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UN ASSESSMENT PER IL SALONE CHE CERCA SPONSOR E STATUTO

I direttorini schierati sul ponte del superstite battello Valentino, ai Murazzi
In prima fila il sindaco in elegante tailleurino blu e simpatico cappello bianco
Il Salone del Libro ci prova. Nella dura lotta per la sopravvivenza, all'ordine del giorno c'è la ricerca degli sponsor. 

La convention

L'attivissimo direttore generale Giuseppe Ferrari - sempre sia lodato, ma scordiamoci di tenercelo perché appena faranno il bando per quell'incarico lui se ne tornerà a fare il vicesegretario generale del Comune... - comunque dicevo che l'attivissimo s'è inventato la convention dei possibili sponsor. Niente di che, ma hanno invitato gli sponsor dei passati Saloni a un incontro (ma a me piace di più "convention", fa moderno e innovativo), lunedì prossimo in Comune, per presentare con dovizia di particolari l'edizione 2017, e proporre varie pezzature e modalità di sponsorizzazione, dal main sponsor a quello che mette due soldi. Un nobile tentativo, come dicevano quelli del Genoa prima di giocare con la Juve. I pronostici sono sfavorevoli, ma la recente disavventura juventina dimostra per l'appunto che non si sa mai... 
Dopodiché faranno pure il bando degli sponsor, per cercarne di nuovi. Una cosa non esclude l'altra: tutto fa, più gente entra più soldi si vedono - benché i precedenti non lascino presagire nulla di buono.

E intanto beccatevi lo Statuto 

Vaga visione: santa Chiara da Moncalieri appare ai commissari
Intanto oggi pomeriggio è arrivata in Commissione la bozza dello Statuto, che lento pede s'avvia verso l'approvazione in Consiglio comunale. A presentarlo c'è la Leon. E si produce in un'apprezzata comparsata persino Chiara Appendino, in attesa di accendere l'albero di Natale.
Sullo Statuto niente da segnalare, si sapeva già tutto: scompare l'Alto Coordinamento, si ridefiniscono i ruoli di presidente e direttore editoriale, nonché quello del direttore generale che diventa strategico per la gestione della baracca, viene introdotto il Comitato d'indirizzo (rappresentanti della "filiera del libro", per dirla semplice i rappresentanti di librai, bibliotecari, editori, scrittori eccetera eccetera) con funzione consultiva, l'Assemblea dei Soci Fondatori è rimpiazzata dal Collegio dei Fondatori e Sostenitori per imbarcare i ministeri (MiBACT e Miur) e, per l'appunto, altri volontoerosi... Più ritocchi e ritocchini anche importanti sul piano gestionale, ma che vi risparmio perché mi annoio io a scriverne, figurarsi voi a leggerne: se siete amatori, troverete certo vasta messe di particolari sulle gazzette. La buona notizia comunque è che tutta 'sta gente non ci costa, trattandosi di cariche gratuite. A parte beninteso il direttore e i suoi direttorini.

Una ciurma di direttorini

Gli aspetti che attizzano i consiglieri-commissari sono però altri due. In primis l'abnorme durata dell'incarico del presidente, che diventa di tre anni rinnovabili per altri tre, il che significa che Bray si farà sei anni salvo complicazioni. Pare che l'abbia preteso lui. In realtà sono sempre più numerosi quelli che tifano perché resti Mario Montalcini, il quale sta facendo molto bene. Per uno strano destino, gli zuavi hanno azzeccato la scelta del presidente e del segretario generale pro-tempore: e poiché funzionano, escludo che riusciremo a tenerceli.
Ma il vero barnum va in scena sulla questione dei direttorini (o responsabili d'area, o consulenti secondo l'ultima denominazione). Come ben sapete, il direttore Lagioia ne ha arruolati quattordici, ovvero la ciurma di una nave di medio tonnellaggio. Quindi i consiglieri d'opposizione ci marciano per sapere quanto costano, e con quali criteri sono stati nominati, e che cosa faranno... Leon precisa che i compensi (presumo netti) vanno dai 5 mila ai 10 mila euro, ma due soli su quattordici prendono diecimila; per cui si può azzardare, facendo una media, una bella 100 mila come costo totale dell'equipaggio.

No, il bando no!

Il leghista Ricca ipotizza che pure i direttorini (scusate, i consulenti, si dice "consulenti") in futuro vengano scelti con un bando: ma è evidente che sta a menarla per il puro gusto di perculare Appendino e la sua mania del bando ad ogni costo. Mania che finora, per la verità, non le ha detto granché bene
Ad ogni modo. Al di là dei perculamenti d'ordinanza chiunque, persino Ricca, si rende conto che un direttore, una volta che ha accettato l'incarico, ha il diritto di scegliersi i collaboratori di cui si fida, e non se li fa imporre dalla burocrazia o dalla politica: altrimenti, se è un direttore e non un quaquaraquà, ti dice "bello, sai che c'è? Il Salone fattelo tu e vedi pure di andartene affanculo".
Certo: a me, a molti consiglieri, e a qualsiasi persona di buonsenso sembra uno sproposito ingaggiare un direttore e quattordici direttorini per fare ciò che fino all'anno scorso facevano un direttore e i dipendenti del Salone. Ma tant'è. Lagioia è l'unico ad aver avuto la bontà di accettare l'incarico più pericoloso del West: bisognerà pur dargli qualche soddisfazione. E comunque l'idea dei direttorini l'ha tirata fuori Bray.
Si auspica comunque che in futuro non si moltiplichino ancora: non abbiamo nessuna portaerei da ormeggiare.

L'ultima genialata: l'assessment

Per i tredici dipendenti del Salone intanto si preannuncia un "assessment": ciò significa fare un bando per individuare una società di consulenza che conduca un approfondito studio su ciò che fanno e potrebbero o vorrebbero fare i dipendenti, onde decidere su basi scientifiche come affidare a ognuno di essi l'incarico sbagliato. La pratica - che un tempo si risolveva con quattro chiacchiere nell'ufficio del direttore - richiederà almeno un mese. Per fortuna al Salone se ne fottono e stanno già lavorando, sennò il Salone 2017 lo facevamo nel 2018.

Commenti

  1. Spero che quella dell'assessment sia una Gabobattuta, perché se è vera bisogna farli portar via dall'ambulanza!

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  2. Io tengo le battute separate dalle notizie. Purtroppo questa è una notizia.

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