Uno stronzetto mi domanda come mai non scrivo dell'inchiesta sui conti del Salone del Libro e la presunta sovrastima del marchio.
Risposta facile. Perché mi sono fatto le vacanze lunghe. E non mi disturbo certo, in vacanza, per ripetere ciò che io ho già scritto ben due anni fa, mentre i segugi dell'oggidì ronfavano saporitamente. Chi fosse interessato a saperne di più può rileggersi il post "A proposito del Salone: due conti che mi inquietano", del 2 novembre (giorno dei morti) 2015, ma sempre attuale. D'altronde già allora chi aveva cervello se n'era accorto e s'era regolato di conseguenza, come non mancai di sottolineare allorché Massimo Lapucci si dimise dal CdA della Fondazione per il Libro.
Se poi una manica di scienziati ci mette due anni a capire quello che un cretino come me aveva capito nel giorno dei morti del 2015, non ci posso far nulla: di certo non mi getto sulla non notizia mentre me ne sto rilassato tra il verde e le fresche acque.
E anche la volontà della Regione di ricapitalizzare il Salone - proprio per tappare quel buco nel bilancio - non è una novità: questo blog lo ha annunciato già il 21 maggio scorso.
Adesso posso tornare a farmi i cazzi miei? Grazie. Chiamatemi quando scoprite qualche altro scottante segreto. Che la Terra è rotonda, ad esempio.
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