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ME NE FREGO DEL NATALE COI FIOCCHI. UNA LETTERA DEL NEMICO DEL POPOLO

Dice: "Ah però non scrivi niente di 'sta storia del Natale coi fiocchi". 
Esatto. Finora non ho scritto niente. E contavo di proseguire serenamente così. Ma al decimo stracciapalle che mi ripete "Ah però non scrivi niente eccetera eccetera" sono costretto a precisare che non si tratta né di disattenzione, né di colpevole silenzio. Semplicemente, non me ne può fregare di meno. Però, per sventare ulteriori stracciamenti, e per ingannare piacevolmente il tempo in attesa di andarmene al Massimo per il commosso omaggio all'immenso Bud Spencer, mi risolvo a precisare il mio personalissimo punto di vista sul "Natale coi fiocchi", a beneficio di eventuali quanto improbabili interessati all'argomento. E soprattutto a definitiva chiusura dell'interlocuzione con gli stracciapalle.
Lo confesso. Sono forse l'unico torinese contento per come si profila il Natale 2016. Leggo e sento dire dappertutto che sarà uno schifo, che il bando per l'affidamento ai privati del "Natale coi fiocchi" è stato un papocchio e produrrà un flop clamoroso. E intanto, per fare buon peso, si aggiunge anche la geremiade per il CioccolaTò perduto.
Non sono abbastanza esperto in materia di puttanate natalizie per esprimere un parere informato sul "Natale coi fiocchi" che vi aspetta. Dubito che possa venirne fuori qualcosa di più kitsch, irritante e pacchiano dei "Natali coi fiocchi" passati, che mi hanno ammorbato il dicembre negli anni fassiniani. Ma figure professionali accreditate garantiscono che è possibile; e che molto probabilmente accadrà. Vedremo. Anzi, vedrete. Per me nulla cambia. 
A scanso di sgradevoli incontri, sotto Natale io eviterò, come al solito e per quanto possibile, di frequentare il centro invaso da baraccopoli di bancarelle che smerciano oggetti notevoli soltanto per la loro mesta inutilità, o che trasudano zaffate di friggitoria. Confido nel mio istinto affinato negli anni per scansare cori gospel, babbi natali malconci, piste di pattinaggio liquefatte e vigili del fuoco che anziché spegnere incendi spalancano finestrelle di calendari dell'Avvento.
Se i nuovi organizzatori della vecchia gazzarra natalizia riusciranno a far peggio del passato - è pur vero che una volta toccato il fondo si può sempre cominciare a scavare - sopporterò con la laica rassegnazione cui questa città mi ha temprato da tempo immemorabile. Sono così disgustosamente democratico da ammettere che ad altri possa piacere lo spirito del Natale da mezzo dollaro al miriagrammo, e che qualcuno possa addirittura contemplare l'insana idea di partire da lontano, persino dall'estero, per trascorrere le vacanze in una città affollata di mercatini del nulla. Se ciò porta un beneficio all'economia cittadina, come assicurano gli operatori commerciali, ben venga; sarà pur sempre meglio che sbarcare il lunario rubando le gomme o agevolando il traffico di avorio. 
Quanto al "Capodanno in piazza", dubito che si possa far peggio di due anni fa, quando l'impresa di rallegrare i torinesi surgelati fu affidata a Paolo Belli. Ma anche qui sospendo il giudizio: la scena musicale italiana e internazionale è talmente ricca di stronzate da offrire infinite opportunità a chi volesse stabilire un nuovo record di Massimo del Minimo. Confido comunque che l'amministrazione civica, fedele ai propri principii, ostracizzi i simpatici botti: noi - il sottoscritto e i cani di Torino - ringraziamo anticipatamente.
Insomma: anch'io nel mio piccolo sono un Grinch. Ma un Grinch tollerante, che non rompe i coglioni al prossimo e gradirebbe la reciprocità. Prendo atto che molti apprezzano la posticcia "atmosfera natalizia" creata da questo genere di manifestazioni. E mi dispiacerebbe se costoro fossero delusi da un "Natale coi fiocchi" 2016 peggiore di quelli precedenti; o anche equivalente, il che non sarebbe per nulla un titolo di merito.
Però il problema non mi tocca, e sarei ipocrita se fingessi uno straccio di malcontento per la vicenda del bando comunale, maldestro come ogni altro bando. Figurarsi: io a Natale, come massima partecipazione all'evento, leggo Dickens. Arrangiatevi un po' voi che ci tenete. Se potete, passate le vacanze - come pare faranno molti turisti - in un'altra città, fra le tante che hanno già sciorinato il loro armamentario di caròle e ghirlande. E se, come me, non potete o non volete muovervi, c'è sempre il buon vecchio modello "era la notte di Natale"; bottiglietta di spumantino  e tombola con i fagioli. Le belle tradizioni di una volta. Ecchepretendete? Torino non è New York, ve n'eravate dimenticati?
Quanto a CioccolaTò, lo dico fuor d'ironia: meno male che non c'è. Mi sembra meraviglioso che nel periodo del Tff, quando si presume che qualificati ospiti stranieri e italiani gironzolino per la città, piazza San Carlo non ospiti il solito accampamento circasso grondante crema gianduja. Predisposto al diabete per fattore familiare, sono grato a Chiara per avermi liberato la piazza dalle brutture, e l'anima dalle tentazioni. Le sarei ancora più grato se non avesse annunciato che, avendo saltato l'appuntamento del 2016, l'anno prossimo Torino si beccherà ben due CioccolaTò anziché uno, per una sorta di "compensazione" o legge del taglione di cui non riesco a comprendere la necessità. Ho smesso da tempo di sperare che qualcuno rispetti o faccia rispettare le restrizioni sull'uso delle piazze auliche per baracconate commerciali. Confido piuttosto nel senso del sabaudo per il bando: se tutto andrà secondo copione, riusciranno a piantare qualche casino e non se ne farà nulla.

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