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L'AIACE E' VIVA, E FA SOTTODICIOTTO

Enrico Verra e Domenico Chiesa: un progetto per superare il passato e far vivere l'Aiace
Appena l'altro giorno vi parlavo di un festival salvato, CinemAmbiente. Ma nella stagione più difficile per la cultura a Torino, c'è una seconda felice notizia, un secondo piccolo-grande festival cinematografico - che considero il più necessario di tutti, perché si rivolge ai giovanissimi, agli spettatori e ai cittadini di domani - salvato in extremis, quando già sembrava spacciato.
E' Sottodiciotto.
Organizzato dall'Aiace, Sottodiciotto alle sorti dell'Aiace è legato. E pochi mesi fa l'Aiace era data per defunta, travolta da malagestione e lotte intestine. Ha attraversato un periodo talmente oscuro che fa male solo a ricordarlo.
Ma era un delitto lasciar finire così un'associazione che è parte della storia del cinema italiano, e che ancora oggi può offrire un servizio prezioso. Non mi riferisco al pur amatissimo sconto del cinema; bensì al sostegno e all'incentivazione delle sale cinematografiche, e alla formazione del pubblico. Le missioni per cui l'Aiace è nata, insomma.
E allora qualcuno prova a salvare l'Aiace. Lo scorso aprile, nel pieno della bufera, Domenico Chiesa, un ex professore di psicologia estraneo al mondo del cinema, con sprezzo del pericolo accetta il ruolo di presidente - un presidente di garanzia; con lui, quattro persone che invece di cinema sanno, per un nuovo consiglio direttivo: Chiara Magri, Enrico Verra, Silvio Alovisio e Stefano Boni.
Tutti volontari, ovviamente. Impegnati a rimettere in sesto la baracca.
Questo mi raccontano Chiesa e Verra, quando mi incontrano per spiegare il loro progetto. Io ascolto. Mi sono sembrati sinceri e appassionati.
Mi dicono che adesso l'Aiace lotta per rinascere. Riannoda i contatti con i gestori delle sale, con le istituzioni, con il pubblico. Ha chiuso gli strascichi legali del periodo più oscuro e imbarazzante. E taglia i costi: dimezzata la sede, personale ridotto a 4 dipendenti (prima erano sette, ma nessuno è stato cacciato, solo uscite volontarie) che sgobbano come muli. E nuovi principii gestionali: contratti con i collaboratori solo su incarichi specifici, i docenti dei corsi ricevono un compenso ma chi fa parte del direttivo non può tenere i corsi (e chi conosce le radici della catastrofe Aiace capirà l'importanza del divieto), e la semplice progettazione dei corsi non dà diritto a compenso. Ok, vi sembreranno minuzie meschine. Ma le minuzie meschine, se trascurate, possono uccidere una grande realtà.
Ad ogni modo: non voglio tediarvi con le minuzie meschine. La notizia è che l'Aiace non è morta. E rilancia. Ha progetti nuovi per nuovi media, finalmente sbarcherà sui social, e metterà on line l'intero straordinario patrimonio delle "schede Aiace" che hanno forgiato generazioni di cinefili. Intanto, si va avanti con le attività nelle sale. Partono le due tradizionali rassegne sostenute dal Consiglio regionale: il 6 ottobre debutta "Rights on the movie", sui diritti umani, e il 7 ottobre comincia "Di diritto e di rovescio", sulle donne, in cinque cinema di Torino, Fossano e Asti; 
Ma soprattutto ci sarà la sedicesima edizione Sottodiciotto, dal 4 all'11 dicembre. Ad aprile nessuno ci avrebbe scommesso. Il concorso per le scuole è stato lanciato in extremis - eppure la risposta non è mancata. I partner - sponsor e istituzioni - hanno confermato il loro appoggio. Il budget è lo stesso - già minimo - dell'edizione scorsa: 100 mila euro. Una quota importante arriva dalla Compagnia di San Paolo, ma contribuiscono pure Comune, Regione, Ministero e Fondazione Crt.
Non sarà un Sottodiciotto in chiave minore, mi assicurano Chiesa e Verra. E la prima giornata del Festival vedrà la collaborazione dell'Indire, prodromo all'apertura di una sede permanente a Torino dedicata alla documentazione del rapporto scuola-cinema.

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