Carletto e Gli Impossibili: devastanti ieri sera al Cap 10100 |
Scelgo gli Impossibili
A parte che il mio gradimento o sgradimento conta zero, voglio qui precisare che non è così. Assai banalmente, loro sono tanti (e parecchi combinano pure dei bei casini) e io sono sempre uno. Così mi tocca di occuparmi prima dei casini, e poi semmai di quello che funziona - perché le cose in una società normale dovrebbero funzionare, e quindi se funzionano non dovrebbe essere necessario scriverlo, come non scrivo che respiro - e insomma spesso non mi resta il tempo di scrivere delle cose che funzionano. Anche perché sono pigro e con un po' di impegni.Tipo che ieri sera ero a un bivio esistenziale: scrivere delle mostre di giornata oppure accompagnare un amico neo-torinese al Cap 10100 per il concerto di Carletto e Gli Impossibili. Beh, la differenza salta agli occhi.
Per inciso, Carletto e Gli Impossibili sono, dopo venticinque anni, sempre più da culto, sala pienissima di irriducibili Eighties ballanti fino alla devastazione, e la voce di Roberta Bacciolo è più che mai leggenda. Andate a sentirli, se vi capita: mi dicono che una volta al mese suonano da Gilgamesh. Divertimento garantito.
Tre mostre molto in sintesi
Gus Van Sant (sin.) con Damilano e Barbera presenta la sua mostra alla Mole |
La mostra di Gus Van Sant alla Mole è eccellente, come sempre quelle che organizza il Museo del Cinema; ed è eccellente tutto quello che ci sta attorno, a cominciare dalla presenza del regista all'inaugurazione, fino alla completa retrospettiva al Massimo. Noto soltanto che alla presentazione della mostra precedente, quella sulla grafica cubana, c'era l'allora assessore comunale alla Cultura. Stavolta il nuovo non l'ho avvistato. Sarò cecato io.
Non male anche "In prima linea", quattordici fotografe di guerra a Palazzo Madama. Ok, pure lì spadroneggia il famigerato "stile National". Però è una buona mostra. Colpisce. Semmai, anziché "In prima linea" si dovrebbe intitolare "Vittime di guerra"; le fotografie quello mostrano - la desolazione delle retrovie, il dramma dei profughi, la disperazione dei civili - più che i combattimenti su una sempre più teorica "prima linea" di guerre senza fronti. Ma il messaggio non cambia, e si fa semmai più cupo e amaro: quando l'orrore si scatena nessuno vince, tutti perdono.
Poi, ieri hanno anche inaugurato alla Gam la piccola mostra sugli anni torinesi di Giacomo Balla. La mostra non l'ho ancora vista, e quindi non dico nulla se non che forse sul titolo, "ProtoBalla", potevano sforzarsi un cicinin di più. Comunque la Gam farà sul serio fra pochi giorni con la retrospettiva di Carol Rama.
Patriziona tiene botta
P.S. Alla presentazione di "In prima linea" ho incontrato Patriziona Asproni (molto in forma e dimagrita, devo precisare per dovere di cronaca: ma io continuerò a chiamarla Patriziona, ormai è un marchio depositato...). Patriziona, di 'sti tempi, in prima linea ci sta pure lei, a modo suo. Ma non mi sembra preoccupata. Le domandose alla fine è riuscita a parlare con il sindaco e Appendino, o con l'assessore alle Fontane: "Non ancora - mi risponde - ma siamo già d'accordo, ci vediamo nei prossimi giorni". Le chiedo quanto prossimi, i giorni, e lei risponde che voglio sapere troppo. Però con un sorrisone che di rado vedi sulla faccia dei morituri.Il suo mandato alla presidenza di Torino Musei scade nel 2018. Per sfiancarla le sue due amichette del Comune le piazzeranno nel CdA - al posto di Braccialarghe che si è dimesso - qualcuno che le soffi ferocemente sul collo. Ma non credo proprio che lei intenda dimettersi. Sarà un match interessante. .
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