Va' dove ti porta il cupre: un affettuoso addio fra la Parigi e Paolo Cantù |
Per cambiare aria, preferisco raccontare l'incontro al Circolo dei Lettori con Paolo Cantù, il direttore di Piemonte dal Vivo che lascia dopo tre anni: va ai Teatri di Reggio Emilia. La separazione è consensuale, oggi alla cerimonia degli addii al Circolo c'era l'Antonellina che lo ha ringraziato e ha esposto la sua teoria per cui ciascuno deve volare cogliendo le occasioni che la vita gli offre. Molto suggestivo.
Cantù alla direzione di Piemonte dal Vivo ha compiuto un'impresa, trasformando un carrozzone dall'incerto destino in uno strumento efficace per la diffusione e il sostegno dello spettacolo dal vivo in Piemonte.
Cantù oggi ha esposto i risultati raggiunti con una relazione dettagliata fino all'esaurimento fisico degli ascoltatori; ma si è pure tolto qualche sassolino dalle scarpe. Ad esempio, "poiché dicono che Piemonte dal Vivo non fa girare le compagnie locali" (il classico piagnisteo di quelli che non girano, magari perché sono cagnacci inguardabili) Cantù ha s'è preso il gusto di ricordare che è firmato da compagnie teatrali legate al territorio almeno il 35-40% delle rappresentazioni circuitate in 65 comuni della regione. "E comunque sono convinto che il circuito non deve essere autarchico - ha aggiunto - sennò se lo facciano loro". Il coraggio di dirlo. Quest'uomo mi mancherà.
Un bando per la successione
Adesso c'è attesa per la successione. Faranno un bando ("prestissimo", mi assicura la presidente di Piemonte dal Vivo Anna Tripodi) e pare che da tutta Italia ci sia grande interesse e si prevede una partecipazione massiccia, anche perché la poltrona è ben remunerata. La presidente mi ha garantito che il bando sarà trasparente, e ci sarà una commissione giudicatrice al di sopra di ogni sospetto. Nell'ambiente si dà per certo che risponderà al bando Matteo Negrin, musicista, oggi project manager di Piemonte dal Vivo e membro del CdA della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani e molto stimato dalla Parigi."Scena Ovest": quattro teatri insieme, ma Maison Musique è pronta?
Tra gli obiettivi raggiunti, Cantù - oltre a imbarcarsi in una minuta descrizione del progetto della Lavanderia a Vapore, a lui particolarmente caro - ha citato "Scena Ovest", il "circuito" di quattro sale della cintura Ovest di Torino: Lavanderia a Vapore a Collegno, teatro Concordia a Venaria, Maison Musique a Rivoli e Le Serre a Grugliasco. E' quello che impropriamente a me piace definire "lo Stabile di Nordovest".Cantù è soddisfatto perché già da questa stagione i quattro teatri hanno un cartellone condiviso, con un abbionamento unico, e pare che la formula dell'abbonamento abbia già trovato parecchi clienti.
Ma no, per Maison la via crucis non è finita
Finita la conferenza-fiume ho preso Cantù in privato e gli ho fatto notare che sarà difficile che Maison Musique ospiti gli spettacoli in programma, dato che l'operazione-riapertura si è di nuovo incagliata. A quanto mi risulta tutto è fermo, pare per un equivoco nell'affidamento dei servizi di bar e ristorante: il nuovo gestore era convinto di poter anche organizzare direttamente tutti gli spettacoli, mentre il Comune di Rivoli ha una convenzione con il Circolo dei Lettori che dovrebbe curare la programmazione - in collaborazione con il Folk Club. Non riescono a mettersi d'accordo; e tutto è fermo. Quella di Maison Musique è una via crucis che si trascina ormai dal 2015, e la riapertura, sempre annunciata come imminente, continua ad allontanarsi.Cantù ha confermato il problema. Però, mi ha detto, hanno un "piano B": se Maison Musique non dovesse ancora riaprire, gli spettacoli previsti saranno spostati in altre sale, a cominciare dalla Lavanderia a Vapore.Il conti della serva: cresce il fatturato, meno il contributo pubblico
Della relazione di Cantù ho apprezzato soprattutto il fatto che si è presentato con i conti alla mano, e senza sollecitazioni né anfanamenti ha sciorinato i numeri, che riporto così come mi sono stati sottoposti.Cantù afferma che nel 2014, quando ne ha assunto la direzione, Piemonte dal Vivo fatturava 3,4 milioni: nel bilancio 2016 sono saliti a 5,6. "Penso - aggiunge - che chiuderemo il 2017 a 6 milioni, con un aumento in tre anni del 75 per cento".
La crescita delle attività non corrisponde però a un analogo incremento del finanziamento reginale, che dal 2014 a oggi è passato da 2 a 2,6 milioni, solo il 30 per cento in più. Ben maggiore il balzo dei fondi del MiBACT, che premiano la qualità del lavoro svolto dall'ente: i 265 mila euro del 2014 sono diventati 623 mila nel 2016.
Capitali freschi sono arrivati dal nuovo rapporto con le fondazioni bancarie, in particolare la Compagnia di San Paolo che ha "adottato" Maison Musique.
Last but not least, il dato positivo sui proventi da attività proprie (si va dai biglietti venduti all'affitto delle sale) che sono arrivati a quota due milioni, circa il 33 per cento del bilancio totale.
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