Pochi minuti fa, sotto Palazzo Civico, chiacchiero con Giampiero Leo. In quella adocchio la snella figuretta dell'assessore Leon; lei tenta di scansarmi, ma io l'aggancio: "Fra', Appendino s'è vista con quello di Skira?". "Sì", butta lì, mentre svicola. Le domando che cosa si sono detti. "Era un incontro privato". Ok, ma la trasparenza? "Se sarà il caso faremo sapere". Io le comunico che a mio avviso sarebbe il caso. Lei mi conferma che non mi dirà nulla. Io obietto che se non dicono mai nulla non possono lamentarsi delle inesattezze che escono sui giornali. Francesca replica, pronta: "Basta che non scrivete". Prendo nota, le faccio notare sorridendo che diceva così anche il vecchio Giuseppe Stalin, e la saluto. "Ciao bella, ci vediamo fra un po' in Commissione". Lei ricambia il sorriso. Ma comincio a sospettare che mi consideri una piattola.
Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.
Gentile Dott. Ferraris, cortesemente può dire loro che si sveglino, cordialmente eh, mi raccomando...
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