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LO SPETTACOLO NELL'ERA DEL METRO DA SARTO (CONSIDERAZIONI SEMISERIE IN ATTESA DI FATTI CERTI)

Nella foto: il direttore del Museo Egizio Christian Greco intento a controllare con il teodolite che i visitatori rispettino le distanze di sicurezza
Idiozie.
Non so chi sia il genio che se l'è pensata: se quello col naso lungo che fa il presidente del Consiglio, se qualche esperto scienziato che non esce di casa da ventidue anni, se Ciriò Ciriò e i suoi colleghi lombardoveneti, il Mangiatopi e il Presidente Mascherato.
Però un genio della lampada che se l'è immaginata ci deve essere per forza, a meno di concordare con Leibniz; ma pure come idea innata ci vuole una bella testa a prenderla per buona.
Per come siamo messi non c'è scelta: dobbiamo affidarci alle direttive, mantenere la calma e incrociare le dita. Ma datemi almeno una buona ragione per prendervi sul serio.
E invece.
Riassumiamo la situazione - per ciò che riguarda le materie di cui si occupa questo blog - sulla base di quanto dichiarato ieri sera da Cirio e di quanto riportano stamane sito e social della Regione, nonché i giornali, e dunque con beneficio d'inventario e nell'attesa di leggere il testo completo del decreto governativo, che dovrebbe venire pubblicato stamattina, mi auguro con cortese sollecitudine. Ma posso anticipare che le disposizioni generali prevedono la ripresa di tutte le attività sul territorio nazionale, escluse Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e provincia di Savona. Quindi da noi domani riaprono musei, cinema, teatri e discoteche. 
Tuttavia, ha deciso Cirio, da noi la ripresa sarà "graduale", con "ingressi contingentati" per musei e discoteche, "evitando assembramenti" e "mantenendo le distanze di sicurezza", e con "posti alternati, una poltroncina sì e una no" nelle sale cinematografiche e teatrali. Queste sono alcune delle dichiarazioni che potete ascoltare nel video o che i giornali attribuiscono a Ciriò Ciriò e al suo pard Icardi (non il marito di Wanda, un altro che fa l'assessore alla Sanità) e in attesa della pubblicazione del decreto governativo dobbiamo pensare che tale sia il dettato.

Musei "contingentati": si può fare

Un male non ancora sradicato: in coda sotto la pioggia a Palazzo Madama
Dunque, fatemi capire. Gli ingressi contingentati nei musei riesco a immaginarli, così come non fatico a immaginarmi sale di musei senza assembramenti: in questo paese di fini intellettuali, se togli il sabato e la domenica, negli altri giorni sono rarissimi gli assembramenti nei musei, con l'eccezione delle mostre alla moda. Per cui a Torino il rischio è limitato. L'unica eccezione può essere la mostra di Mantegna a Palazzo Madama. Oppure l'Egizio. E se lì dentro i visitatori monelli putacaso si assembrano comunque, magari davanti al quadro più importante e famoso, che cosa succede? Boh. Magari arriva il solito poliziotto americano con il manganello che dice "circolare, gente, circolare, qui non c'è niente da vedere!".
Ma il bello è che parlano di "assembramenti" nei musei, e non delle eventuali code all'ingresso: tipo quelle il sabato e la domenica davanti all'Egizio, o quelle alla Mole per l'ascensore panoramico. Purtroppo il programma di eradicamento delle code davanti ai musei non è ancora stato completato. E allora che si fa? Esce Ghigo con il metro da sarto a misurare la distanza fa un visitatore in attesa e l'altro? Magari può mandarci De Gaetano. Mentre può darsi che all'Egizio, considerata l'ampiezza degli spazi e la densità del pubblico, Greco si attrezzi con un moderno teodolite.
Comunque mi sembra un sistema poco pratico.

In discoteca come funziona?

Ancora più complessa mi pare la faccenda per le discoteche. Intanto, il pubblico è più disordinato che per i musei, e quei bei pigia pigia all'ingresso con le discussioni coi buttafuori - no, cioé, guarda bene, io devo essere in lista, me l'ha detto uno, cioé, uno che si chiama Miki, o Niki, o Friki, cioé, hai guardato bene? però la mia tipa la fai entrare e me no? no scusa, ma guarda bene la lista... - quei bei pigia pigia come li gestisci? Anche lì con il metro da sarto? Forse conviene usarne uno di quelli a nastro, che i metri da sarto sono di legno e possono fare molto male. 
E metti pure che l'ordinanza non contempli il problema delle code all'esterno, per cui, dopo essersi ben ben accalcati all'ingresso, si può entrare nella discoteca, "contingentati". E che vor di'? Si entra a gruppi, non più di cinquanta per volta? E poi che si fa? Ci si divide i compiti? Tipo che ballate voi trenta, noialtri dieci stiamo al bancone del bar - ma distanziati di almeno un metro - e gli altri dieci vanno a pomiciare nei bagni, ma con gente che ha fatto il tampone, che non si sa mai; poi ci diamo il cambio. Dopo un tot, metti mezz'ora, i cinquanta escono e entrano altri cinquanta. Seratona.
Sapete che c'è? Per il poco che so di clubbing, mi sa che così non funziona mica tanto.

Cinema e teatri mezzi vuoti

Ma il capolavoro del genio della lampada è l'astuto stratagemma escogitato per riaprire cinema e teatri senza correre rischi: "posti alternati, una poltroncina sì e una no".
L'uovo di Colombo. E presumo pure una fila sì e l'altra no, casomai dietro di te si sedesse lo Starnutatore Folle.
Bah: può avere un senso per i cinema, che purtroppo di rado sono affollati. Dimezzi gli incassi del weekend, quando con certi - ahimé pochi - titoli puoi sperare nel pienone: ma forse è meglio che niente, bisognerebbe chiedere il parere dei gestori. Se poi uno al cinema ci va per provarci con la tipa, lì la vedo complicata...
Invece per un teatro è un'idea delirante.
Persino l'Agis, che rappresenta il settore economico dello spettacolo, ha definito "limitanti" e "impraticabili"  simili modalità, facendo notare che il problema sta nelle prevendite di biglietti e abbonamenti "il cui annullamento parziale comporterebbe enormi disagi sia agli spettatori, sia alle istituzioni e imprese di produzione e distribuzione, sia infine alle compagnie e agli artisti". Tutto vero. Come il dito che indica la luna. La cazzata perà sta nella luna. 
Non so se l'Agis non ci è arrivata - come non ci arrivano i genii della lampada - oppure non si è spiegata bene: di sicuro il problema è più vasto, e più complesso. 

Il forno garantito

Provatevi, genii della lampada, a ragionare, una volta tanto. Quando un impresario organizza uno spettacolo, e si ritrova il teatro mezzo vuoto (perché, vendendo una poltroncina sì e l'altra no, il risultato matematico è un teatro mezzo vuoto), quello tecnicamente si chiama "forno": non ci recuperi neanche i costi, non ci paghi gli artisti, la Siae, i diritti e compagnia cantante, e tu impresario sei nella merda fino al collo. Se capita due o tre volte di seguito, chiudi bottega e vai a stare sotto i ponti.
Per cui voi, genii della lampada, pretendete che un impresario teatrale, un organizzatore di concerti, adesso vada avanti con il cartellone programmato pur sapendo in partenza che collezionerà un forno dopo l'altro. O che raddoppi il prezzo dei biglietti, sperando che il pubblico sia cretino o ricco.
E, va da sé, dai resoconti giornalistici non mi risulta che siano previsti provvidenze, aiuti di Stato o sostegni economici per 'sti poveri disgraziati che si trovano adesso con due allettanti opzioni: o non riaprire, finendo così sul lastrico, oppure riaprire in perdita finendo così sul lastrico.

Concerti nei palazzetti: ovvero, del pogare a distanza

Situazione da interpretare: qui come si calcola la distanza di sicurezza?
Ci sarebbe inoltre il problema dei concerti nei palazzetti o nei club che non prevedono posti a sedere. Come si regola l'organizzatore? Chiede cortesemente al gentile pubblico di Jack Tagliagole, il celebre gangsta-rapper, di rispettare le prescrizioni delle Alte Autorità? Si fa prestare da Ghigo il metro da sarto e va in giro a misurare le distanze fra spettatore e spettatore? E se quelli si mettono a pogare, che cosa fa? Li prende a metrate in testa?

Cerchiamo di essere seri

Scusatemi. La situazione è grave, lo so: qui si ride per non piangere. C'è un'emergenza sanitaria da affrontare limitando al massimo il rischio di contagio, e ci sono in Piemonte migliaia di imprese e lavoratori e famiglie che rischiano di andare a ramengo: non forse e chissà quando, ma qui e adesso. E non è serio affrontarla così, quest'emergenza: né con alzate d'ingegno su "bellefeste" o altre minchiate, e nemmeno con prescrizioni cerchiobottiste e cervellotiche escogitate da chi sa di spettacolo più o meno ciò che io so di ingegneria mineraria. E che non aiutano il settore a rialzarsi, anzi. 
Pur senza calcolare il fattore-paura, che certo farà comunque diminuire il pubblico in misura vistosa, simili prescrizioni risolvono poco o nulla: il comparto economico della cultura e dello spettacolo continueranno a soffrire, e chi ha immaginato questi provvedimenti non mi sembra attrezzato per mettere in campo, né ora né mai, interventi di sostegno davvero efficaci. E la questione non sembra neppure all'ordine del giorno: i primi interventi d'urgenza decisi dal Governo, infatti, riguardano soltanto i Comuni della "zona rossa", e provvidenze generali sono previste solo a favore del settore turistico. 
Però non venite a chiedere a me, con l'aria saputella, "e tu che parli tanto cosa faresti al posto nostro?". Io sono soltanto un povero cristo, un anziano a rischio (e pertanto sacrificabile, secondo la vulgata corrente) e non ho mai avuto la iattanza luciferina di propormi come guida di popoli e salvatore di patrie, non ho mai preteso di governare neppure un pollaio. Voi avete il potere e la gloria. A voi l'onere di portarci fuori dalla merda. Per quanto possibile incolumi.
Aggiornamento: si riapre senza limitazioni, chiuse solo le scuole

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