Maurizio Damilano |
Una volta tanto non si preannunciano notizie ferali. Anzi. In vista del CdA del 28 settembre, pare che al Museo le cose non vadano malaccio. Di sicuro meglio che in passato, dicono in via Montebello. Nel clima di cupio dissolvi seguìto allo shock da Salone del Libro, la cosa è tutt'altro che scontata: infatti nei giorni scorsi qualcuno ha ipotizzato che anche alla Mole il bilancio è a rischio.
Biglietti, sempre più in alto
Invece, anche se non contano dollaroni a pacchi, i Damilano's Boys non si lamentano. Appena rientrato dai fasti di Venezia, il direttore Barbera fa notare che al Museo la "spending review" la fanno dal 2008. Ben prima che venisse di moda chiamarla così.Il Museo può contare su un'inesauribile fonte di denaro fresco: la biglietteria è una miniera d'oro. L'incasso non fa che crescere: nei primi otto mesi del 2015, da gennaio ad agosto, i visitatori hanno fruttato 350 mila euro in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
Un super sponsor per Tff
Anche la ricerca di sponsor privati dà discrete soddisfazioni: ultimo esempio, in questi giorni verrà firmato il contratto con un nuovo, importante sponsor del Torino Film Festival.Debiti: il piano di rientro funziona
Inoltre, dicono in via Montebello, il Museo si sta liberando dei due debiti più pesanti: ovvero quello con la Gtt per l'esercizio dell'ascensore della Mole (che Fassino, per fortuna senza fortuna, aveva cercato di appioppare al povero Barbera); e quello con la cooperativa Rear che fornisce il personale di servizio. Il piano di rientro messo a punto alla fine dello scorso anno funziona, il Museo paga regolarmente le rate: entro dicembre estinguerà la pendenza con Gtt, e subito dopo (forse già a gennaio) quella con Rear.Resta il problema degli interessi passivi che finiscono in tasca alle banche: ma quello è il cancro comune delle istituzioni culturali torinesi, conseguenza dannata e inevitabile del ritardo con cui gli enti pubblici pagano i contributi dovuti, costringendo i "beneficiari" a farsi anticipare il contante dagli istituti di credito, accendendo mutui onerosissimi.
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