Sinfonia degli addii per il Prix Italia a Torino |
Ora: desidero precisare tre punti.
1) Perdiamo tutto perché siamo cretini
Ho sempre sostenuto e sempre sosterrò che non è vero che "ci portano via tutto" perché "loro" sono cattivi. E' vero invece che "ci facciamo portare via tutto" perché noi siamo cretini. Incapaci e cretini. Lasciamo andare a ramengo ciò che abbiamo, lo ignoriamo, lo sminuiamo, lo denigriamo, finché qualcuno più furbo e più capace di noi (in genere un milanese) decide di prenderselo; o finché, in alternativa, ciò che abbiamo (siano istituzioni o risorse umane), stanco di sentirsi ignorato, sminuito o denigrato, decide di andarsene.2) Perché il Prix se ne va: e per favore, niente capri espiatori a muzzo
Appendino in questa vicenda c'entra quanto c'entro io con la caduta dell'Impero Romano. Magari prima di ieri il sindaco e Appendino non avevano neanche idea dell'esistenza del Prix Italia, quindi non si saranno posti il problema. Questo può essere: di più, è probabile. Per dire, il Prix Italia non era indicato tra gli appuntamenti del 2017 sciorinati nella famosa delibera di "programmazione degli eventi culturali" del 16 febbraio scorso.
Tuttavia ieri, quando Gabo ha propalato la notizia infausta, Chiarabella incazzata come un toro ha fatto una telefonata di fuoco ai capoccia della Rai (di Torino, stiamo sul local...). Segno che ha capito il problema. Ma, che i nostri zuavi si scaldassero o meno il piscio, sarebbe cambiato pochissimo.
Voglio citare qui quello che ha scritto sulla sua pagina Facebook Battista Gardoncini, un collega di lungo corso Rai che stimo e che la sa lunga: "Leggo da più parti: 'il Prix Italia va a Milano. Torino ancora una volta scippata'. Certo non fa piacere. Ma sull'argomento credo di poter parlare con cognizione di causa, visto che per molti anni ho curato per la Rai le quotidiane dirette del Prix Italia da Torino. E vorrei far notare che tra le motivazioni della decisione ce n'è una oggettiva che non c'entra nulla con i presunti complotti a danno della città. Storicamente il Prix Italia è nato itinerante. Si era fermato sotto la Mole per alcune edizioni, ma già l'anno scorso era finito 'temporaneamente' a Lampedusa, ed è probabile che l'anno prossimo, dopo Milano, tocchi a qualche altra città. Il fatto è che delle delegazioni internazionali partecipanti al Prix fanno parte sempre le stesse persone. Vengono per il premio, ma comprensibilmente vogliono vedere e visitare anche altre parti del nostro Bel Paese. Molto educatamente, come si conviene tra persone civili, il board internazionale che gestisce il premio lo aveva fatto sapere già da qualche anno, ma le ragioni di Torino, e il suo grande sforzo organizzativo, avevano fatto rinviare la decisione. Poi sono arrivate le prime defezioni, e il cambiamento di rotta".
Tuttavia ieri, quando Gabo ha propalato la notizia infausta, Chiarabella incazzata come un toro ha fatto una telefonata di fuoco ai capoccia della Rai (di Torino, stiamo sul local...). Segno che ha capito il problema. Ma, che i nostri zuavi si scaldassero o meno il piscio, sarebbe cambiato pochissimo.
Voglio citare qui quello che ha scritto sulla sua pagina Facebook Battista Gardoncini, un collega di lungo corso Rai che stimo e che la sa lunga: "Leggo da più parti: 'il Prix Italia va a Milano. Torino ancora una volta scippata'. Certo non fa piacere. Ma sull'argomento credo di poter parlare con cognizione di causa, visto che per molti anni ho curato per la Rai le quotidiane dirette del Prix Italia da Torino. E vorrei far notare che tra le motivazioni della decisione ce n'è una oggettiva che non c'entra nulla con i presunti complotti a danno della città. Storicamente il Prix Italia è nato itinerante. Si era fermato sotto la Mole per alcune edizioni, ma già l'anno scorso era finito 'temporaneamente' a Lampedusa, ed è probabile che l'anno prossimo, dopo Milano, tocchi a qualche altra città. Il fatto è che delle delegazioni internazionali partecipanti al Prix fanno parte sempre le stesse persone. Vengono per il premio, ma comprensibilmente vogliono vedere e visitare anche altre parti del nostro Bel Paese. Molto educatamente, come si conviene tra persone civili, il board internazionale che gestisce il premio lo aveva fatto sapere già da qualche anno, ma le ragioni di Torino, e il suo grande sforzo organizzativo, avevano fatto rinviare la decisione. Poi sono arrivate le prime defezioni, e il cambiamento di rotta".
Che meraviglia, quando parla chi sa di che cosa sta parlando.
Se andate a vedere il post di Gardoncini, ci troverete una serie di commenti di altri giornalisti Rai che nell'insieme costituiscono un forum interessante sull'argomento. Ma a me basta ciò che ha scritto lo stimato collega. Esistono motivazioni aziendali, che possono non piacerci ma non coinvolgono l'amministrazione comunale in carica.
Non ambisco a difendere Appendino. Non ho nessuna particolare simpatia per lei e i suoi, come non l'avevo per Fassino e i suoi, e come posso garantire che non avrò per chi verrà dopo. In genere non ho simpatia per chiunque stia al potere, com'è giusto e doveroso: con lorsignori non devo trascorrere le vacanze, devo soltanto controllare ciò che combinano con la cosa pubblica - che è anche roba mia - e badare che non alzino la cresta. Mi pare logico: lo fa qualsiasi assennato datore di lavoro che paga gli stipendi al cucuzzaro.
Non ambisco a difendere Appendino. Non ho nessuna particolare simpatia per lei e i suoi, come non l'avevo per Fassino e i suoi, e come posso garantire che non avrò per chi verrà dopo. In genere non ho simpatia per chiunque stia al potere, com'è giusto e doveroso: con lorsignori non devo trascorrere le vacanze, devo soltanto controllare ciò che combinano con la cosa pubblica - che è anche roba mia - e badare che non alzino la cresta. Mi pare logico: lo fa qualsiasi assennato datore di lavoro che paga gli stipendi al cucuzzaro.
Sottolineo quindi che su questa particolare vicenda non attribuisco colpe specifiche alla giunta attuale. Ho scritto - e confermo - che ormai "non siamo più niente, e ce lo ricordano ogni giorno": ma è la condizione generale della città, risultato perverso sia della scarsa autorevolezza e della singolare stravaganza dell'amministrazione attuale, sia degli innumeri errori della precedente che ho a suo tempo accuratamente segnalato in questo blog.
Se desiderate prendervela con Appendino a ragion veduta, vi posso indicare numerosi motivi più seri e più fondati della perdita del Prix Italia.
Se desiderate prendervela con Appendino a ragion veduta, vi posso indicare numerosi motivi più seri e più fondati della perdita del Prix Italia.
Ci tengo a ribadirlo perché non sopporto l'approssimazione e la faciloneria, anche nell'addebito delle responsabilità. Gli scarsi talenti dei titolari della licenza, quelli di oggi come quelli di ieri e di domani, riescono comunque a far danni in plurime circostanze: sicché non ha senso attribuirgli anche i malestri che non gli competono.
3) Me ne frego del Prix Italia, ma mi incazzo se mi perculano
La storia del Prix Italia mi ha fortemente infastidito, ma non perché lo facciano a Milano. Per quel che me ne fotte, potrebbero pure farlo a Vladivostock.
Mi ha infastidito la modalità: il 2 maggio dello scorso anno scrissi che la decisione di organizzare a Lampedusa l'edizione 2016 preludeva al definitivo abbandono di Torino. I pomposi signori-so-tutto-io che sedevano allora in Comune risposero, stizziti come sempre, che ero un disfattista, che non era vero niente, e che dopo la parentesi "solidaristica" di Lampedusa il Prix infallantemente sarebbe tornato a Torino, più bello che mai.
Non era vero: forse i pomposi lo sapevano, forse no, forse s'erano fatti abbindolare dagli scaltri capataz della Rai, ma come al solito sfoderarono tutta la loro ridicola arroganza per salire in cattedra e dare aria ai denti.
I fatti, come sempre, hanno dimostrato che i pomposi banfano, ma le cose vanno come devono andare. La Rai se ne sbatte di Torino, fa i suoi interessi aziendali e politici, e soltanto una banda di ingenui (seppur arroganti) pomposi può presumere il contrario.
Per questo motivo, e non per altri, stamattina mi sono irritato. Posso serenamente accettare di non avere più il Prix Italia a Torino, sebbene ciò comporti minori occasioni per vedermi con un caro amico e collega che lavora in Rai. Ma non posso tollerare di essere perculato a suon di balle spaziali da qualche funzionario Rai e dai pomposi di ieri, di oggi e di domani.
E se ci provano, allora mi incazzo.
P.S. Un'accorata preghiera
E adesso, per favore, non aprite un altro dibattito sul presente post. Questo è il mio punto di vista definitivo. Se vi va, bene; se non vi va ce ne faremo tutti una ragione. Grazie.
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