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CRISI AL JAZZ FESTIVAL, GIGGI ER BULLO AMMETTE: "HO PERSO PUBBLICO"

Giggi er Bullo: "Ahò, ma lo sai quante presenze stamo affà? Ducentomila, li mortacci tua! Ne famo ducentomila, ahò!"
Non è un comunicato: è un inno di trionfo. Ricevo e pubblico, assai divertito, il messaggio dell'ufficio stampa del Comune che traccia un equilibrato e misurato bilancio della quinta edizione del Torino Jazz Festival. Lo adoro perché sembra una replica su misura al mio post "Affinità e divergenze fra il Festival Jazz e Giggi er Bullo": e il tono è tale da confermare ogni singola parola che ho scritto. Come direbbe Giggi er Bullo, questi se la sonano e se la cantano. Ma a furia di sparare numeri a casaccio gli scappa detto che hanno avuto meno spettatori dell'anno scorso. Infatti nel proclama alla popolazione scrivono che nei dieci giorni di Festival ci sono state "oltre" 200 mila presenze, mentre nel 2015 ne avevano dichiarate 225 mila, giurando che erano 25 mila più del 2014: per cui, per ammissione del Comune-organizzatore, il Tjf 2016 nel migliore dei casi è ripiombato ai livelli di due anni fa. E non mi raccontino che "oltre" vale 25 mila: non fa ridere nemmeno a Zelig.
Il bilancio è ancor più fallimentare se si pensa che quest'anno il Festival è durato dieci giorni, il doppio del 2015, quando i giorni furono appena 5, dal 29 maggio al 2 giugno. Quindi, doppia durata e pubblico in calo. Q.e.d.
O forse in Comune hanno fatto male i conti. Forse si erano bullati già l'anno scorso. Anche per bullarsi ci vuole precisione. Sono gli inconvenienti dell'entusiasmo. E comunque io, al posto loro, la pianterei di dare i numeri: a Torino non porta bene. Come scrivevo in analoga occasione: se fare gli sboroni fosse un reato, mezza Italia starebbe al gabbio e l'altra mezza ai domiciliari. Però, se ti cuzzano, fai un'immane figura di merda.
Ma bando alle ciance, passiamo alla ciccia. Ladies and gentlemen, ecco a voi l'originale e integrale proclama...

TORINO CITTA' DEL JAZZ
“L’edizione 2016 segna un’ulteriore crescita del Torino Jazz Festival – afferma Stefano Zenni Direttore della rassegna musicale -. Una crescita soprattutto artistica: la produzioni del ‘Persecutore’ con Vinicio Marchioni e il quartetto di Francesco Cafiso, quella di Roy Paci con Hindi Zahra, di Pulse con MaxCasacci, Daniele Mana ed Emanuele Cisi e l’esclusiva di Birdman con Antonio Sanchez dal vivo mostrano come il festival sappia proporre stimoli nuovi e intrecci inediti tra le arti che hanno incontrato il gradimento del pubblico. E la città stessa ci è apparsa più coinvolta che mai: il tutto esaurito per quasi la totalità dei concerti, inclusi quelli nei giorni feriali, la quantità di pubblico che ha affollato gli eventi più diversi dal Fringe, al Jazz Club Torino, al manouche in via Roma, l’attenzione alla musica nei quartieri o anche le tantissime persone che hanno assistito alle meditazioni musicali di Dimitri Grechi Espinoza nell’inedita cornice della Gran Madre ci dicono – sottolinea Zenni - che in questi giorni il Festival è entrato nella vita delle persone. Il calore che ha accolto le proposte dei giovani italiani al mattino certifica che la cultura musicale del nostro paese, compresa quella del pubblico è in piena crescita e il Torino Jazz Festival ne è ormai un attore originale ed essenziale”.
Il Festival Jazz 2016 ha invaso la città per dieci giorni - tra due importanti feste, il 25 aprile e il 1° maggio - totalizzando oltre 200 mila presenze (A parte il pauroso calo di presenze, vorrei capire una volta per tutte come si calcolano le "presenze" di una manifestazione che si svolge perlopiù sulla pubblica piazza, senza biglietterie né ingressi. Si tiene conto di tutti coloro che sono transitati nella piazza durante i concerti? O di tutti coloro che si sono fermati ad ascoltare per più di 8 minuti? O si misura la superficie delle piazze e si fa una stima ipotetica? NdG).
I suoni del jazz hanno attratto molti cittadini e turisti sia in piazza Castello (Ecco, i suoni del jazz, li hanno attratti. Non si dà che uno passasse per caso, stesse andando a visitare Palazzo Madama o una zia in piazza Vittorio, o semplicemente avesse appuntamento con la morosa, NdG) sia negli spazi al chiuso, teatri, cinema e locali vari rendendo Torino una città viva, complice il successo dei musei sempre aperti (Ah, ecco: "complice il successo dei musei aperti". Quindi c'erano anche i musei, che hanno fatto quel poco che potevano, poverelli... NdG). Nei giorni successivi al ponte del 25 aprile da martedì 26 a giovedì 28, gli appuntamenti del Festival sono proseguiti negli spazi al chiuso dove, ogni sera, si è registrato il tutto esaurito. Tra i tanti concerti in particolare si segnala l’esibizione del quintetto di Tim Berne.
Il week-end del 1° maggio, un po’ meno fortunato sotto il profilo metereologico, non è stato da meno. Emozionante il doppio concerto di Dimitri Grechi Espinoza il 29 e 30 aprile nell'inedita location della Gran Madre salutato da uno straordinario (Straordinario. E certo: al Torino Jazz Festival l'ordinario non è contemplato, NdG) successo di pubblico.
Sabato 30 aprile, nella Giornata Internazionale del Jazz, una folla di appassionati ha seguito quello che fin dall’inizio è stato considerato l’appuntamento principe del cartellone 2016: la proiezione, al cinema Massimo, del film “Birdman” di Alejandro Gonzalez Iñárritu con colonna musicale dal vivo del batterista Antonio Sanchez. Particolarmente apprezzate le produzioni originali del TJF: dal ‘Persecutore’ con Vinicio Marchioni e il quartetto di Francesco Cafiso a Roy Paci con Hindi Zahra, da Pulse! con Max Casacci, Daniele Mana ed Emanuele Cisi a Battista Lena con ‘Ultimo cielo’. Oltre alla presenza di grandi artisti internazionali, la programmazione ha avuto il pregio di mettere in evidenza i tantissimi artisti italiani che si stanno affermando sempre più a livello internazionale. Tra questi Fabrizio Bosso, Paolo Russo, Rosario Giuliani, Enrico Rava (Ecco, giusto un giovanotto che "si sta affermando sempre più" a livello internazionale... Sono sicuro che prima o poi ce la farà, NdG) , Gianluca Petrella, Flavio Botto (Mica sarà Flavio Boltro? No, alle volte che mi fossi perso qualcosa..., NdG), Petra Magoni, Ferruccio Spinetti.
Il TJF è stato anche palcoscenico per decine di giovani artisti italiani, dall'Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani ad Alessandro Lanzoni, Simone Graziano, Stefano Tamborrino, Gabriele Evangelista e il progetto Multikulti diretto da Cristiano Calcagnile.
Originali, curiose e partecipate (Fantastico, se lo dicono da soli come ij aso 'd Cavour..., NdG) sono state inoltre le iniziative che hanno coniugato la moda con i suoni del jazz al Cap10100; la performance di danza, musica e arte contemporanea alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la mostra di Giansone a Palazzo Saluzzo Paesana e i sei concerti di Quartieri in jazz. Quest'anno il TJF ė stato nuovamente la colonna sonora del 25 aprile accompagnando così la nascita del Polo del ‘900.
Nella giornata finale di domenica 1° maggio si sono succeduti sul palco la Artchipel Orchestra di Ferdinando Faraò con un progetto dedicato ai Soft Machine, Yilian Cañizares, le note incandescenti di Giovanni Falzone con la Contemporary Orchestrache ha presentato una suggestiva rilettura dei mitici Led Zeppelin e infine a chiudere l'edizione 2016 del TJF gli Incognito che hanno aperto il concerto omaggiando Prince con il pezzo "Purple Rain".

Straordinaria anche la partecipazione al TJF Fringe, curato da Furio Di Castri, a partire dal 22 aprile, giornata “a tutto Fringe” che ha inaugurato il Torino Jazz Festival, fino al gran finale al Quadrilatero Romano del 30 aprile - Giornata Internazionale Unesco del Jazz.
Oltre 250 sono stati i musicisti e i performer che hanno calcato i “palchi del Fringe”: dalla chiatta in mezzo al fiume del Music on the River ai concerti sulle Night Towers, al Palco Fringe di Piazza Vittorio, all’area Dance&Cooking fino ai tanti locali e piazze della città di Torino negli oltre 100 concerti ed esibizioni in programma. Tra i nomi di spicco degli “artisti Fringe”, l’acclamato pianista statunitenseRobert Glasper che ha fatto registrare il tutto esaurito, le alchimie del duo Food con Gianluca Petrella, la reunion del Lingomania a trent’anni dal debutto discografico e le eccezionali artiste donne che hanno donato il loro “tocco magico” al TJF Fringe di quest’anno: Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito, Marije Nie, Nuria Sala Grau, Wallis Bird e tanti altri musicisti italiani e internazionali che hanno incantato un pubblico sempre attento e curioso.
“Dopo cinque edizioni si può dire che il Torino Jazz Festival è uno degli eventi culturali più importanti della nostra città – afferma l’assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città -. Il lavoro svolto porta a guardare con fiducia verso il futuro di questa grande manifestazione la cui formula sempre più partecipata raggiunge due obiettivi importanti, far conoscere il mondo del jazz a tante persone e far vivere a Torino come una delle città più dinamiche e interessanti del nostro Paese. Motivi per i quali penso e spero che tale opportunità debba essere coltivata anche in futuro. Si tratta di un vero e proprio investimento culturale a vantaggio di tutti e dell'immagine del nostro territorio. Impegno reso possibile anche grazie alla fiducia che hanno voluto confermare i nostri preziosi partner che ancora una volta voglio ringraziare: Iren, Intesa San Paolo, Poste Italiane, Toyota Lexus e Seat Pagine Gialle.”

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