Bansky: "No Future" |
Ma il sì della giunta comunale al progetto del centro congressi sull'area ex-Westinghouse, un tempo avversato dai Cinquestelle, viene presentato dal sindaco e Appendino come indispensabile per "incamerare 19,6 milioni che abbiamo usato per finanziare la dotazione delle fondazioni culturali, a cominciare dal Teatro Regio, che altrimenti avrebbero dovuto subire pesanti tagli”. Impegno che non mancherò di monitorare.
E questa io la considero una buona notizia.
E questa io la considero una buona notizia.
Si spiega così l'ottimismo manifestato pochi giorni fa dal sovrintendente del Regio Walter Vergnano. Quanto allo Stabile, per quest'anno in materia di tagli ha già abbondantemente dato.
Venti milioni per la cultura
Ma immagino che la buona notizia riguardi tutto il settore: considerato che nel 2015 il Comune di Torino stanziava in totale per cultura e turismo 27.322.502 euro (23.750.654 per la cultura e 3.571.848 per il turismo), quest'anno con quasi 20 milioni di bonus dal business dell'ex Westinghouse - destinati, parola di Appendino, alla cultura - quasi nessuno in teoria dovrebbe farsi male. Tanto più che altri 7 milioni, sempre per la cultura, sono in arrivo sotto forma di "soccorso rosso" da Chiamparino, sempre più affettuoso con Chiaretta. Grasso che cola, insomma.
In pratica, però, registro qualche segnale meno tranquillizzante, tale da indurre a sospettare che in realtà i soldi per l'ex Westinghouse potrebbero prendere direzioni differenti. Vi cito qualche indizio: taglio sul Natale coi fiocchi (e su ciò non sprecherò una lacrima) però a costo di riempirci le piazze di urfide bancarelle; taglio sul Torino Jazz Festival trasformato in una cosetta né carne né pesce; secondo taglio (uno l'aveva già praticato Fassino) sul bando per i contributi alle attività culturali. E di sforbiciate sento parlare a proposito di almeno una fondazione teatrale: ma è da verificare, per adesso sono soltanto voci.
Una facile profezia
A me resta l'amara soddisfazione di averlo annunciato già un anno e mezzo fa, che il 2016 sarebbe stato l'anno del disastro: vi suggerisco caldamente di andare a rileggervi il mio post del 16 luglio 2015, nel quale spiegavo come e perché nel 2016 ci saremmo ritrovati nella merda fino agli occhi. In buona sostanza, nel 2015 il bilancio della cultura beneficiò di circostanze favorevoli (gli stanziamenti per Expo e l'essenza della spesa per il Salone del Gusto), che non si sono replicate nel 2016.
E adesso mi esibisco in un'altra facile profezia: nel migliore dei casi, torneremo alla pratica di finanziare la cultura in conto capitale anziché in spesa corrente, riducendosi come in passato a raccattare i fondi spulciando a fine anno tra le entrate straordinarie o inventandosi genialate come la mitica trovata fassiniana degli immobili al posto dei contanti. Con l'aggravante che ormai di gioielli di famiglia da impegnare ne sono rimasti pochini. E poiché non c'è un "business ex Westinghouse" ogni anno, il futuro sarà drammatico. Tanto più che questi, al contrario di Fassino, non sembrano proprio intenzionati a giocarsi il culo per la cultura. E fatico a dargli torto, dopo aver visto cosa ne è venuto a Fassino dalle sue "crociate per la cultura".
Quindi preparate i fazzoletti. Siamo sempre più punk. No future.
Sempre che i soldi dell'operazione westinghouse arrivino....
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2016/12/08/cronaca/la-biblioteca-dellarchistar-diventa-la-casa-di-disperati-v2dWuU2B6PHWUeUyli0uVM/pagina.html
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