Ieri sera, quando si è saputo, una nostra comune amica mi ha mandato un Sms: "Dovresti scrivere un ricordo di Vera". Le ho risposto che non me la sentivo. Era ferito. E non mi andava di trasformare il dolore in una "notizia".
Ma adesso mi rendo conto che non sarò più in grado di scrivere neppure una riga, né sul blog né da nessun'altra parte, se prima non dico qualcosa di Vera. Perché se lo merita. Dio sa quanto se lo merita.
E allora dico due cose. Due soltanto, ma per me fondamentali.
La
prima riguarda la giornalista Vera Schiavazzi. Lo ammetto: mi faceva
paura. Nel senso che, se eravamo sullo stesso servizio, mi preoccupavo.
Capita, quando si segue una storia, di domandarsi se il cronista del giornale concorrente riuscirà a far meglio di te. Capita, ma a me capita di rado. Pecco di superbia, lo so. Ma è così. Con Vera, invece, me lo domandavo sempre, le volte (non tante, in verità) che ci succedeva di confrontarci sul campo. Sapevo
che era dannatamente brava. Quindi poteva essere più brava di me:
trovare una notizia in più, scriverla meglio. Provavo nei suoi confronti
quel tipo di rispetto - chiamatelo pure timore reverenziale - che,
onestamente, non riconosco a molti altri. E gliene ero grato: con lei c'era sempre una partita divertente da giocare. Perdere o vincere diventava secondario. Era un bel gioco. E il bel gioco è tutto, nel giornalismo come nel calcio. Altrimenti diventa un lavoro.
La
seconda cosa che devo dire di Vera riguarda l'essere umano. Non eravamo
esattamente "amici", nel senso che ci conoscevamo da sempre ma non ci
frequentavamo fuori dal lavoro. Era un rapporto tra colleghi
che si stimavano e, penso, provavano una reciproca simpatia. Ma non
eravamo "amici". Non ci è mai capitato, mi pare, neppure di cenare
insieme. Eppure, nella vita di ciascuno ci sono momenti, di
solito difficili e dolorosi, in cui puoi misurare direttamente, sulla
tua pelle, la tempra morale di qualcuno che è nella tua vita, ma non
puoi dire di conoscere a fondo. Ebbene, una volta - i particolari non
contano - mi è capitato con Vera. Ed ho avuto la prova che Vera
Schiavazzi era una persona per bene. Un persona per bene come
ce ne sono poche, purtroppo. E questo, credetemi, è quanto più più
importante e impegnativo e definitivo io posso e voglio e devo dire di Vera Schiavazzi. In vita come in morte.
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