Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), si è dimesso oggi dal consiglio di amministrazione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. “In qualità di Presidente dell’Associazione Italiana Editori, alla luce dei profondi cambiamenti in atto, appresi molte volte dalla stampa – scrive Motta nella comunicazione inviata a Presidente, Consiglieri e Revisori della Fondazione, oltre che agli altri soci fondatori -, e preso atto del ruolo progressivamente marginale di Aie in seno al CdA, riteniamo non più indispensabile la nostra presenza nel CdA stesso della Fondazione”. Il presidente di Aie tiene comunque a precisare nella comunicazione che “resta inalterato il supporto e la partecipazione convinta degli editori al Salone del Libro”.
1) L'Aie voleva mettere le mani sul Salone. Adesso che sono arrivate le banche (anzi, LA banca, nel senso di Intesa, dato che Unicredit non sembra proprio dell'idea...) gli editori hanno capito che non c'è trippa per gatti, e se la filano all'inglese. Oltretutto, si deduce dal comunicato, gli girava il culo di essere sempre tagliati fuori da ogni decisione.
2) L'Aie organizza saloni - tipo quello di Roma, "Più libri più liberi". Perché sostenere un concorrente? Buona domanda, e le dimissioni sono la logica la risposta. Nella versione più devastante, suona così: i grandi editori vogliono farsi il loro salone a Milano, e di conseguenza hanno cominciato il trasloco.
3) Ipotesi più terra a terra: a Federico Motta non garba di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi, come prescritto dalla legge sulla trasparenza, e quindi toglie il disturbo, Suo diritto, e tutto sommato lo capisco.
Milella non le manda a dire
In serata risponde per le rime la presidente del Salone del Libro, Giovanna Milella: "Stupisce la decisione del rappresentante dell’Aie in un momento di profondo riassetto della Fondazione per il Libro, con la manifestata disponibilità di divenirne soci da parte di Ministeri e Istituti bancari. È un obiettivo che i soci della Fondazione per il Libro intendono comunque portare a compimento nei tempi più celeri, facendo così dell’edizione del Salone Internazionale del Libro 2016 l’occasione del rilancio di una manifestazione che è il più grande evento italiano dedicato al mondo del libro, e tra i più importanti del panorama internazionale. Peraltro le consultazioni con gli Editori in vista della costruzione del programma, che abbiamo terminato in questi giorni, ci hanno confermato ancora una volta l’importanza che essi annettono alla manifestazione e la loro voglia di partecipare nel modo più attivo e convinto".Ma che cosa succede?
Quanto sopra può dare adito a tre interpretazioni:1) L'Aie voleva mettere le mani sul Salone. Adesso che sono arrivate le banche (anzi, LA banca, nel senso di Intesa, dato che Unicredit non sembra proprio dell'idea...) gli editori hanno capito che non c'è trippa per gatti, e se la filano all'inglese. Oltretutto, si deduce dal comunicato, gli girava il culo di essere sempre tagliati fuori da ogni decisione.
2) L'Aie organizza saloni - tipo quello di Roma, "Più libri più liberi". Perché sostenere un concorrente? Buona domanda, e le dimissioni sono la logica la risposta. Nella versione più devastante, suona così: i grandi editori vogliono farsi il loro salone a Milano, e di conseguenza hanno cominciato il trasloco.
3) Ipotesi più terra a terra: a Federico Motta non garba di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi, come prescritto dalla legge sulla trasparenza, e quindi toglie il disturbo, Suo diritto, e tutto sommato lo capisco.
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