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"GOVERNO, SCUCI LA GRANA!": APPENDINO CHIAMA, LA CULTURA ACCORRE

Sono le tre del pomeriggio. Chiara Appendino rimbecca le improvvide e proterve ciarle del sottosegretario Maria Elena Boschi, la quale ha dichiarato in un'intervista: "La richiesta della sindaca di Torino al Governo di vedersi assegnare 61 milioni non sarà esaudita. La sindaca sa che il governo ha un confronto con il Comune e che i 61 milioni non sono dovuti". 
La reazione di Chiarabella è tosta e diretta: "Non lo dice Chiara Appendino che quei 60 milioni spettano a Torino, ma due sentenze, una del Tar e l'altra del Consiglio di Stato". Per scrupolo cronistico preciso che la questione - secondo altre fonti - non sarebbe così pacifica: ma non mi intrigo in faccende di diritto amministrativo che non padroneggio a fondo. E torno alle dichiarazioni appendinesche. Anzi, al colpo di teatro finale: "Faccio appello affinché tutta Torino si unisca a noi in questa battaglia che è una battaglia per la nostra comunità e per tutti i torinesi", s'infervora la Nostra.
Pronti via. Nel giro di poche ore, all'appello del dovere civico risponde in coro il mondo della cultura, che con l'ultima stangata ha imparato lestamente la lezione: non sono intellettuali mica per niente. A Torino non si scherza più un cazzo. Le teste di Patrizia Asproni e Alberto Barbera sono lì, nella sala dei trofei, per ricordarlo agli eventuali cercaguai. 
Ne consegue che nessuno vuole rimanere indietro, e le dichiarazioni di sostegno fioccano. D'altronde Chiarabella nei giorni scorsi gliel'ha cantata senza mezzi termini, agli alti papaveri: se vogliono salvare le loro istituzioni, e di conseguenza le loro poltrone, devono pregare il loro dio che il governo sganci i 61 milioni, tutti e subito. Solo da lì possono saltare fuori i soldi che mancano. Se il malloppo non arriva, cazzi loro: si tengono i tagli, e di quei tagli muoiono.
La cultura insorge contro i tagli che la lasciano in mutande: è il 2011. Altri tempi
Con una mossa degna del migliore Andreotti, ma con la veemenza di Jolanda la figlia del Corsaro Nero, una Chiarabella in bilico fra Machiavelli e Salgari firma, in questa domenica uggiosa, un capolavoro da consumata politica: suona la carica dell'orgoglio torinese, inchioda il governo alle sue inadempienze, mette sugli attenti il culturame, chiude ogni discussione sui tagli di bilancio addossandone la responsabilità al malignazzo Gentiloni, disinnesca le proteste dei lavoratori dei musei in ansia per il posto di lavoro; e soprattutto compatta sotto la sua bandiera presidenti e direttori che, per la verità, di recente non hanno dato seri segni di insubordinazione e hanno accolto i tagli, anche i più forsennati, con moderate preoccupazioni, ampi silenzi e cristiana rassegnazione. Reazioni ben diverse dal bailamme che si scatenava quando gli allegri potatori erano Cota, Chiampa o Fassino.
Il tono delle odierne dichiarazioni in appoggio alla nobile battaglia per la gloria e le casse di Torino è uniforme: prevale un aplomb istituzionale non scevro da cerchiobottismo, si sprecano auspici e speranze, la solidarietà ad Appendino è di default, i più ardimentosi ricordano che quei soldi li aveva reclamati già Fassino. Gli interventi, nell'insieme, offrono un vivido e ameno spaccato della cultura torinese contemporanea. 

Le dichiarazioni

"Sono al fianco di Chiara Appendino. Due sentenze, una del Tar e una del Consiglio di Stato, hanno riconosciuto la legittimità di questa richiesta della nostra Città e quindi - se non vi sono valide motivazioni, delle quali non sono a conoscenza e che in ogni caso il governo non ha fin qui esplicitato, non capisco perché non venga rispettato il dispositivo di queste sentenze. Non solo come rappresentate di una istituzione culturale, sapendo quali sarebbero le ricadute su questo settore se non avvenisse questa restituzione, ma come cittadino auspico che il governo onori i suoi doveri verso una Città che in questi anni ha già dovuto subire gravi contraccolpi dalla riduzione dei trasferimenti dallo Stato centrale agli enti locali e non vi è dubbio che la cultura ha pagato uno dei conti più pesanti in assoluto" (Walter Vergnano, sovrintendente del Teatro Regio).
"La recente presa di posizione del governo contro la compensazione certificata da due sentenze di diverso grado a favore della Città di Torino, contenzioso già intrapreso dalla giunta guidata da Fassino, preoccupa non poco le istituzioni culturali partecipate come la nostra. Se da un lato va riconosciuto che il governo si è mostrato attento alle istanze dello spettacolo dal vivo integrando in modo apprezzabile il Fus, dall'altro non si può negare che il taglio progressivo nei trasferimenti verso le amministrazioni locali abbia costretto queste ultime a ridurre drasticamente il sostegno a realtà come la nostra, che offrono un servizio di pubblica utilità e un presidio culturale permanente alla comunità residente e che contribuiscono a consolidare l'attrattività e la competitività del territorio. Auspichiamo dunque che entro breve si trovi un accordo equo che, nell'interesse comune, sappia garantire il bene della nostra Città e delle sue istituzioni" (Lamberto Vallarino Gancia e Filippo Fonsatti, presidente e direttore del Teatro Stabile).

"Mi auguro che le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, a seguito di un’azione legale avanzata a suo tempo dalla giunta Fassino, possano diventare esecutive come richiesto dalla sindaca Appendino, consentendo a Torino e al Piemonte di non rallentare il trend positivo degli ultimi anni. La cultura è un potente motore di sviluppo della città e del Paese, sviluppo che, grazie alla cultura, si porta dietro considerevoli risultati per la Città e la Regione sui fronti del turismo e delle attività commerciali. La trasformazione di Torino degli ultimi anni, abbandonando la sua cifra prevalentemente industriale e manifatturiera per connotarsi come città dalla forte offerta culturale, sta consolidandosi ormai anche nel giudizio degli operatori turistici stranieri, che sempre più spesso citano la capitale piemontese come meta da visitare" (Evelina Christillin, presidente della Fondazione del Museo Egizio).
"La Fondazione Torino Musei auspica che il governo ottemperi alle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato trasferendo in tempi urgenti alla Città di Torino quanto dovuto. La cultura, fiore all’occhiello dello sviluppo economico e turistico della Città di Torino negli ultimi anni, rischia di dover essere sacrificata agli imperativi di bilancio con grave danno all’immagine nazionale e internazionale della Città. La tutela dell’immagine è un dovere imprescindibile che si impone a tutti, cittadini, comunità e Stato, e richiede saggezza e moderazione nell’amministrazione della cosa pubblica" (Fondazione Torino Musei).
"Il nostro Museo spera che il governo risponda positivamente a quanto chiesto dalla sindaca Appendino. La richiesta di quanto dovuto, a seguito delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato arriva in un momento di tensione finanziaria per la città dove lo sforzo di tutti deve essere quello di garantire il bene dei cittadini. Il binomio turismo-cultura è diventato uno delle risorse fondamentali di Torino, tanto che negli ultimi anni la nostra città una delle mete più ambite del tusrimo nazionale internazionale con un trend in costante crescita" (Paolo Damilano, presidente del Museo del Cinema e di Film Commission).
"Anche Turismo Torino nonstante gli eccellenti risultati del 2016, subisce l'effetto dei tagli. Auspico quindi che il governo risponda positivamente a quanto chiesto dalla sindaca, Chiara Appendino, e stabilito dalle sentenze di Tar e Consiglio di Stato" (Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino).

Commenti

  1. Santo cielo! la corte di Fassino che corre a sostenere la sindaca... ma Jolanda, non era la nonna del Corsaro nero?

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  2. Nello scheggiato TV. Ma il romanzo di Salgari è "Jolanda la figlia del Cordaro Nero".

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  3. A parte il correttore (scheggiato anziché sceneggiato), l'esperto Steve Della Casa in un post che non riesco a pubblicare mi ricorda che la nonna del Corsaro Nero (Lina Volonghi) era Giovanna, non Jolanda.

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