Dalla pagina Fb di Chiara Appendino: articolo, interpellanza e risposta sui costi del riallestimento del Mao |
Anch'io ne ho scritto a più riprese, con cialtronesca incredulità; e ricordo perfettamente di averne parlato con la presidente di Torino Musei, Patrizia Asproni, senza mai sentirmi rispondere "ma non è vero, abbiamo speso di più". Tant'è che le avevo chiesto l'indirizzo dei suoi muratori, visto che io, con quella cifra, riuscirei a stento a farmi ristrutturare bagno e (forse) cucina.
Ora apprendo, dalla risposta della Fondazione Torino Musei all'interpellanza, che in effetti, i 15 mila euro sono stati pagati: peccato fosse soltanto il costo della progettazione. Dalla medesima risposta si apprende inoltre che la presidente Aproni non ha "mai rilasciato dichiarazioni in cui asserisce che il costo del riallestimento fosse di 15 mila euro". Può essere. Anzi: non ne dubito. Ma allora perché non smentire una così immane cazzata?
Ora. Premesso che il giornalista non può aver sparato quella cifra a cazzo (e di questo non possiamo dubitare, è talmente fuori dal mondo...), i casi sono due
- O tu hai detto al giornalista di aver speso 15 mila euro per il riallestimento, e allora hai mentito; e in un sistema democratico un rappresentante di un'istituzione pubblica non può mentire alla libera informazione, se non - al limite - per gravi e giustificati motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale (casistiche in cui non mi sembra rientri il costo del riallestimento di un museo); e se viene colto in mendacio deve andarsene. L'ha fatto Nixon, può farlo chiunque altro.
- Oppure al giornalista tu hai detto la verità, e cioè che la sola progettazione è costata 15 mila euro; e il giornalista non ha capito una minchia e di conseguenza ha scritto una minchiata (capita spesso, mica siamo perfetti...); il tal caso era tuo preciso dovere rettificare la falsa notizia con la massima sollecitudine, per il rispetto dovuto all'informazione, alla pubblica opinione e ai contribuenti; perché il rappresentante di un'istituzione pubblica non può consentire la divulgazione di notizie imprecise o erronee riguardanti fatti di propria competenza e di interesse pubblico; in caso contrario dimostrerebbe nei fatti di sbattersene dell'informazione, della pubblica opinione e dei contribuenti. E dunque dovrebbe andarsene. L'hanno fatto in pochi, ma il principio resta valido.
Il fatto che la falsa notizia non sia stata smentita induce a sospettare che, tutto sommato, facesse comodo; costruendo l'immagine di una manager iper-efficiente, l'Asproni, in grado di rivoltare come un calzino un intero museo con i soldi che quell'idiota di Gabo si spicerebbe per rifarsi il bagno e (forse) la cucina.
La risposta della Fondazione si apre con un lungo elenco dei vantaggi portati al Mao dal riallestimento: ciò ovviamente riempie i cuori di gioia. Purtroppo l'interpellanza non riguardava i benefici (comunque da verificare) bensì i costi dell'operazione. Operazione che, come ricorderete, aveva fatto incazzare di brutto l'architetto Andrea Bruno, progettista del Mao "vecchia versione".
A pensare male si fa peccato: e io, da accanito peccatore, avevo pure ipotizzato che la "chiusura" in sordina della biblioteca della Gam fosse dettata non da pericolose infiltrazioni d'acqua, ora felicemnente e rapidamente scomparse, bensì dal tentativo di ridurre le spese e risparmiare qualcosa per rientrare della considerevole cifra spesa al Mao.
A questo punto potrei partirmene con una pirotecnica esibizione di sarcasmi frizzi e lazzi, che però vi risparmio. Sto scrivendo da troppe ore, e sono un po' stanchino.
Caro Gabo, è da un poco che la seguo, perchè avrei il desiderio di presentarle una nuova forma d'Arte.
RispondiEliminaDevo dire che nel frattempo, seguendola nel suo blog, sto scoprendo un sottobosco mondo politico-cultural-manageriale, da lei riportato nei più intimi dettagli, che trovo molto interessante, forse un pò per addetti ai lavori, ma comunque sempre pieno di novità, colpi di scena, e indiscutibili risvolti finali del suo giornalismo di inchiesta, provati a suon di numeri e di fatti.
Per cui al di la, del fatto che vorrei poterla incontrare, per parlarle di nuova Arte, mi piace il suo stile.
le lascio la mia mail per organizzare l'incontro le chiedo 1 ora.
Ho dematerializzato il concetto fisico di "Quadro", e dipingo Video come un tempo i pittori le tele.
flafaxtri@gmail.com