La locandina di "Jass": lo vedremo a Narrazioni Jazz? |
Nessuno ha smentito la notizia che il budget del nuovo Festival non sarà inferiore a 400 mila euro, in pratica la metà del Tjf: alla fin fine, e dopo tanti anatemi, la nuova amministrazione comunale ha deciso di proseguire - dimezzando i costi e di conseguenza durata e qualità della manifestazione - sulla strada di Fassino. Una strada che, fin dall'inizio, io ho considerato sbagliata: ma tant'è, hanno deciso così, immagino nel nome della continuità, e io ne prendo atto. Continuo però a non comprendere come una laureata della Bocconi abbia deciso a cuor leggero di rinunciare al nome del Tjf, ovvero il "brand" tanto caro ai bocconiani: l'unico capitale conquistato in cinque anni di Torino Jazz Festival, e a costo di sanguinosi investimenti.
Quando parte la comunicazione?
Ad ogni modo: se vuoi lanciare un festival importante, magari sarebbe il caso di farlo sapere in giro, tanto più se gli hai cambiato il nome. E invece niente. Siamo ampiamente fuori dai tempi prescritti per la comunicazione sui mensili, ad esempio. Si sa, ormai l'informazione viaggia su internet, quindi se la prendono comoda: eppure annunciare il cartellone con un po' di anticipo magari sarebbe utile per indurre qualche appassionato a programmare una gita a Torino nei giorni del Festival.
Temo che gli organizzatori - ovvero la Fondazione Cultura e il direttore Stefano Zenni - abbiano ben chiaro che il richiamo di Narrazioni Jazz non è tale da attrarre masse di spettatori paganti da fuori Torino; ragion per cui non hanno fretta di annunciare ufficialmente il cast della rassegna.
Aspettando un cast
Consideriamo quello che risulta più o meno certo, in base a voci dal sen sfuggite. Per i concerti a pagamento, i tre nomi già noti sono quelli di Enrico Rava (in concerto con dei deejays? Così si dice, ma il direttore Zenni smentisce, e siamo di nuovo lì, con le voci di corridoio), Dee Dee Bridgewater e Cristina Zavalloni. Sono artisti di eccelsa qualità, non c'è dubbio: ma - lo ripeto - non vedo la superstar esclusiva o il progetto originale che ti lanciano nell'élite dei festival. Quello che vedo - per ora - è un bel cartellone di routine.
Il direttore Stefano Zenni, quando espressi le mie riserve, cortesemente mi fece notare che è sbagliato giudicare solo in base ai nomi, senza guardare al "contesto". Io aspetto quindi fiducioso di scoprire il "contesto". Ma se il "contesto" fosse che Rava suona con dei deejays, confermerei tutte le mie riserve sull'attrattività e l'esclusività e l'originalità del progetto.
Narrazioni Jass, ma non in anteprima
Al momento l'unica novità che si aggiunge a quei tre nobili artisti è lo spettacolo inaugurale di Narrazioni Jazz, a ingresso gratuito: uno spettacolo che, a quanto sento dire, vedrà coinvolti vari musicisti, tra cui Gabriele Mirabassi, e il regista Franco Maresco (quello della celebre coppia Ciprì&Maresco) in una "narrazione" (per l'appunto...) fatta di suoni e immagini. Ciò corrisponde in effetti alla descrizione di uno spettacolo intitolato "Jass. Ovvero quando il Jazz parlava siciliano", firmato da Franco Maresco con Claudia Uzzo, prodotto dall'associazione Lumpen e andato in scena il 10 dicembre scorso al teatro Biondo di Palermo: in quell'occasione gli ottimi jazzisti Gabriele Mirabassi, Salvatore Bonafede e Alessandro Presti accompagnavano lo stesso Maresco e Stefano Zenni (non è un'omonimia, trattasi proprio del direttore di Narrazioni Jazz) impegnati a raccontare la storia del jazz "evidenziando lo straordinario contributo che i siciliani portarono non solo in questo genere, che grazie anche a loro diventò arte, ma anche nella cosiddetta musica leggera americana, da Nick La Rocca a Louis Prima, da Frank Sinatra a Jimmy Giuffre e Tony Scott".
Beh, spero che - contrariamente a quanto risulta da fonti giornalistiche - qui portino uno spettacolo diverso. E' vero che la natura "narrativa" dello spettacolo medesimo ben s'addice, con felice coincidenza anche temporale, al titolo del Festival torinese. E non dico che il tema sia di scarso interesse: benché suvvìa, pure la grande storia jazzistica di Torino meriterebbe di essere raccontata, almeno a Torino...
Soprassiedo su ogni considerazione di opportunità. Ciò che mi lascia davvero perplesso è il fatto incontrovertibile che lo spettacolo sia già andato in scena a Palermo: un Festival nuovo che aspira a qualcosa di più che un rilievo localissimo dovrebbe ambire almeno a uno straccio di anteprima. Ammesso che si voglia davvero giocare un ruolo di primo piano a livello nazionale; cosa di cui oggi dubito fortemente. E credo ne dubiti anche il direttore Zenni, più preoccupato per la concorrenza "interna" del Salone del Libro, mai come quest'anno "Salone della Musica": la Fondazione che organizza il Salone si chiama "Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura" mica per niente, e quest'anno terrà davvero fede al suo nome.
A quello che accadrà ogni giorno al Lingotto dovete poi aggiungere i concerti serali di "Notebook", il mini-festival che si terrà non alla Borsa Valori come dapprima ipotizzato, bensì all'ex Incet, spazio già rodato l'estate scorsa per Todays. Il cartellone è vario, con una propensione per la musica elettronica - c'è anche lo zampino di Club to Club - e diversi nomi di richiamo: per non rovinare la sorpresa a Lagioia, dico soltanto che si comincia con 2 Many Djs e si chiude con Deproducers. Tutto gratis, per di più... Beh, anch'io al posto di Zenni un briciolo mi preoccuperei.
I ruoli si sono invertiti: lo scorso autunno l'idea - piuttosto stravagante - era di rafforzare il derelitto Salone abbinandogli il jazz. A quanto pare, invece, il Salone si salverà da solo. Lasciando in ombra Narrazioni Jazz.
Soprassiedo su ogni considerazione di opportunità. Ciò che mi lascia davvero perplesso è il fatto incontrovertibile che lo spettacolo sia già andato in scena a Palermo: un Festival nuovo che aspira a qualcosa di più che un rilievo localissimo dovrebbe ambire almeno a uno straccio di anteprima. Ammesso che si voglia davvero giocare un ruolo di primo piano a livello nazionale; cosa di cui oggi dubito fortemente. E credo ne dubiti anche il direttore Zenni, più preoccupato per la concorrenza "interna" del Salone del Libro, mai come quest'anno "Salone della Musica": la Fondazione che organizza il Salone si chiama "Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura" mica per niente, e quest'anno terrà davvero fede al suo nome.
Sarà il Salone della Musica: ecco le prime anticipazioni
Non anticipo il programma musicale del Salone per non scippare al direttore Lagioia la gioia di annunciarlo lui: ma immaginatevi 500 metri quadrati nel primo padiglione del Lingotto interamente dedicati a dischi e libri di musica, con le majors al completo e le etichette indipendenti, cantanti di prima fascia ospiti per incontri e firmacopie e showcase, il tutto orchestrato da un "padrone di casa" popolare e accattivante (il nome ve lo dico un'altra volta, io ne sono stracontento perché è un ottimo musicista, un perfetto entertainer e un piacevolissimo amico).2 Many Dj's, 17 maggio, ex Incet |
Un confronto inevitabile
Va da sé che il Salone non vuole mettersi in concorrenza con Narrazioni Jazz, anzi: è già deciso che i concerti all'ex Incet cominceranno dopo le 22, per non sottrarre pubblico al Festival. Ma in quei giorni i confronti saranno inevitabili.I ruoli si sono invertiti: lo scorso autunno l'idea - piuttosto stravagante - era di rafforzare il derelitto Salone abbinandogli il jazz. A quanto pare, invece, il Salone si salverà da solo. Lasciando in ombra Narrazioni Jazz.
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