuna parte. Siamo fuori dai giochi (e non solo digitali), fuori dal mondo, e soprattutto fuori dal tempo.
Gli ospiti di un grande festival
Vabbé. Pur addolorati per la perdita di qualche sgangherato coro natalizio, possiamo comunque consolarci con View Conference, che ogni anno porta a Torino carrettate di premi Oscar, geni della computer grafica, monumenti del nuovo cinema 2.0. Ci sono tutti: quelli della Pixar, quelli della Dreamworks, quelli della Disney, quelli della Sony. E raccontano i loro segreti, i loro progetti, le loro innovazioniQuest'anno, per la quindicesima edizione, signori come il già lodato Alvy Ray Smith, socio fondatore di Pixar, Tom Mc Grath, che ha scritto e diretto i tre "Madagascar" e adesso presenta lo spin-off "I Pinguini di Madagascar", e Glen Keane, che ha creato e animato per la Disney Tarzan, la Bestia ne "La Bella e la Bestia", Ariel ne "La Sirenetta", Pocahontas e Aladdin, o ancora Alessandro Jacomini e Patrick Osborne della Disney, beh, questi e altri signori di quel calibro saranno a Torino e incontreranno esperti e studenti di tutta Europa. Poi verrà View Festival, con un'infilata di anteprime da far impallidire quei burini del festival di Roma che spendono barcate di soldi nostri per spassarsela con le attrici americane.
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