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BRAVI, AVETE SCOPERTO VIEW. ORA CERCATE DI NON FARE DANNI

Maria Elena Gutierrez e Francesca Leon alla presentazione di View
Bastano gli incassi di tre - ripeto: tre! - dei film che verranno presentati e analizzati a View Conference per superare ampiamente l'intero fatturato annuo dell'editoria italiana.
Non lo sapevo, ma lo sospettavo. La conferma me la dà, con orgogliosa perfidia, Maria Elena Gutierrez, la direttrice di View, presentando la diciassettesima edizione della rassegna esattamente nello stesso giorno e alla stessa ora in cui a Milano si disvela Tempo di Libri, nemesi bauscia del moribondo Salone del Libro e atto finale di una guerra fra poveri marginali. Una guerra per le briciole di carta.

Un patrimonio trascurato

View Conference, dal 24 al 28 ottobre, e il relativo View Festival, dal 21 al 23, anche quest'anno portano a Torino i grandi visionari e i grandi player dell'industria digitale: registi, produttori, creatori di effetti speciali, maghi dell'animazione, premi Oscar, manager, nonché ideatori e sviluppatori di videogiochi che valgono - ciascuno! - più di una media casa editrice italiana. View invita a Torino i nuovi creatori del nostro immaginario e i protagonisti di un business planetario senza pari; e li mette a disposizione della città, con un programma di lezioni, workshop, confronti fra investitori e start up, che generano cultura, formazione, occasioni occupazionali. Finora l'ha fatto grazie al sostegno di Fondazioni bancarie e altri privati, nel sostanziale disinteresse della politica.
Per anni e anni il Comune e la Regione se ne sono sbattuti. Gli stessi enti che hanno investito milioni nel Salone del Libro, destinavano (e destinano) a View poche decine di migliaia di euro (la Regione) se non le elemosine: il Comune ha avuto il coraggio di confermare - anche nel bilancio 2016, firmato Fassino - un contributo di 6 mila euro (diconsi seimila) a una manifestazione - una delle pochissime a Torino - che ha una risonanza e un pubblico davvero mondiali.
Tenna con una valigetta di buone notizie

Il distretto dell'animazione

Ma qualcosa sta cambiando. Ieri alla presentazione di View è arrivato Paolo Tenna, amministratore delegato di Fip, il braccio finanziario di Film Commission. La Parigi lo ha mandato ad annunciare la nascita del distretto industriale dell'animazione in Piemonte; distretto di cui View deve essere una colonna. E ciò comporterà per View significativi investimenti della Regione.

La "filiera" che già c'è

Anche la nuova amministrazione comunale sembra aprire gli occhi: ieri l'assessore alle Fontane Francesca Leon, mortificata per l'esiguità del contributo, ha promesso per l'anno prossimo più soldi, e un più stretto collegamento di View con gli altri protagonisti del sistema cinema. "Dobbiamo ricostruire la filiera" ha affermato volitivamente. Oggi dire "filiera" è politicamente più corretto che dire "sistema". Comunque la "filiera" del cinema già esiste e funziona, talora nonostante la politica. Quello che finora è mancato, a View, sono i soldi. Ma va bene così: è buon segno che persino la politica si accorga di quanto è importante View. Purché, una volta che se n'è accorta, non voglia ficcarci troppo il peperone; con le conseguenze che il Salone del Libro è lì a illustrare.

Ariecco il Salone

In un contesto così insolitamente positivo, non poteva però mancare la nota grottesca: apprendo infatti che "stanno esaminando" l'eventualità di portare qualcosa di View anche nel sempre più improbabile Salone del Libro. Che ieri, per la prima volta, ho sentito definire da Francesca Leon "salone dell'innovazione". Proviamo pure questa. Prima l'idea di allegare al Salone anche Torino Comics; quindi l'abbinamento con ciò che resterà del Jazz Festival; e adesso aggiungiamo il cinema digitale e i videogiochi.
Non so se funziona così. In cucina ho imparato che soltanto gli spignattatori malaccorti s'illudono che aggiungendo ingredienti si migliori la pietanza.

Commenti

  1. Caro Gabriele (mi permetta la confidenzialità del tono, la mia non più verde età me la rende spontanea...). Il solo sentire "annunciare la nascita del distretto industriale dell'animazione" mi provoca un brivido (non piacevole) ed evoca immagini, in cpntrapposizione al ricordo che suonava qualcosa come Lumiq, o forse Lumik..., assai oscure. Sì, speriamo che non facciano danni.

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  2. Poiché il fatturato dell'editoria italiana è poco meno di 3 miliardi di euro, ci sono tre film di animazione che in media fanno 1 miliardo l'uno? Mi sembra un po' troppo. Qual è la fonte? Ho provato a fare qualche ricerca e ci sono film che hanno fatto più di 1Md USD (non di €), ma in anni diversi. (it.wikipedia.org/wiki/Film_d%27animazione_di_maggiore_incasso_della_storia_del_cinema)

    Si confrontano fatturati mondiali con fatturati italiani. In Italia i film di animazione valgono 100 milioni (Fonte ANICA: www.anica.it/allegati/L_INDUSTRIA_DELL_ANIMAZIONE_IN_ITALIA.pdf).
    Più importante l'industria dei videogiochi, che vale un miliardo (Fonte AESVI: www.aesvi.it/cms/view.php?cms_pk=2617&dir_pk=902)

    I tre film sono un giochino retorico. Divertente ma vacuo. Vale dire: il fatturato di un solo editore scientifico - con le riviste di astrofisica e i prodotti professionali - vale 80 volte il cinema di animazione in Italia (sic! per chi non ci crede v. www.relx.com/investorcentre/Pages/key-financial-data.aspx).

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    Risposte
    1. Ottimo lavoro di documentazione. La ringrazio. Era chiaro che si trattava di espediente retorico: la sostanza è che ci affanniamo nel nostro angolino, senza pensare che fuori c'è un mondo. Che va avanti anche senza di noi.

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