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SALONE: FRANCESCA NON VA A ROMA, MA PENSA A VENARIA

Alla presentazione della mostra dei Bruegel alla Venaria Reale (ve ne parlo in un altro post, appena ho tempo) incontro l'assessore Leon. Il Comune di Torino ha dato il patrocinio alla mostra, ed è noto che da sempre punta a entrare nel Consorzio della Venaria: era l'eterno obiettivo di Fassino, e lo resta per la nuova giunta. Con la solita controindicazione: per diventare soci occorre cacciare un bel po' di soldi, che il Comune di Torino non sa dove recuperare. Francesca Leon dice che ci stanno ragionando. Presumo stiano leggendo il fascicolo. Come al solito.
Ad ogni modo, vedo la Francesca e le faccio "ehilà, e tu non sei in gita a Roma?". Lei mi risponde che no, tanto che ci andava a fare, "c'è già la sindaca". Dice "sindaca" e non "sindaco": strano, eppure so per certo che anche Giordana è andato a Roma.
Non mi va di amareggiare Francesca, che è una cara persona, e ogni volta che la chiamo "assessore alle Fontane" la coscienza mi rimorde. Quindi evito di sottolineare che invece per Milano ci va l'assessore alla Cultura Del Corno; e che Chiamparino s'è portato dietro l'Antonellina Parigi. In effetti, un incontro sul Salone sarebbe un lavoro (anche) da assessori alla Cultura. Ma giustappunto... 
Io però sorvolo: non mi piace seminare zizzania fra dame. Anzi, dico a Francesca che ha fatto bene a non andare, così risparmiamo un biglietto aereo: per quel che serve andare oggi a Roma... Lei annuisce. "Tanto si sa come finisce...", insinuo io. "Eh, sì..." concorda. "Andare fino a Roma per prendersi una porta in faccia..." infierisco. "Porta", non "torta": mi piace svariare sul tema. "Dici, eh?" elude Francesca. "Dico, dico" confermo. "Come scrivi tu, almeno morire con onore...", mormora lei.
Stai a vedere che oggi il sindaco e Appendino davvero ribaltano il tavolo.

Bonus track: questione di acca

Ne approfitto, a proposito della mostra dei Bruegel, per sgombrare subito il campo da un equivoco: noterete che io scrivo "Bruegel" senz'acca, la Venaria invece adotta la forma "Brueghel", con l'acca. Sono entrambe corrette, mi ha spiegato il curatore della mostra, Sergio Gaddi - un tipo simpaticissimo che le sa davvero tutte sui Brueghel. In realtà il cognome originale era Brueghel. Il capostipite Pieter il Vecchio lasciò cadere l'acca, che fu però ripristinata dai discendenti. Esistono due scuole di pensiero: ma la maggioranza degli studiosi opta per Brueghel. Quindi io scriverò sempre Bruegel. Per comodità dei lettori taggherò entrambe le forme.

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